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 2022  settembre 10 Sabato calendario

Mara Carfagna contro Mariarosaria Rossi

Era una storica roccaforte rossa, quando il centrosinistra non si chiamava ancora così. Ma il distretto che ha “allevato” in loco ministri e presidenti della Camera, da Rosa Russo Iervolino a Giorgio Napolitano, dovrà vedersela oggi con troppi catapultati e il meno prevedibile dei duelli: Maria Rosaria, alias Mara, contro Mariarosaria, tutto attaccato. Ovvero, Carfagna versus Rossi. Un tempo relativamente alleate, oggi nemiche tra loro e, da angolazioni diverse, avversarie di Silvio. Entrambe “atterrate” in un territorio complesso.
Di là, il vuoto lasciato dall’ex acciaieria Italsider; in fondo, la costa di Bagnoli con i suoi progetti di nuova vita che hanno consumato la fiducia dei cittadini. In mezzo, lo stadio San Paolo e la memoria di Diego Armando, come lenitivo di ogni ferita. È in questo spettro di Napoli ovest, nel collegio 2 Uninominale di Fuorigrotta, che sono in campo e candidate alla Camera la ministra uscente vicina a Draghi e la senatrice che ha sposato la causa dei totiani, con la quarta gamba di “Noi moderati”. Vince chi porta a casa anche un solo voto in più rispetto agli altri nomi, e nella mega circoscrizione – quasi mezza città di Napoli, così come detta il Rosatellum – la vera battaglia è quasi tutta tra i big venuti da fuori. Nello stesso collegio, infatti, corrono anche Luigi Di Maio, candidato per Pd e centrosinistra, e il suo ex amico ministro Sergio Costa, che lo sfida per il Movimento 5S.
«Carfagna è qui solo per aiutare Di Maio. Ogni voto dato a lei è un vantaggio e un favore fatto a lui», ha già sibilato Rossi. Carfagna non ha colto, mentre l’altra insiste: «Tanto la ministra uscente non ha nessuna possibilità di farcela a Fuorigrotta, ed io non mi sento sconfitta». Sono parlamentari ormai esperte, le ex “pupille” – con profili ben distinti – del berlusconismo che fu. Entrambe hanno sbattuto la porta, o solo giocato d’anticipo sulla loro emarginazione. E se a questo si aggiunge il trascurabile dettaglio che a pochissimi metri dal seggio principale di Fuorigrotta, scuola Leopardi, abitava – e vi tornava sempre, per votare – l’allora first lady Francesca Pascale (nella sua vecchia vita: oggi è felicemente sposata con Paola Turci e residente in Toscana ), si capisce quanto polverizzata sia quell’Italia azzurra.
Un cerchio è chiuso, non solo quello “magico”, come fu ribattezzato intorno alla determinazione di Pascale, Rossi e Carfagna. Che hanno perso di fronte al potere della linea Ronzulli, con i berluscones a trazione Lega. E il passato delle due ex signore di FI è evaporato d’un colpo. Un po’ come la struttura di questogrande quartiere, oggi a rischio di crescente astensione. «Carfagna, Rossi? Non mi dite niente: lo so che è sbagliato, ma io non vado proprio a votare, ci hanno abbattuto piano piano con le delusioni», alza le braccia Ernesto Arenoso, 70enne titolare di uno storico locale di Fuorigrotta, il bar Monnalisa. «Sapete qui dentro quanti comunisti sono entrati, a quante discussioni ho assistito? Oggi si parla solo di bollette, degli aumenti sulla pasta e il pane. E a me tutti questi leader mi hanno deluso alla stessa maniera. Cambiano solo lo slogan, poi badabo più a farsi le scarpe tra loro che a pensare a un’azione positiva per noi». Nessuna eccezione? «Ho la prova: se ci tenevano al Paese, avrebbero lasciato Draghi a lavorare in ufficio questi altri otto mesi».
A pochi metri, la pensano invece all’opposto. «Berlusconi io l’ho sempre votato e lo rivoterò un’altra volta. Lo so che è vecchio ormai, potrebbe godersi la vita, ma la sua passione politica ti contagia, è importante», sottolinea Maria Grazia Vecchione, cassiera allo chalet Gazebo.
Chi invece non ne può di vecchi leader e competizione tra signore di centrodestra «ché poi queste parlamentari stavano sempre in televisione, chi le ha mai viste qua» sono i ragazzi che stanno per andare al lavoro, usciti dalla Metro di Furogrotta. Virgilio Ciabatta fa il cameriere ed è già padre a 22 anni, alza gli occhi al cielo: «Io voterò per Conte : quanto meno ha il coraggio di dire che gli stipendi sono da fame e conferma il reddito di cittadinanza. Ora vorrei andarmene in Germania e sto cercando di convincere mia moglie a seguirmi col bambino. Se non mi do una mossa farò il cameriere tutta la vita, pure precario».