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 2022  settembre 13 Martedì calendario

FIN DOVE PUÒ SPINGERSI LA CONTROFFENSIVA UCRAINA? – CON I RUSSI IN RITIRATA I GENERALI DI KIEV SONO PREOCCUPATI PER L'ALLUNGAMENTO DELLE LINEE E PER LA DIFFICOLTA' DI INVIARE RIFORNIMENTI – PUTIN PER IL MOMENTO HA BLOCCATO L'INVIO DI TRUPPE MA POTREBBE IMPORRE LA MOBILITAZIONE GENERALE DEI RISERVISTI, E PASSARE COSÌ DALLO SCENARIO “OPERAZIONE SPECIALE” A QUELLO PIÙ ESPLICITO DI “GUERRA” – C'È INFINE IL RISCHIO DEL PRECIPIZIO NUCLEARE… -

(ANSA) - L'esercito ucraino ha lanciato nelle ultime 24 ore nove attacchi contro le forze russe e queste ultime ne hanno lanciati 38: lo ha reso noto questa mattina nel suo aggiornamento quotidiano lo Stato Maggiore delle Forze Armate dell'Ucraina, secondo quanto riporta Ukrinform. In particolare, i russi hanno lanciato due attacchi missilistici, 25 attacchi aerei e 11 attacchi con sistemi di razzi a lancio multiplo (MLRS) contro obiettivi militari e civili nel territorio ucraino.

2 - IL BIVIO UCRAINO, LE MOSSE DI MOSCA: COSA PUÒ ACCADERE ORA? Andrea Marinelli e Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”

Dopo la spallata dell'Ucraina ci si chiede quali potranno essere le mosse future. Fin dove può spingersi l'offensiva? I generali di Kiev, in servizio e a riposo, non nascondono le preoccupazioni sull'allungamento eccessivo delle loro linee.

La ritirata del nemico ha aperto spazi che la resistenza ha riempito e continua a riempire in queste ore per riprendere più territorio possibile. Potrebbe essere un «momento doloroso», osservano, tuttavia sarà importante decidere quando fermarsi. Per garantire rifornimenti, dare respiro alle truppe, parare un eventuale ritorno degli avversari. La pensano allo stesso modo gli Stati Uniti. Come può rispondere Mosca? Ha diversi obiettivi. Contenere, ove possibile, la progressione dell'avversario e rendere insicura la vittoria di Zelensky.

Schierare rinforzi che possano invertire la spinta e logorare gli ucraini: quanto è avvenuto in questi giorni è la prova di come nulla sia definitivo, le perdite si fanno sentire. Lanciare colpi a effetto che aiutino almeno a livello di propaganda interna, azioni per bilanciare le critiche crescenti da parte dei commentatori moscoviti. Gli analisti occidentali continuano ad essere scettici sulla «rigenerazione» dei Battaglioni.

Ma lo sono anche i blogger militari russi diventati le voci alternative rispetto alle assicurazioni ufficiali. Uno di loro ha osservato: possiamo decretare la mobilitazione, troviamo gli uomini ma non abbiamo mezzi tecnici all'altezza della sfida. Michel Goya, ex ufficiale francese, esperto molto seguito, aggiunge: «Più volte è stata evocata l'idea di un esercito come un insieme di competenze, che aumenta o decresce a seconda delle risorse a disposizione e dalla capacità di apprendere. È evidente che l'abilità di Mosca è in declino costante fin dall'inizio dell'invasione».

Sullo sfondo resta la minaccia. Il Cremlino ha tutto l'interesse ad agitare lo spettro di reazioni eccezionali, per influenzare le opinioni pubbliche europee. Cosa accade nel Sud? L'assalto sul fronte meridionale di Kherson è stato avvolto dalla nebbia di guerra. Gli ucraini hanno guadagnato posizioni ma avrebbero incontrato difficoltà davanti a postazioni ben strutturate nella seconda linea. Altre informazioni, invece, forniscono un quadro che si sta deteriorando per gli occupanti. Siamo in uno scacchiere dal valore politico altissimo per entrambi i contendenti.

Infatti lo stato maggiore di Putin ha spostato unità a Sud sguarnendo quello di Kharkiv e agevolando la manovra di Kiev. È ancora Goya a offrire dei numeri interessanti. Kiev avrebbe impiegato tra Kharkiv e Kiev 10-15 brigate meccanizzate, di cui 5 protagoniste dello sfondamento. Sarebbero unità più leggere rispetto al solito, formate per garantire velocità di esecuzione. I russi non hanno colto i preparativi.

