La Stampa, 13 settembre 2022
Netturbini con la laurea
Tutti in coda per un posto da spazzino. La Napoli in perenne ricerca di lavoro ieri si è ritrovata dinanzi all’ingresso della Mostra d’Oltremare per provare a vincere il concorso e lavorare come operatore ecologico nell’"Asia”, la più grande azienda di servizi di igiene ambientale del Sud. Cinquecento i posti a disposizione, 26.114 i candidati; non è un record ma ci manca poco. Oltre mille partecipanti – per l’esattezza 1.232 – hanno una laurea, 10.445 un diploma di scuola media superiore, il resto, dunque la maggior parte, possiede la sola licenza media.
Nel lungo percorso transennato c’è di tutto, dal giovanotto in bermuda e maglietta volutamente sgualcita alla signora con un attillato vestito leopardato, dagli over 35 accompagnati da mammà alle donne in stato di gravidanza, sino ai non pochi signori con i capelli grigi o persino bianchi. I candidati che superano i 50 anni sfiorano quota tremila.
Sono tutti in attesa di entrare, hanno una busta gialla con gli effetti personali (borse e zaini sono stati trattenuti come da prassi) e appaiono piuttosto tesi. Il pensiero è rivolto ai cinquanta quesiti a risposta multipla, e al fatto che ci sono cinquanta minuti per rispondere ad almeno trenta quiz sorteggiati fra oltre cinquemila domande di cultura generale, nozioni di igiene ambientale, gestione rifiuti e altro.
Il tema delle risposte si riverbera anche dall’altra parte delle transenne, lì dove sta uscendo chi ha già fatto l’esame. «Io proprio non ho capito il criterio, tante domande per andare a scopare le strade?», dice Luisa. Che poi aggiunge ironica: «Se non so chi ha vinto il festival di Sanremo o non ho visto i film sui pirati non sono idonea al lavoro di spazzino?». Il riferimento è a due quiz che chiedono l’anno in cui i Maneskin hanno vinto la celebre gara canora e il nome del capitano della saga dei Pirati dei Caraibi, una polemica già riecheggiata.
Tra chi aspetta di entrare, invece, c’è Daniele Aterrano, neolaureato in lingua cinese, uno dei pochi disposti a parlare: «Sì, lo so, con il mio titolo di studio le aspettative sarebbero diverse, che dire?, la situazione la conosciamo tutti. Io provo a fare tutte le cose che posso fare, poi vediamo. Tanti amici mi dicono “sali” (al Nord, ndr), però trasferirsi non è una cosa così semplice, e lo stesso vale per la Cina, dove per giunta hanno ancora problemi con il Covid». Ha qualche desiderio nel cassetto? «Vorrei usare la mia laurea e lavorare con le aziende». Sorride al taccuino della Stampa anche Angela, che sembra una ragazzina ma ha trentotto anni e la fede al dito. «Ho una laurea in Scienze sociali ma sono ancora una precaria. Che dovevo fare? Ho una famiglia, i tempi sono quelli che sono, il lavoro è lavoro. Se mi pigliano sarò una netturbina con la laurea».
Dalla fila, gli sguardi non sembrano essere proprio benevoli, già nei giorni scorsi si erano accese delle spiacevoli discussioni sul web. Una sorta di piccola guerra dei poveri: «… tu solo questo concorso puoi fare, lui (il laureato, ndr) può farne un altro domani (…) chi ha la terza media invece cosa dovrà fare una volta che finirà il concorso per Asia?», si legge in uno dei “post” apparsi sulla chat del concorsone. Fortunatamente la querelle, anche per merito del sole cocente, non attecchisce nello slargo che introduce alla Mostra, gigantesca sede fieristica che negli anni Trenta – insieme all’Eur di Roma – celebrò i fasti dell’"impero” fascista. Ieri i gerarchi che credevano di conquistare il mondo, oggi le folle dei disoccupati disposti a ramazzare le strade.
«Da piccolo venivo a vedere la Fiera», ci confida un altro aspirante netturbino dopo averci visto fotografare le imponenti architetture del Ventennio, e che tuttavia, benché non sia più giovane, non può aver assistito a quelle adunate. «No, no, mi riferivo alla Fiera della Casa – chiarisce ridendo –, era un appuntamento imperdibile. Allora pensavo che da grande mi sarei comprato una di quelle case bellissime e invece mo’ sto qua per provare a fare il monnezzaro, alla mia metà…». Le confidenze seguono l’umore e s’interrompono bruscamente con un drastico «niente fotografie per favore».
Chi invece non ha problemi a farsi riprendere e a dire il suo nome è un laureando dell’Orientale (in francese e in spagnolo). Enzo Brian Baldi è un bel ragazzo dalle idee chiare: «Ovviamente fare lo scopatore non è il mio sogno – sorride con garbata ironia – ma questa era una cosa che andava fatta, non è che si può stare con le mani in mano. Poi si vedrà». A Napoli? «No, no, l’obiettivo è andar via. Appena potrò seguirò l’esempio dei miei fratelli». E torna, dunque, il vecchio messaggio: lavorare è fondamentale, ma lavorare da un’altra parte è meglio. Un mantra che da almeno un secolo a questa parte ha riempito il mondo di meridionali operosi e intraprendenti.