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 2022  marzo 27 Domenica calendario

Intervista a Michel Eltchaninoff - su "Lenin ha camminato sulla Luna" (e/o)

Cinico e mistico, evangelico a parole, ma brutale fino alla ferocia nei fatti. Vladimir Putin è ora prigioniero della sua stessa narrazione ideologica. Colpa dei governanti europei non averlo preso sul serio, aver creduto che pensasse come loro, che fosse un leader pragmatico che alla fine non avrebbe preso decisioni come la guerra in Ucraina che vanno contro l’interesse del suo paese. E invece non è così. C’è un dettaglio che rivela molto della sua personalità. Vladimir Vladimirovic Putin è un ardente ammiratore di Konstantin Tsiolkovskij (1857-1935), filosofo e inventore, ritenuto il padre delle conquiste spaziali sovietiche. A lui ha dedicato nel 2007 la città della Siberia profonda dove si sta segretamente costruendo la base spaziale che sostituirà la storica Baikonur. A lui si è riferito più volte in discorsi ufficiali facendo della conquista dello spazio la metafora più visionaria dello spirito russo, proiettato verso il bene comune dell’umanità, idealista e generoso contrapposto allo spirito americano, calcolatore ed egoista.

Il filosofo francese (di origini russe) Michel Eltchaninoff parte di qui per raccontare nel suo ultimo libro appena uscito in Francia (Lénine a marché sur la lune, Lenin ha camminato sulla luna, editore Actes Sud) la storia di un movimento detto “cosmismo” che nella storia del pensiero russo va di coppia con il “transumanismo” nel formare un vento spirituale che nasce nell’Ottocento e unisce mistica e biologia, fino a credere alla manipolazione dei fenomeni atmosferici e dell’esistenza umana, sopprimere la morte e creare la vita. La mummia di Vladimir Ilic Lenin nel mausoleo della Piazza Rossa non aspetta altro che di tornare tra noi... I sovietici, integrando cosmismo e transumanismo, si ritenevano “Costruttori di Dio”.

Tutto questo sembrerà folle e incomprensibile per il nostro spirito cartesiano, ma c’è, è una cifra nazionale che i russi hanno sparso anche nella Silicon Valley, Elon Musk e Serghei Brin (fondatore di Google) sono anche loro insospettabili ammiratori di Tsiolkovskij. Come Putin, del quale Eltchaninoff ha studiato il cervello: se i governanti europei avessero letto con attenzione il suo libro Dans la tête de Poutine del 2014 (a maggio in Italia per e/o), avrebbero capito con chi avevano a che fare.


Michel, facciamo un po’ fatica ad associare l’uomo che ha ordinato i bombardamenti delle città ucraine a un movimento spirituale come il cosmismo. Com’è possibile?

«Il cosmismo è una delle forme del messianismo russo, radicata nell’idea che la Russia può salvare il mondo. Putin l’ha detto affermando che la Russia può permettere all’Europa di riconciliarsi con le sue radici cristiane. In questa guerra in Ucraina c’è una dimensione civilizzatrice, Putin la presenta come uno scontro quasi metafisico tra l’Occidente materialista che ha contagiato l’Ucraina e la Russia portatrice di valori religiosi, la guerra come ricerca spirituale e morale».

Che spiritualità c’è nel colpire ospedali, scuole, teatri, periferie residenziali, mettere in fuga dalle loro case milioni di persone?

«Certo, lo scarto è enorme tra la realtà militare brutale, ogni giorno più atroce, e il mito della liberazione dell’Ucraina dai suoi dirigenti ritenuti neonazisti. Ma la narrazione ha sostituito la realtà con una fiction nazionale di spirito messianico. Vista dall’esterno è scioccante, ma l’obbiettivo di Putin è convincere i russi che sta combattendo una guerra moralizzatrice. E una parte di loro si lascia convincere».

Pensa che lui creda davvero a quello che dice? Non si tratta più di un discorso, ma di fuoco e fiamme, di migliaia di morti e milioni di rifugiati.

«Nei suoi discorsi accumula elementi ripetitivi e cioè l’ostilità permanente dell’Occidente: è come un film in cui la Russia è stata umiliata. Lo dice dal 2000. Gli serve per mobilitare il suo popolo e sedurre i delusi dalla democrazia liberale. È difficile capire se creda o no in quello che dice, è come se fosse entrato lui stesso dentro questa fiction. Quello che è certo è che crede nella radicalizzazione del suo discorso. E l’Ucraina è un paradigma in cui convergono tutti i suoi temi».