3 - CHI STA VINCENDO ? SFIDUCIA E TIMORI "PUTIN HA SOSPESO L'INVIO DI TRUPPE" Francesca Sforza per “La Stampa”

Il sistema di Putin scricchiola dalle fondamenta, e il problema è capire dove finiranno tutti i pezzi nel caso in cui vada giù in modo ineluttabile, e chi ne sarà maggiormente colpito. Al momento il fronte più esposto è quello sul terreno, dove lo sbando delle forze russe mostra la fragilità di un'organizzazione militare caratterizzata da penuria, corruzione (spesso alla radice della penuria) e da un sistema di comunicazioni interne completamente saltato.

Del resto, quando si affronta una campagna militare sulla base di informazioni raccolte per compiacere il comandante in capo, la catena di errori possibili è difficile da spezzare: chi si assumerà infatti il compito di individuare l'anello debole, mettendo in pericolo innanzitutto la propria incolumità e rischiando oltretutto di non trovare alcun sostegno?

A questo si aggiunge un'oggettiva debolezza sul campo, figlia non soltanto della cieca sudditanza dei generali al Cremlino, ma anche di un sistema di forniture arrivate all'Ucraina dagli Stati Uniti che hanno cambiato, da giugno, il corso della guerra. La decisione di Biden di inviare a Kiev sistemi missilistici di artiglieria ad alta mobilità ha infatti permesso agli ucraini di prendere di mira i depositi di munizioni e i posti di comando russi, così come i missili anti-radar ad alta velocità hanno potuto colpire i radar di difesa aerea russi, i droni e gli aerei equipaggiati sono stati più liberi di dare manforte all'offensiva di terra, e l'aviazione russa veniva messa sotto scacco dai cannoni antiaerei Ghepard forniti dai tedeschi.

Il sostegno occidentale non sarebbe stato così efficace se la leadership ucraina non fosse stata così determinata e unita (anche gli afghani furono dotati di mezzi altrettanto potenti, ma il loro governo era troppo corrotto e impopolare per usarli nel modo giusto) e tuttavia questo aspetto dà alla propaganda russa un argomento forte per sostenere che la guerra non è più contro l'Ucraina ma contro tutto l'Occidente.

Può essere sufficiente per indurre Putin a imporre la mobilitazione generale dei riservisti, e passare così dallo scenario «operazione speciale» a quello più esplicito di «guerra»? Al momento non ci sono molti elementi a favore di questa ipotesi, non solo per i rischi connessi a un crollo dei consensi fra la popolazione - già in corso per la verità, in conseguenza degli effetti delle sanzioni - ma anche per la linea comunicativa adottata dal Cremlino, che di fronte alla controffensiva ucraina ha parlato di ritirata «ordinata e composta» e di «ridislocazione» delle truppe da Balakliya e Izyum «per accrescere gli sforzi in direzione di Donetsk».

Allo stesso tempo, si segnala ieri la proposta di un gruppo di deputati della Duma di «rendere possibile la mobilitazione ai cittadini con tre o più figli a carico, se ne hanno voglia». Gli autori dell'iniziativa hanno sostenuto che oggi questa categoria di cittadini non può essere chiamata al servizio militare, a prescindere dalla sua volontà, e che per questo si vuole offrire loro questa possibilità «visto che molti vorrebbero farlo».



Che sia un modo per sondare l'umore della popolazione in attesa di mosse successive? C'è infine il rischio del precipizio nucleare, non sollevato nei comunicati ufficiali del Cremlino in questi giorni, ma percepito da chiunque abbia seguito l'andamento della guerra: una Russia con le spalle al muro e con una leadership isolata nelle sue ossessioni di potenza non potrebbe decidersi a innalzare il livello dello scontro esponendo tutti a rischi incalcolabili?

Il presidente francese Macron è l'unico ad aver agito in linea con quest' allarme - e con le convinzioni da lui stesso espresse nel recente passato al proposito - e ad aver cercato un contatto nei giorni scorsi con Putin per riaprire i canali di comunicazione, ma il suo gesto non è riuscito a mobilitare altri leader - ciascuno in questo momento preso dalla gestione di situazioni interne. La conseguenza è un evidente esiliarsi della diplomazia europea dalla scena negoziale.

A farsi avanti potrebbe essere, di nuovo, il presidente turco Erdogan, con la scusa di discutere la situazione del grano ucraino bloccato nei porti del Mar Nero, ma all'annuncio di un colloquio fra i due, tre giorni fa, non è seguito alcun appuntamento ufficiale. Resta la Cina: nei prossimi giorni il presidente Xi Jinping ha in programma un viaggio in Asia Centrale e una serie di incontri con i leader di Kazakhstan e Uzbekistan. Incontrerà il presidente Putin al Summit di Shanghai il 15 e 16 settembre a Samarcanda.

Ma da Pechino non risulta in agenda alcun incontro ufficiale con il presidente russo. Se neanche la Cina è disposta a sostenere apertamente la Russia in questa fase, l'isolamento di Mosca è destinato ad aumentare. Con esiti al momento non prevedibili.