Robinson, 10 settembre 2022
Storia del letto
Chiara Frugoni è scomparsa pochi mesi fa ed esce adesso una sua piccola e magistrale opera postuma, A letto nel Medioevo. Come e con chi,Società editrice il Mulino, Bologna, che non si potrebbe immaginare più amabile, colta, raffinata. La grande storica e filologa che ha lasciato una serie di saggi e libri monumentali e indispensabili specie nell’ambito degli studi francescani, si congeda dal mondo con un divertissement che trae spunto da un semplice ma tutt’ altro che irrilevante quesito.
Come erano arredate le case nel Medioevo? Quali erano i mobili, le suppellettili, come erano distribuite e organizzate le stanze? La Frugoni ci ricorda allora che è il letto il re della mobilia medievale.
La camera da letto, spiega, era infatti multifunzionale. Ardendovi un camino, in linea di massima poteva facilmente configurarsi non solo come luogo del dormire, ma anche come luogo del mangiare, del conversare, e come camera di rappresentanza per le classi più elevate. Naturalmente il filo conduttore del libro, a questo punto, è costituito dalle avventure amorose e protagonista neanche tanto segreto del volume è il Boccaccio. L’ autrice ispeziona da par suo le novelle del Decameron per raccogliere a nostro diletto una avvincente ed esilarante casistica di cui ci riferisce con dottrina e leggerezza, virtù peraltro caratteristiche del Boccaccio stesso.
A letto si dormiva sempre nudi, racconta Frugoni, tanto che tra le maggiori sofferenze provate dall’umanità nei secoli che vanno dal sesto/settimo al decimo/undicesimo, ci furono di certo quelle provocate dal freddo entrando e uscendo dal letto, tanto che, continua l’autrice, sembra che sia l’Inverno la stagione medievale per antonomasia! Certo c’è il letto dei ricchi e quello dei poveri e le differenze sono marcate. Lo si nota andando a vedere il letto dell’ospizio, dell’ospedale e quello della sede nobiliare o della ricca dimora.
A letto si dormiva sovente in parecchi e su questo aspetto dilaga l’ironia e l’arguzia del Boccaccio. Non necessariamente con risvolti erotici ma anche per necessità logistiche come quella dei pellegrini che nei racconti del tempo non trovano mai posto nelle locande e debbono adattarsi a dormire in nutrite compagnie con le conseguenze del caso. Frugoni ci ragguaglia con ricognizioni capillari. Ci fa vedere i pagliericci e le stuoie dove dormivano i poveri e i derelitti, o all’opposto le magnifiche cortine e le sontuose stoffe che proteggono i letti soprattutto in area francese.
Ma il momento più bello del libro è quando ci accompagna a comprare i mobili e gli oggetti per la casa. Tra le immagini c’è una miniatura dei primissimi del Quattrocento, conservata nel Museo civico medievale di Bologna. É tratta del manoscritto 641, di autore non identificato, dove si conserva una immagine invero notevoleraffigurante il Mercato di Porta Ravegnana a Bologna. Frugoni ne scrive pagine bellissime guidandoci nella visita al mercato, indicando i vari prodotti e manufatti e facendoci scoprire le cose di maggior interesse, nonché ovviamente i letti che sono lì in vendita e possono essere ben valutati dal visitatore esperto. Un esempio tra tanti del magnifico apparato iconografico di cui il libro è dotato.
La Frugoni attinge a piene mani dal patrimonio dei codici miniati tra Francia e Italia, di cui era somma conoscitrice, estraendo da quelle immagini considerazioni che affascinano il lettore. Ci spiega, così, il rilievo enorme del patrimonio figurativo dei codici miniati per una più consapevole e approfondita cognizione della storia dell’arte europea, specie tra il tredicesimo e il quindicesimo secolo. Ci sono nel libro, a onor del vero, anche immagini di affreschi che la studiosa commenta assai bene, tra cui ragguardevole la decorazione di Palazzo Davanzati a Firenze, della fine del Trecento e di autore ignoto, con la storia di Messer Guglielmo e della Castellana del Vergiù dal Boccaccio. Ma è lampante il predominio nel volume di immagini tratte dal patrimonio librario, pressoché ignorato dal grande pubblico e che quasi mai costituisce fattore di attrazione nelle mostre e nei convegni. Conta il fatto che, attraverso queste immagini, Frugoni ci insegni tante cose, specie sulla morale e comportamenti sessuali. Sapete, ad esempio,qual è il metodo più efficace di controllo delle nascite in alcune fasi del Medioevo? Ovviamente il divieto moralistico della soddisfazione dei più naturali impulsi. E questo è ben noto, ma è stupendo come Frugoni lo focalizzi scrutando con attenzione la camera da letto. Il matrimonio è il fattore dirimente, non c’è dubbio. Ma nella camera da letto si insinuano, invece, fieri sospetti che frastornano la mente anche del più onesto dei fedeli. La studiosa scova in proposito una interessante presa di posizione di Gregorio Magno. Siamo nel Sesto secolo e il Dottore della Chiesa argomenta: «l’unione carnale lecita non può aver luogo senza la voluttà della carne… però la voluttà di per sé stessa non può in alcun modo essere senza colpa». C’è un rimedio, parziale beninteso, a tale aporia e consiste nell’approfittare di tutti i divieti di unione carnale impliciti o espliciti nella dottrina: la domenica, nelle feste principali, nelle vigilie, durante la Quaresima, i venti giorni prima del Natale, per non parlare delle mestruazioni, dei quaranta giorni dopo il parto e durante l’allattamento. In tali periodi il letto si usi per dormire e basta. Mi sembra di vederla, Chiara Frugoni, cristiana profonda e consapevole, mentre sorride benevola e compiaciuta, scrivendo queste aeree e dotte pagine.