Quanto è importante l’appoggio del patriarca Kirill e della chiesa ortodossa?

«Moltissimo, gli ha permesso di dare una giustificazione pseudo religiosa dell’invasione dell’Ucraina. La linea ultraconservatrice del patriarcato di Mosca dà forza al discorso di Putin. Qualche giorno fa allo stadio Luzhniki ha citato il Vangelo. È una decina di anni Putin che integra i suoi testi con citazioni bibliche, la religione fa parte della sua ideologia, per lui l’uomo russo è quello che non ha dimenticato le radici cristiane e le afferma. L’apologia della famiglia tradizionale e l’ostilità ai gay uniti al patriottismo fanno parte dell’ideologia putinista da parecchi anni. Ma Putin ha trasformato la chiesa ortodossa in una caricatura al servizio del potere».

Ma chi poteva immaginare un vecchio tenente colonnello del Kgb fervente e pio?

«Invece sì, lui stesso ha detto di non esser mai stato comunista e non aver mai creduto all’ideologia marxista-leninista. Ha raccontato che sua mamma era molto religiosa, l’aveva fatto battezzare, gli aveva messo una croce al collo. E lui fin dagli anni 90 ha capito che parte del suo elettorato era tornato al cristianesimo».

Come si può credere a un sistema dove convivono queste chiacchiere evangeliche con la straboccante ricchezza del presidente e dei suoi oligarchi?

«L’ipocrisia e il cinismo fanno parte da tempo delle classi dirigenti del potere russo. Putin si è enormemente arricchito, la cleptocrazia è la natura stessa di quel potere, da vent’anni c’è al vertice dello stato una classe che si impossessa di ricchezze destinate all’istruzione, alla sanità, alla società. Da una parte i valori morali, dall’altra corruzione, appropriazione dei beni pubblici, assassinii impuniti. È puro cinismo che in parte deriva dall’Unione Sovietica, dove la divaricazione quotidiana tra discorso pubblico e realtà era conclamata e accettata. I dirigenti dell’Urss erano abituati a dire cose in cui loro stessi non credevano. Il divorzio tra principi e realtà è proprio dei regimi totalitari. In questo Vladimir Putin è molto sovietico. Valori di facciata e un retroscena di inganni e malaffare».

Qual è il disegno di Putin? Ricreare lo spazio dell’Urss? Dell’impero zarista?

«Nel tempo ha espresso diversi disegni imperialisti. Difendere i russofoni, nel Donbass o anche nei Baltici; difendere gli ortodossi in Serbia o altrove; gli euroasiatici nelle steppe dell’Asia centrale... Non si sa quale di questi intenda affermare oggi Putin. Forse addirittura prendere l’intera Ucraina. Ma tutto è stato detto chiaramente, almeno dal 2012».

Perché i dirigenti occidentali in particolare gli europei non lo hanno capito?

«Non hanno preso sul serio la sua minaccia, lo consideravano un leader pragmatico che non avrebbe esposto l’economia del suo paese a rischi così grandi. Immaginavano che Putin pensasse come loro e invece è molto più ideologico».

Se la guerra andasse male, lei pensa possibile una rivolta nel palazzo e la sua destituzione?

«Niente è impossibile. Il 21 febbraio, nella riunione del Consiglio di sicurezza della Russia in cui si è decisa la guerra, il capo dei servizi segreti esterni Sergei Naryshkin ha espresso dei dubbi, l’abbiamo visto tutti. Putin l’ha zittito, lui si è adeguato. Ma era comunque il segno che nel suo cerchio qualcuno esitava. Sicuramente ci sono divisioni e sfumature diverse, ma non si può immaginare che lui sia il solo malato di ideologia in una compagnia di persone razionali: molti pensano come lui che sia ora di combattere».

Dunque si va fino in fondo?

«Lanciando le sue truppe su Kiev ha già compiuto il passo più trasgressivo, è difficile pensare che si fermi. Non siamo riusciti ad anticipare il peggio, non è difficile pensare che continui a fare il peggio».