il Fatto Quotidiano, 12 settembre 2022
L’unzione di Carlo
Carlo III re per grazia di Dio nonché governatore supremo della Chiesa d’Inghilterra e difensore della fede. Quando Elisabetta II venne incoronata il 2 giugno 1953 nell’abbazia di Westminster, l’allora arcivescovo di Canterbury fece giurare la regina con una formula che prevedeva tre domande.
L’ultima recitava: “Tu manterrai al massimo delle tue forze le Leggi di Dio e la vera professione del Vangelo? Manterrai al massimo delle tue forze nel Regno Unito la Religione Protestante Riformata stabilita dalla legge? Manterrai e conserverai inviolabilmente l’insediamento della Chiesa d’Inghilterra, e la sua dottrina, culto, disciplina e governo, come per legge stabilita in Inghilterra?” (traduzione dal sito ufficiale dei Windsor). Ma il momento più intimo e solenne della cerimonia voluta per la prima volta da Guglielmo il Conquistatore nel 1066 fu quello dell’unzione. L’unico che non venne ripreso dalle telecamere (l’incoronazione di Elisabetta II fu in diretta tv, un evento senza precedenti). All’interno di un baldacchino, la regina indossò un abito semplice di lino bianco e venne consacrata con olio benedetto. Un segno della croce sui palmi delle mani, sulla fronte e sul petto. Regina per grazia di Dio. Sovrana per diritto divino.
Oggi la monarchia inglese è costituzionale, non più assoluta, ma l’incoronazione di Carlo III sancirà ancora una volta la genesi divina della corona che sarà posta sul capo del nuovo re, la corona di Sant’Edoardo. Secondo le previsioni dovrebbe avvenire tra sei mesi, mentre la madre fu consacrata quindici mesi dopo la morte del padre Giorgio VI, avvenuta il 6 febbraio del 1952. Una speciale commissione studierà e preparerà tutte le fasi dell’evento che si terrà a Westminster.
Già ferve il dibattito sulla formula di “difensore della fede” o “delle fedi”, per registrare i cambiamenti intervenuti nel regno a 70 anni da allora e senza dimenticare che la Chiesa anglicana d’Inghilterra è decisamente inclusiva. Ma la curiosità maggiore, per definirla così, riguarda l’unzione di un re nel terzo millennio dopo Cristo. Il centro di questa tradizione è l’Antico Testamento, nel primo libro del profeta Samuele. “Samuele prese allora l’ampolla dell’olio e gliela versò sulla testa, poi lo baciò dicendo: ‘Ecco: il Signore ti ha unto capo sopra Israele suo popolo. Tu avrai potere sul popolo del Signore e tu lo libererai dalle mani dei nemici che gli stanno intorno. Questo ti sarà il segno che proprio il Signore ti ha unto capo sulla sua casa’”. È l’unzione di Saul, primo re d’Israele. Nello stesso libro c’è pure quella di Davide.
Carlo III, dunque, sarà governatore supremo della Chiesa d’Inghilterra, che fu fondata nel 1533 dal plurisposato Enrico VIII dopo la rottura con Roma. Ma un altro pilastro istituzionale della monarchia è la massoneria dell’Ugle, United Grand Lodge of England, la Gran Loggia Unita d’Inghilterra, che per le fratellanze in grembiule del mondo intero è come il Vaticano per i cattolici (il Goi italiano perse il riconoscimento nel 1993): nel messaggio di cordoglio per Elisabetta II si ricorda che il padre Giorgio VI era massone. Non solo: dal 1967 Gran Maestro dell’Ugle è Sua Altezza Reale il duca di Kent, cugino di Elisabetta II.