La Stampa, 11 settembre 2022
Ahmed Abdelwahed positivo al doping
Il doping oltre la siepe riporta ombre lunghe nello sport. Ahmed Abdelwahed, esaltante argento nei 3000 siepi agli ultimi Europei, è stato trovato positivo ed era dai tempi di Alex Schwazer che l’atletica italiana non si ritrovava davanti un caso così fastidioso.
Il controllo fallito arriva proprio da Monaco, dai giorni della gara che Abdelwahed ha animato, dalla medaglia che ne ha svelato la storia. L’ultimo capitolo macchia la sua carriera e non è solo una questione personale, lui è anche diventato il portabandiera di molti ragazzi di seconda generazione che ora restano disorientati. Avrebbero meritato più rispetto e più attenzioni.
L’azzurro nega di aver barato e siamo al primo grado dell’inchiesta, al primo esame che avrà ovviamente delle contro-analisi quindi la difesa va ascoltata. Però, fin dalle sue prime parole, è difficile non trovare crepe nella ricostruzione: «Certe cose sembrano impossibili fino a che non ti accadono. Ho scoperto per la prima volta l’esistenza del meldonium quando mi è stato riferito che lo hanno trovato nelle mie urine. Non ho mai assunto questa sostanza volontariamente e sto cercando di capire come sia successo». Il meldonium, medicinale che si trova ovunque, anche on line, è una delle sostanze più chiacchierate nella lista dei farmaci proibiti dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping. Brevettato in Lettonia, diffusissimo nei paesi dell’Est, viene prescritto a chi ha problemi di cuore e aiuta la circolazione del sangue. Nel 2016 è entrato nell’elenco vietato agli atleti, lo usavano in massa, in molti hanno continuato a farlo e sono stati squalificati, decine di nomi, soprattutto russi, la più famosa, Maria Sharapova. Molto rumore e non per nulla, difficile che non sia arrivato alle orecchie di chi vive di corsa.
Ahmed Abdelwahed, 26 anni, ha vinto una medaglia brillante, ha condiviso il podio con un altro italiano: Osama Zoghlami che ora potrebbe prendere il suo posto in graduatoria, e ha raccontato una storia diventata esempio che ora rischia di trasformarsi in una presa in giro. Ci ha parlato della sua infanzia tra i bancali dei mercati itineranti, nelle strade di Roma e di Ostia, dell’orgoglio di essere cresciuto con genitori che hanno avuto il coraggio di cambiare mondo e di partire senza nulla dal Marocco per rifarsi una vita qui, di anni in cui è cresciuto in strada e credeva che tutto gli andasse stretto fino a che ha scoperto che lì c’era quello che serviva. Per essere motivato, per non perdersi. Poi, a un certo punto, deve esserselo scordato.
In Germania, ha spiegato di essere scattato per seguire i compagni di nazionale, i gemelli Zoghlami, anche se in quel punto della sfida la tattica avrebbe suggerito altro per le sue caratteristiche, per le sue ambizioni: «Sono andato perché sapevo che cosa significasse per il movimento vedere tre italiani al comando». E il movimento ha apprezzato: il nostro mezzofondo uscito da anni di agonia, ha applaudito, si è sentito vivo, ha ricordato momenti felici come la tripletta Mei-Cova-Antibo sul traguardo dei 10.000 metri agli Europei di Stoccarda, nel 1986.
Abdelwahed voleva far sognare e oggi dice: «Ho sempre corso per divertirmi, conoscere e condividere, non ho mai avuto la fobia di essere il più forte». Forse no, le sue parole sono coerenti con il modo con cui si è sempre presentato, prima e dopo l’argento, ma inciampare è facile, soprattutto se qualcuno ti suggerisce un aiuto. Pare che Abdelwahed si appoggiasse a un amico tuttofare chiamato «il pusher». Non proprio un grande soprannome e non per forza un legame con questa triste vicenda. Che va ancora chiarita e compresa, che gira intorno a una sostanza discussa. Alcuni atleti sono stati poi assolti perché il farmaco si presta alle contaminazioni e alle contraddizioni, ma, nel tempo, si è pure distinto come scusa diffusa, come il tentativo più banale di fregare. Secondo Abdelwahed potrebbe essere stato nascosto in integratori comprati all’estero, secondo il regolamento ognuno è responsabile di quello che prende, mangia o beve. Le domande sono ancora tante, purtroppo pure le ombre non scherzano. E rischiano di allungarsi parecchio.