12 settembre 2022
Da Antigua alla Giamaica il vecchio impero vacilla
La villetta al numero 70 di Westmount Close, Hampton Road, dietro aiuole verdi di bosso, sembra sbarrata, i curiosi devono attendere la riapertura, lunedì mattina, ore 9, per contrattare gli autografi del nuovo Re, Carlo III, al negozio Autographs of the World. I rivali di Celebrity Autographs, meno aristocratici, dall’Ufficio 812 a 275 N Road offrono le firme di Carlo 24 ore su 24 e il mercato digitale Ebay, ubiquo, mette già all’asta il ritratto olio su tela del Re, 25 euro, la coccarda a 1,5, l’autografo originale a 465 euro, mentre una cartolina dal castello scozzese di Balmoral, dove venerdì si è spenta la Regina Elisabetta II, costa 1.250 euro. La foto a doppia firma, con la Regina Consorte Camilla, schizza, in poche ore, da 999 euro a 1.300.
La calligrafia di Charles III, nera, intricata, è celebre come il “Ragno Nero”, dopo che 27 sue lettere riservate, composte con la stilografica dal 2004 al 2005, sono state pubblicate, grazie a una lunga battaglia legale. Indirizzate all’allora premier Tony Blair e ai suoi ministri, “le lettere del Ragno Nero” sono diario delle passioni del più anziano monarca incoronato a Londra, dalla fede per la medicina omeopatica e le erbe mediche, all’architettura degli ospedali, alla pesca illegale del “Patagonia toothfish”, merluzzo dell’Antartico, con i rischi annessi per la “sopravvivenza del vecchio albatros”. Il futuro re minacciava ritorsioni, ove le sue richieste non fossero state ascoltate, ottenendo deferenti risposte da Blair («Non vedo l’ora di accogliere le sue idee, soprattutto sull’agricoltura…») e cortigiani suppliche dal ministro Clarke («Ho l’onore di essere il più umile e obbediente servitore di Sua Altezza Reale…»).
Carlo ha promesso, dopo i funerali di Elisabetta, il 19 settembre, una cerimonia di incoronazione sobria, e lo storico inglese Simon Schama non ha dubbi: «Son così vecchio da ricordare l’ascesa al torno della Regina, nel 1952 avevo 7 anni, Carlo, da manager, ridurrà lo sfarzo monarchico, meno cerimonie, meno cortigiani. Ha autoironia, è un eccentrico, può farcela». Ma il protocollo regale sarà l’ultima preoccupazione per i memorandum del “Ragno Nero”. Gaston Browne, il primo ministro di Antigua eBarbuda, nazione del Commonwealth nei Caraibi, annuncia «l’avvento della repubblica nel prossimi tre anni, non come atto di ostilità, ma per completare il cammino di indipendenza». Browne rivendica riparazioni economiche dalla Corona, per le sofferenze dell’era imperiale, e la battuta ostile del principe Edoardo, «non prendo mica appunti durante i suoi discorsi», non piace. Dal 2021 Barbados è repubblicana e la scelta affascina anche Belize e Giamaica, con i media irritati perché in marzo, in visita ufficiale, il principe di Galles William e sua moglie Kate hanno stretto la mano a chi li festeggiava solo attraverso una grata metallica. Il premier giamaicano Andrew Holness non esclude che il Paese abbandoni la Corona, mentre i giovani chiedono in piazza fondi reali a riparazione della tratta degli schiavi.
Saprà Carlo III perpetuare il carisma di Elisabetta II, elidendo, con grazia, un passato tragico? Per ora la premier neozelandese Jacinda Ardern, il premier australiano Anthony Albanese, da sempre repubblicano, la leader scozzese Nicola Sturgeon, la presidente del Sinn Féin repubblicano irlandese Mary Lou McDonald rendono omaggio alla regina, ma avrà Carlo III, oltre alla campagna contro la tubercolosi bovina trasmessa dai tassi, che voleva far sterminare, diplomazia necessaria a tenere le chiavi del Regno? Osserva lo storico Ed Owens: «Il ministro conservatore agli Affari economici, l’Energia e la Strategia industriale Jacob Rees-Mogg non crede all’impegno contro il cambio climatico, son dunque possibili contrasti col re». Perfino in Canada, il 55% degli elettori si diceva monarchico sotto Elisabetta, solo il 34% con Carlo III.
Il saggista Tom Bower ha scritto una violenta biografia contro il nuovo Re,Rebel Prince, accusandolo di lucrare fondi per le sue organizzazioni, finite sotto inchiesta fra dimissioni e polemiche, di costringere, la notte, le guardie a rimuovere le lumache dai giardini organici ad Highgrove, con il vezzo di cambiarsi d’abito cinque volte al giorno (il prozio Edoardo si radeva cinque volte al giorno) eppure, tra valletti e maggiordomi, lagnarsi: «La vita del principe di Galles? Un inferno!». Per Bower «imitare la regina è impossibile, superare i guai che circondano Carlo difficilissimo». I nobili inglesi, scrive Guy Shrubsole nel saggio Who owns England?, detengono ancora un terzo delle campagne, la famiglia reale, da sola, l’1,4% dei terreni, incluse aree magnifiche della capitale. Nel frattempo, la premier Liz Truss approva uno spericolato blocco delle bollette aprendo buchi nel bilancio. Sir Keir Starmer, leader laburista, vuol tassare le aziende dell’energia, i conservatori ribattono «taglieremo le imposte a famiglie e industrie»: finito il lutto, battaglia in Parlamento. James Snell, della rivistaThe National Interest, è cupo: «Le cose vanno male in Gran Bretagna, e andranno peggio. Il prezzo dell’energia monta senza sosta, e Ofgem, l’agenzia che dovrebbe regolarlo, gioca con un “tetto ai prezzi” inutile, l’inflazione ci paralizza e i tassi di interessi restano troppo bassi. Indebitarsi conviene».
Anni fa durante una cerimonia un ignaro bambino chiese a Carlo «E lei chi è?». «Magari lo sapessi…», rispose l’allora Principe di Galles. Dopo 64 anni di attesa il destino ha deciso che Carlo III, e il mondo intero, debbano conoscere, in tutta fretta, la soluzione dell’enigma.