la Repubblica, 10 settembre 2022
Storia del castello di Balmoral
Sei miglia prima di arrivare al castello, tra irti colli, Highlands tolkeniane e case con la bandiera scozzese e ucraina, la polizia scoraggia i curiosi: «Vietato parcheggiare a Balmoral». Già, non c’è spazio. Allora molti lasciano le macchine a Braemar, dove la regina giorni fa ha saltato gli amati “Highland Games”, e salgono sul lento bus. Altri mollano dove possono le auto nei villaggi vicini, nel bosco, e poi vanno a piedi, tra i campi bagnati dal sacro fiume Gee. Luttuosi mazzi di fiori, bigliettini e peluche in mano. Vicini di casa, contadini, ex militari, villeggianti, vecchi, ragazzi, signore in scarpe da ginnastica. Tutti insieme, in questa processione forzata. Fino al castello di Balmoral.
Il corpo di Elisabetta II giace qui, dietro questa cancellata nera con le iniziali GR (George Rex )e MR (Mary Regina ).La sovrana, avvolta nel vessillo “Royal Standard” che certificava la sua presenza, riposa nella Sala da Ballo di questo suo castello neogotico dell’Aberdeenshire e residenza estiva che le ha marcato la vita. In questa sala danzò per la prima volta in pubblico a 12 anni. E in questa tenuta da oltre 20mila ettari e 150 cottage adottata dalla regina Vittoria poco dopo la morte del consorte Albert nel 1861, si propose a “Lilibet” il suo adorato Filippo. Con il quale, tra una decina di giorni, riposerà in pace a Windsor.
Ma ieri se ne sono andati tutti. Da Carlo, che doveva essere nominato formalmente re a Londra, a Harry, che purtroppo non è riuscito a vedere sua nonna prima che morisse. Si èdileguato come arrivato: da solo, separato dal resto della famiglia. Così Elisabetta II, la donna più amata al mondo, è rimasta senza più nessuno, nella magione che «più la rendeva felice» secondo la pronipote Eugenia. Vi rimarrà ancora per un giorno, prima di essere trasportata a Edimburgo con una lenta carovana che attraverserà i suoi villaggi preferiti. Lunedì, il feretro verrà esposto prima a Holyroodhouse e poi nella cattedrale di Sant’Egidio, lungo la “Royal Mile” della capitale scozzese. Infine, l’ultimo viaggio per Londra, probabilmente in aereo e non più in treno, per i funerali solenni di lunedì 19 settembre.
Ma Elisabetta, spirata giovedì nel suo santuario tra le montagne Cairngorm e i pini della Caledonia, non è sola. Lo staff che l’ha accudita nelle settimane scorse si è rifiutato di andare a casa. «Rimarremo qui fino alla fine», promettono. Mentre fuori, nell’angolo della piccola cancellata di Balmoral e del negozio di souvenir chiuso con in vetrina i peluche dei cani corgie idolatrati dalla sovrana, si avvicinano lentamente seguaci e ammiratori della Queen. Dopo la scarpinata, sembra una lunga sinfonia di Purcell. Un commiato ben più complicato di Buckingham Palace e della comoda stazione “Green Park” del metrò. E pure molto più composto, rispettoso. Vietato chiedere un commento alle persone in lutto, vietato fare filmati ai mazzi di gigli, rose, lilium, gerbere e crisantemi, adagiati su questa barriera di dolore, «e tantomeno video su Instagram». Paul e Nicky Jarman, coppiadi sessantenni che vive a 40 minuti d’auto da Balmoral, ci dicono, commossi, che non potevano non essere qui, e che «è stato uno shock vedere la nostra Queen morire. Ce lo aspettavamo? No. Quella foto sorridente della regina con la prima ministra Truss ci aveva illuso».
Anche qui, come a Londra, ci sono persone in lutto di ogni età, etnia, genere, religione e colore della pelle, nonostante questi non siano monti multiculturali. La famiglia Sullivan è giunta al completo, con i 4 figli, «perché vogliamo che imparino il senso del dovere e la serietà che ha contraddistinto la vita della regina». Ecco la forza di Elisabetta II, ancora oggi. Nella marea di fiori e ricordi appoggiati al muro plumbeo, c’è l’orsetto Paddington protagonista dell’ultimo esilarante video di Elisabetta per il giubileo di Platino, il biglietto di una cittadina australiana “Thank you Ma’am”, fino agli anziani che singhiozzano al pub vicino mentre Carlo III parla in tv.
Ma se Balmoral per la sovrana era una montagna incantata, per Lady Diana era maledetta, infestata di mostri. La principessa del Galles, che morì nel 1997 mentre il resto della famiglia era in queste lande apparentemente fiabesche, si sfogò nell’autobiografia rivelando il disagio che provava da queste parti: «Balmoral mi sfinisce. Ogni volta devo farmi forza per resistere. Invece di riposarmi qui in vacanza, è uno dei periodi più stressanti dell’anno per me. Balmoral mi fa andare nel panico. È piena di atmosfere negative».
Diana, tra le altre cose, era stata sottoposta dal resto della famiglia a quella che i maligni chiamavano la “prova Balmoral”, ossia dimostrare di essere all’altezza dei Windsor. Motivo per cui anche Margaret Thatcher, come visto in “The Crown”, detestava questa maestosa tenuta: «Anche solo un weekend con aristocratici che giocano ai tavoli, vanno a cavallo e si divertono, per me è una tortura!». Intanto una grossa nuvola oscura i versi di Robert Burns, che qualcuno ha lasciato sul cancello: “Addio alle Highlands, addio al Nord. Il mio cuore è alle Highlands, ovunque io vada”.