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 2022  settembre 13 Martedì calendario

Gli italiani scoprono il testamento solidale

Ci sono tanti modi per essere solidali. Si può praticare la gentilezza nella quotidianità, dedicarsi al volontariato o fare una donazione. E quando non ci saremo più? Quali tracce vogliamo lasciare? Quale forma vogliamo dare al nostro ricordo?
Oggi è la Giornata internazionale del lascito solidale, un atto di generosa consapevolezza che guarda oltre, a tempi e luoghi difficili da pensare. In Italia quasi 800.000 over 50 hanno predisposto un lascito solidale. Se si si aggiunge chi è disponibile a farlo certamente o probabilmente, si raggiunge un potenziale bacino di quasi 7 milioni di persone.
Per nove cittadini su dieci il futuro è un pensiero fisso o frequente. Sette su dieci provano un senso di incertezza e impotenza verso il domani. Abbiamo paure nuove e la pandemia ci ha incupiti: oggi il 45% di noi si aspetta un peggioramento delle sorti del Paese a fronte di un 27% nel 2020. I dati emergono dall’“Indagine sugli orientamenti degli italiani verso le donazioni e il testamento solidale” condotta da Walden Lab e promossa dal Comitato testamento solidale di cui fanno parte 26 organizzazioni no profit.
Il timore verso il futuro amplifica l’importanza del presente e la dimensione privata del vivere. Questa società smarrita e ansiosa tuttavia non si rimpicciolisce nell’individualismo. Si registra infatti un aumento di sensibilità alle altrui sofferenze, di preoccupazione per il destino comune e di disponibilità all’impegno personale.
Secondo l’indagine, presentata stamane a Roma, siamo più generosi: nel 2022 il 38% degli italiani dichiara di aver fatto almeno una donazione, dieci punti in più rispetto a ciascuno dei due anni precedenti, con un importo medio pari a 118 euro contro i 90 del 2021 e i 77 del 2020. E forse stiamo imparando la responsabilità verso un futuro senza di noi.
In un Paese restio al testamento (lo fa il 14%, tra le percentuali più basse d’Europa), quasi otto su dieci over 50 conoscono il lascito solidale. Questo si traduce in una maggior propensione a utilizzarlo concretamente. «Nel 2022 la percentuale di chi lo ha fatto o intende farlo sale al 26%, quattro punti in più rispetto al 2021 e sei punti in più rispetto al 2020», dice Paolo Anselmi, fondatore e presidente di Walden Lab e docente di marketing sociale all’università Cattolica di Milano. «Molti pensano che il lascito solidale sia prerogativa di chi non ha figli e di chi ha molti soldi», prosegue. «Non è necessario avere grandi disponibilità economiche: ognuno contribuisce secondo le proprie disponibilità», rassicura Anselmi, convinto che il timore di sottrarre risorse agli eredi possa essere aggirato condividendo le scelte familiari.
«Nonostante la resistenza culturale, con la prospettiva della fine bisogna fare i conti». Anselmi suggerisce di spostare lo sguardo alla possibilità, con una donazione, «di dare continuità a valori e visioni in cui si crede. Perché la fine è un evento tanto più drammatico quanto più è vissuto da un punto di vista individualistico». Il candidato migliore al lascito solidale ha tra i 50 e i 60 anni, fa già volontariato o frequenta riti religiosi e non è nuovo alle donazioni, pensa spesso al futuro del Paese e del pianeta, ha un approccio alla vita costruttivo e non rassegnato, ripone fiducia nel terzo settore per la costruzione di una società migliore. Chi sceglie, andandosene, di donare è più ottimista della media e, forse, anche più felice.
Per lasciare tracce solidali dopo di sé, le informazioni sono sul sito testamentosolidale.org dove è possibile scaricare la guida ai lasciti.