ItaliaOggi, 14 settembre 2022
Il miglior birraio al mondo è uno svizzero
Che umiliazione per i tedeschi anzi, peggio, per i bavaresi, che da sempre vengono rappresentati in lederhosen, i calzoncini di cuoio, e un boccale di birra in pugno. Al campionato del mondo dei Biersommelier, i degustatori esperti di birra, sono stati sconfitti in casa domenica, a pochi giorni dall’apertura dell’Oktoberfest, la festa della birra. E, al peggio non c’è fine, ha vinto lo svizzero Giuliano Genoni, per la prima volta vince un campione della Svizzera, la piccola vicina che la Germania guarda dall’alto. Che ne capiscono gli elvetici di birra, non producono specialità rinomate? Naturalmente è un pregiudizio senza fondamento.
Confesso che ignoravo esistessero sommelier della birra, come per il vino, e perfino per l’acqua minerale. Ma è giusto, l’acqua non si adatta a tutto. Ogni fonte ha il suo gusto. Un ristorante con una carta di vini pregiati a volte si limita a offrire un paio di acque minerali, gasata e liscia.
Anche la bier va scelta con cura. Gli italiani amano quella scura, pesante e calorica come una doppia razione di spaghetti, e sbagliano. Andrebbe assaporata fuori pasto, come fanno gli inglesi. Io preferisco la ceca Urquell, amara, quella amata dal soldato Schwejk, il protagonista del romanzo di Jaroslav Hasek, l’eroe nazionale pacifista e disfattista, e di Kafka. Ma non sono un esperto, e fatico a convincere gli amici italiani che vengono a Berlino a non spazientirsi se la birra tarda ad arrivare, va spillata con cura e lentamente, se no il bicchiere si riempie di spuma. E non dovrebbe essere gelata.
A Monaco hanno partecipato 82 campioni di 18 nazioni, i migliori dei settemila sommelier riconosciuti ufficialmente al mondo. Lo sfidante locale Bastian Leikeim, 38 anni, era sicuro di vincere, dopo la delusione di Rimini nel 2019, era giunto al dodicesimo posto. Appartiene alla quinta generazione di una famiglia di birrai, già da bambino il padre gli faceva gustare qualche sorso di birra, oggi è titolare della Altenburger Brauerei, una delle storiche fabbriche di birra bavaresi. Ma non è bastato.
Il campionato si è svolto con quattro prove. All’inizio, ogni partecipante si trova innanzi sul tavolo dieci bicchieri, e deve riconoscere le diverse qualità, chiara, pils e così via. Non è facile orientarsi tra le decine di birre, e per i tedeschi quelle francesi o belghe non sono neanche birre perché distillate dal riso e troppo alcoliche.
La seconda prova è un test con decine di domande per saggiare le conoscenze scientifiche e storiche. La terza è la più ardua e la meno gustosa: al concorrente viene offerto un bicchiere, ma alla birra è stato aggiunto un elemento estraneo, dal sapore disgustoso, e si deve identificarlo, o spiegare perché la birra si è rovinata. L’ostacolo più difficile da superare per giungere in finale. Per l’ultima prova viene estratta a sorte una bottiglia per ogni finalista. In cinque minuti, cronometrati dalla giuria, con traduzione simultanea in inglese, bisogna spiegare la qualità, lodarla, e stimolare gli spettatori a bere un sorso. Se va bene, il partecipante può infine stappare la bottiglia e berla sul palcoscenico. Ma le parole non bastano, viene giudicato ogni gesto, da come si prende la bottiglia in mano alla mimica.
Nel 2015, in Brasile, l’italiano Simonmattia Riva, di Bergamo, vinse proprio grazie all’ultima prova, che strappò una standing ovation al pubblico. A Rimini, nel 2019, vinse l’unica donna, la tedesca Elisa Raus, 31 anni, che infranse una roccaforte saldamente in mano ai maschi. Ci furono commenti maligni degli sconfitti: aveva vinto perché era bionda e bella, ancora un pregiudizio.
Il campionato del mondo si disputa ogni due anni dal 2009, l’ultima edizione ha subito un ritardo a causa del Covid. La prima edizione in Germania fu vinta dall’austriaco Karl Schiffner, per quattro volte hanno vinto i tedeschi, un dominio interrotto solo dal bergamasco Riva.