Corriere della Sera, 14 settembre 2022
Morto Ivan Pechorin. L’uomo di Putin nell’Artico è «caduto» nel mare
È caduto da una barca nel Mar del Giappone. L’uomo chiave di Putin nell’Artico, Ivan Pechorin, è morto così, a soli 39 anni. Rispondeva direttamente al presidente: guidava l’Istituto per lo sviluppo nell’Estremo Oriente e nell’Artico, un’agenzia di cooperazione pubblico-privato per i territori più lontani da Mosca. La sua ultima comparsa pubblica è stata all’Economic Forum di Vladivostok di qualche giorno fa, a cui ha partecipato anche lo Zar.
Il suo nome si aggiunge alla lista di «morti illustri» tra oligarchi e uomini d’affari che si è allungata negli ultimi mesi. Ravil Maganov, 67 anni, già presidente di Lukoil, è caduto l’1 settembre da una finestra al sesto piano di un ospedale di Mosca. Aveva chiesto già a marzo il ritiro dall’Ucraina. Yegor Prosvirnin, giornalista fondatore di due siti che avevano criticato il regime, è precipitato a dicembre, nudo, da un palazzo della capitale. E a maggio, dalle finestre dell’ambasciata a Berlino, era caduto un diplomatico, identificato poi in un agente dell’Fsb.
Sempre a maggio, Aleksander Subbotin, già dirigente di Lukoil, è stato trovato morto nel seminterrato di uno «sciamano» che praticava «rituali di purificazione» con uso di alcol e droghe. Ad aprile, è stato trovato impiccato in Spagna Sergej Protosenya, già a capo del colosso del gas Novatek. Il miliardario Vasily Melnikov è stato trovato morto a marzo: anche lui impiccato, la moglie e i due figli uccisi a coltellate.Vladislav Avayev, già vicepresidente di Gazprombank, ad aprile; Yurij Voronov, capo di una azienda che lavora per Gazprom, «suicida» a maggio; il banchiere Dan Rapoport, ucciso davanti a casa sua a Washington ad agosto. E la lista non sembra chiusa.