Corriere della Sera, 11 settembre 2022
Si torna a scuola
Si riparte. Da domattina, in ordine sparso a seconda dei calendari regionali, più di 7 milioni di studenti torneranno davanti ai portoni delle loro scuole aspettando il suono della prima campanella. Una ripresa, come ha ribadito il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi nel suo messaggio di auguri, all’insegna della «normalità». Dopo due anni e mezzo di emergenza sanitaria, addio mascherine, basta ingressi scaglionati, niente distanziamento. Torna perfino il compagno di banco. Ma la domanda che genitori e figli si stanno facendo in queste ore è: quanto durerà?
Il Covid e le misureLa regola principale è che si va tutti in classe. Solo chi ha fatto un tampone ed è positivo o chi manifesta «sintomi compatibili con il Covid» deve restare a casa. Un semplice mal di gola o il naso che cola non sono più un problema, a meno che non subentri la febbre (sopra i 37,5°) o la tosse e il raffreddore comportino «difficoltà respiratoria». L’isolamento dura una settimana (5 giorni se si è asintomatici) con tampone all’uscita e comunque dopo due settimane si può tornare a scuola anche se non ci si è ancora negativizzati. Addio anche alla dad obbligatoria per i positivi: chi è malato si farà dare gli appunti dai compagni. In classe si può stare anche nello stesso banco e non si deve mettere la mascherina che resta consigliata (meglio se Ffp2) per i «fragili». Unica raccomandazione: aprire le finestre e cambiare l’aria con frequenza. Via libera anche alle gite.
Il quadro sanitarioE se il quadro sanitario dovesse peggiorare? Le scuole devono essere «preparate e pronte» – così almeno è scritto, con una maldestra traduzione dall’inglese, nella circolare ai presidi – a rimettere in piedi le misure dell’anno scorso: mascherine, distanziamento, doppi turni. Nel frattempo, il ministero continuerà il monitoraggio settimanale per valutare l’impatto della scuola sui contagi.
Le classi pollaioPoiché nulla è stato fatto per rivedere il tetto massimo di alunni per classe fissato dalla legge Gelmini 15 anni fa, i ragazzi, soprattutto nelle grandi città, torneranno a stringersi in aule inadatte ad accogliere anche trenta alunni. Negli ultimi dieci anni la scuola ha perso 600 mila studenti (passando da 7.878.661 a 7.286.151 alunni), ma il calo demografico per ora si è fatto sentire soprattutto fra i più piccoli, mentre alle superiori si registra ancora il segno più.
Cattedre e supplentiSi comincia – così ha annunciato ieri il ministero – con 50.415 nuovi docenti, 9.021 nuovi Ata (segretari e bidelli) e 317 nuovi presidi. Poco più della metà delle quasi centomila assunzioni autorizzate a luglio dal Mef. Quattro concorsi in due anni non sono bastati a riempire i posti vuoti: il record di bocciati nei contestatissimi quiz a crocette e i pensionamenti dei baby boomers hanno creato la tempesta perfetta. Di qui, l’ennesimo record annunciato di supplenti. L’unica consolazione è che la procedura per l’assegnazione degli incarichi è partita due settimane prima del solito e, grazie anche alla nuova normativa che penalizza chi rinuncia, ha proceduto senza troppi intoppi. In Lombardia – che da sola conta un sesto degli studenti italiani – in tutte le province salvo Cremona per la prima volta sono già stati nominati tutti i supplenti annuali.
Sport alle elementariL’unica novità di quest’anno riguarda le scuole elementari: arrivano i primi duemila prof di «educazione motoria» con diploma Isef. Tocca solo alle quinte, dall’anno prossimo arriveranno anche in quarta. Niente da fare per i più piccoli: la legge che istituiva l’insegnante di educazione fisica dalla prima è bloccata in Parlamento, per questioni di fondi. Resta aperto anche il nodo delle palestre: nonostante gli investimenti del Pnrr quasi una scuola elementare su 5 non ha spazi adeguati.