Avvenire, 14 settembre 2022
Intervista a Maurizio Costanzo. Parla dei 40 anni del suo show
Per raccontare la storia infinita di Maurizio Costanzo non basterebbero tutte le pagine dell’edizione odierna di Avvenire. E oggi, è un giorno speciale, perché 40 anni fa, il 14 settembre 1982, dal Teatro Parioli in Roma si alzava il sipario sul Maurizio Costanzo Show. Il talk più longevo di Mediaset, il 2° della tv italiana, quello ideato e condotto da questo Maestro dell’etere che a 84 anni continua a scrivere per la carta stampata (nasce giornalista, a 18 anni firma il suo primo pezzo per il quotidiano Paese Sera) a progettare programmi (ha cominciato negli anni ’70 in Rai con Bontà loro, antesignano del Maurizio Costanzo Show) e magari sotto la doccia fischietta un brano senza tempo come Se telefonando che scrisse con Ghigo De Chiara, musicato dal grande Ennio Morricone e portato al successo dall’ugola d’oro di Mina. Insomma, come si fa a sintetizzare tutti i talenti che raccoglie quest’uomo sempre in giacca scura e dalla camicia con i baffi, rigorosamente senza cravatta? L’amico fraterno e sodale radiotelevisivo di Costanzo, il troppo poco ricordato Enrico Vaime, la sua autobiografia la intitolò Quando la rucola non c’era (Aliberti). E rimanendo nel mondo vegetale, in quella di Co-stanzo ci sono le rose nel titolo del libro che raccoglie il meglio del suo pensiero e delle sue opere, ma c’è anche il tritolo ( Le rose e il tritolo, Mondadori) di chi ha provato ad attentare alla vita del telegiornalista che fin dall’inizio del Maurizio Costanzo Show ha denunciato le mafie e le ingiustizie nazionali.
Infatti, il suo talk (che ripartirà a ottobre su Canale 5) nasce tre giorni dopo l’omicidio del Generale Dalla Chiesa. Costanzo, si ricorda di quella vigilia così drammatica di 40 anni fa?
Sì, ricordo l’ansia per fare un programma nuovo, non potevo immaginare che durasse quarant’anni, quindi avevo un’ansia da programma da 5-6 puntate.
Restando allo scempio di “Cosa Nostra”, la puntata con il giudice Giovanni Falcone rimane un pezzo di servizio pubblico su una rete privata: quante volte ha avuto la percezione di fare un lavoro del genere pur non lavorando, ai tempi, in Rai?
Io faccio il mestiere di giornalista, che poi lavoro per la Rai o lavoro per Mediaset è uguale, la mia coscienza è quella di fare quel lavoro. Se sto a Mediaset faccio fortuna a Mediaset, se sto in Rai faccio fortuna in Rai.
Una maratona a reti unificate, Samarcanda e Maurizio Costanzo Showper ricordare Libero Grassi, ucciso dalla mafia quell’agosto del 1991, pensa che oggi sarebbe possibile in una tv così paludata di talk in fotocopia?
Sarebbe possibile se ci fosse ancora Santoro come c’era allora e l’abbiamo fatto insieme, lui con la Rai e io con Mediaset la puntata su Libero Grassi.
Quarant’anni di Maurizio Costanzo Show con 50mila ospiti e altrettante interviste. Qual è stato il momento più alto, anche a livello personale, e quello che invece cancellerebbe con un colpo di moviola.
Non cambierei nulla perché come gli articoli, uno oggi viene bene domani viene meno bene, così una puntata viene bene e un’altra meno bene, no, non cambierei niente.
Il “talent scout” Costanzo,
di quali personaggi scoperti va ancora fiero?
Direi che sono lieto di Enzo Iacchetti, sono lieto di Dario Vergassola, sono lieto di Giobbe Covatta, mi vengono questi alla mente, poi chissà quanti altri... Voglio nominare ancora Valerio Mastandrea e Ricky Memphis, però comunque tutti dai, va bene così.
Vittorio Sgarbi non doveva più mettere piede al Parioli dopo le prime uscite “funeste”, poi però, si dice che i dati di ascolto la indussero a richiamarlo...
La verità, non furono i dati d’ascolto ma i dati d’intelligenza di Sgarbi a farlo richiamare e lo richiamerò appena ci sarà occasione.
Il Maurizio Costanzo Show dicevamo che ha valorizzato tantissimi personaggi, ma ha forse sulla coscienza qualche “Telemostro” e scatenato qualche telerissa di troppo, compresa la più recente Giampiero Mughini vs Sgarbi. Con che occhi guarda guarda a queste fenomenologie, peraltro ormai diffuse in tv?
Ma quella di Sgarbi e Mughini è stata un’intemperanza, non so di chi dei due, forse di Mughini, non lo so. Mi dispiace vorrei farli tornare in trasmissione magari separatamente. Fra le persone che sono lieto di aver fatto conoscere c’è stato Stefano Zecchi.
Il sogno di intervistare papa Francesco rimane anche per il 40° del Maurizio Costanzo Show?
Sognavo di intervistare papa Giovanni Paolo II, poi papa Francesco, lo continuo a dire ma il sogno non si avvera...
Quanto ha trasmesso del suo lavoro a Maria De Filippi e che cosa ha appreso dai programmi di successo di sua moglie?
La televisione non si insegna, si guarda, quindi come io guardo i programmi di Maria, Maria ha guardato e guarda i miei.
Progetti futuri che la riguardano? Ma soprattutto è possibile fare ancora una tv colta e intelligente come quella scritta e pensata dai suoi cari amici Vaime, Marcello Marchesi e Flaiano?
Sì, certo che è possibile soltanto che Vaime, Marchesi e Flaiano sono morti, e non vedo grandi Vaime, Marchesi e Flaiano in giro. Continuiamo a fare quello che ci è consentito di fare e quello che la nostra professionalità ci consente di fare. Già è tanto.