Corriere della Sera, 12 settembre 2022
Le lettere di Puccini alle amanti
Ci sono luoghi dove l’amore scatta a prima vista. E la vista dalla vecchia torre affacciata sul lago di Massaciuccoli era imperdibile. Andando a caccia di folaghe, Giacomo Puccini la vide e se ne innamorò. Prima riuscì a farsi dare in affitto un paio di stanze per le vacanze con la moglie Elvira e il figlio Antonio, e poi a comperarla. Perché lì e solo lì voleva lì vivere. Demolita la torre, nel 1898 progettò la villa liberty fornita delle tecnologie più avanzate, dal telefono alla luce elettrica, ai caloriferi di ghisa. La casa perfetta, dove comporre i suoi capolavori, dove rifugiarsi da vivo e da morto, visto che lì riposano le spoglie sue, della moglie, del figlio e dell’ultima nipote, Simonetta Puccini scomparsa nel 2017.
Museo e mausoleo, Villa Puccini nasconde ancora molti misteri. Dagli archivi, in gran parte inaccessibili finché Simonetta, gelosa custode, era in vita, stanno ora uscendo preziose carte segrete: lettere intime indirizzate alla moglie e alle amanti, biglietti vergati con mano insicura dal maestro sul letto di morte, ormai senza voce dopo l’operazione alla gola.
«Puccini teneva una fitta corrispondenza, le lettere conservate sono oltre diecimila – racconta Claudio Toscani, direttore del Comitato Scientifico della Fondazione Simonetta Puccini —. Quelle private, le più censurate, ora tornano alla luce. Tra le prime a venir trascritte e catalogate quelle con la moglie Elvira e quelle dell’amante Josephine von Stängel». «Elvirina mia… Quanto mi è costato lasciarti!» scriveva Giacomo nel 1885. «Avrei dato tutto il mio sangue per poterti dar tanti baci sulla tua bocchina bella». Appassionata la risposta: «Angelo mio giro per la casa chiamandoti, bacio il tuo ritratto e mi vengono le lacrime agli occhi».
E ancora: «Per un tuo bacio sarei capace di qualunque sacrificio. Giacomo mio, ti amo con tutte le forze, di più non potrei…». Sei anni dopo, 1991, Elvira usa infatti ben altri toni: «Mai mi sarei aspettata di essere trattata da te come lo sono stata… Ma tu non mi ami più, e io ti annoio con le mie polemiche». E ancora: «Ho nell’idea che tu mi abbia fatto qualche cornetto, eri tanto caldo pochi giorni fa, adesso sei troppo calmo per non esserti sfogato...».
I cornetti di Giacomo erano certo più di qualcuno. Bell’uomo, famoso e potente, Puccini faceva strage di cuori e definiva se stesso: «Cacciatore di uccelli selvatici, libretti operistici e donne attraenti».
Meglio se cantanti o donne dell’alta società. Come Sybil Seligman, moglie di un banchiere inglese, cantante per hobby, travolta da subitanea passione per il baffuto seduttore. Come Rose Ader, bella soprano tedesca, o Josephine von Stängel, maritata a un barone, portata da Giacomo sul suo yacht Cio Cio San, comprato con i proventi della Butterfly. Anche lei pazza d’amore, gli scrive: «Penso con enorme desiderio a te, al tuo dolce amore, agli occhi tuoi e le tue care labbra».
«Giacomo aveva 60 anni, Josi 35, voleva a tutti i costi vivere con lui, pronta al divorzio, allo scandalo. Inedite, le sue lettere, una sessantina, usciranno in vista delle celebrazioni del 2024, centenario della morte del compositore. Ma la prima tranche a venir pubblicata, sarà la corrispondenza con il fratello Michele, scavezzacollo, fuggito in Argentina. Una sorta di alter ego, meno geniale e molto meno fortunato».