ItaliaOggi, 14 settembre 2022
Caro estinto, morire costa di più
Non è un buon momento per morire. Il caro bollette influisce anche sul comparto funerario, con le bollette dell’elettricità che sono aumentate del 500%. Federcofit, la Federazione del comparto funerario italiano, ha sottolineato come l’incremento del costo dell’energia «si riverserà inevitabilmente sul settore dei servizi funebri e inciderà nell’imponente crescita del numero delle cremazioni in tutta Italia».
Da anni il ricorso alla cremazione è in crescita esponenziale: in Italia, nel 2021, sono state effettuate in totale oltre 290 mila cremazioni, in aumento rispetto alle 277 mila del 2020. Numeri che la posizionano al quarto posto in Europa dopo la Gran Bretagna, la Germania e la Francia.
«Ma i clamorosi aumenti delle bollette condizioneranno i prezzi delle cremazioni a carico delle famiglie dolenti, mentre, in caso di un ritorno ai metodi di sepoltura tradizionali, si corre il rischio che molti cimiteri non siano preparati ad assorbire le richieste di loculi e tombe», ha spiegato il presidente di Federcofit, Cristian Vergani.
La federazione ha richiesto un intervento dello Stato a favore delle famiglie che «vanno sostenute senza colpo ferire» e delle imprese del settore che potrebbero subire un «pericoloso contraccolpo economico a causa dell’aumento dei costi delle materie prime». Federcofit chiede la definizione di processi formativi e di nuove figure professionali, che in tutte le regioni «devono essere le stesse, certificate dalla stessa formazione e assunte con lo stesso contratto collettivo».
«In commissione alla Camera era in discussione un progetto di legge-quadro nazionale, due anni di lavoro finiti nel nulla», ha proseguito Vergani, che chiede «un’assunzione definitiva di responsabilità da parte della politica, perché occorrono definizioni univoche, pari condizioni operative, chiarezza nei rapporti imprese-istituzioni, piani per i cimiteri e i crematori, tutela della categoria dallo strapotere della finanza internazionale che si appresta a condizionare il mercato italiano».
Giacomo Rossi è il legale rappresentante di Silve, la società che gestisce i servizi di cremazione dei forni crematori di Firenze, Siena e Viterbo. «I nostri prezzi sono bloccati sino al 28 febbraio 2023, quando, secondo i dati Istat, subiranno una variazione e che ovviamente terrà conto dell’inflazione», ha detto a Firenze Today. «Al momento, quindi, ci stiamo sobbarcando completamente l’onere delle spese. L’aumento delle bollette rispetto all’anno scorso è del 500%, 6 volte l’importo del 2021. «Speriamo che le tariffe del 2023 tengano conto della situazione. La nostra unica speranza è che la concessione ci venga rinnovata tra 32 anni, perché le cifre che stanno pagando le aziende del settore non rientreranno prima di 30 anni»