www.repubblica.it, 10 settembre 2022
Perché si chiamano Windsor (e pure Mountbatten)
Lady Diana lo disse con sprezzo, ma aveva ragione: «i Windsor sono a malapena inglesi, mentre puoi trovare tracce degli Spencer tornando indietro di mille anni». C’è stato infatti un tempo in cui i reali che oggi conosciamo con questo nome erano tutto fuorché britannici e portavano anzi un nome tedesco; Windsor è un cognome inventato di sana pianta dopo un’attenta operazione di rebranding, come si direbbe oggi.
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Per capire il perché bisogna andare alle origini della casata e anzi indietro nel tempo fino al regno di Anna Stuart, ricordata oggi per essere stata la prima Regina di Gran Bretagna perché sotto il suo regno avvenne la definitiva fusione di Inghilterra e Scozia con l’Atto di Unione del 1707. Un grande regno senza eredi, perché la regina e suo marito, Giorgio di Danimarca, avevano avuto la disgrazia di veder morire tutti i loro figli. Già nel 1701 tuttavia, il Parlamento britannico aveva varato l’Act of Settlement con il quale si affermava che sul trono britannico sarebbero saliti i principi elettori dell’Hannover in quanto discendenti di Elisabetta Stuart, figlia di Giacomo I. Quindi, quando la regina Anna morì, nel 1714, la corona passò a un lontano discendente degli Stuart, il principe tedesco Giorgio Ludovico di Hannover, diventato re con il nome di Giorgio I.
Non fu un re amato, si dice non parlasse nemmrno la lingua inglese e preferì vivere più a lungo in Bassa Sassonia che in Inghilterra. La sua famiglia regnò in Gran Bretagna sino al 1901, continuando però a mantenere vivi i suoi legami con il Paese di origine e soprattutto favorendo i matrimoni tra parenti, principi e principesse che arrivano dai numerosi principati tedeschi. Non a caso la regina Victoria, ultimo sovrano del casato degli Hannover, viene ricordata come la nonna d’Europa: organizzò matrimoni per figli e nipoti in tutto il continente. Alla sua morte il trono passò al figlio, Edoardo VII, primo monarca britannico a prendere il nome del casato di Sassonia-Coburgo-Gotha tramite suo padre, il Principe Alberto.
Giorgio V e l’imbarazzo del cognome tedescoArriviamo ai tempi moderni, ovvero al regno del nonno di Elisabetta II: Giorgio V, che nel 1917, mentre sull’Europa si abbatteva la Prima Guerra Mondiale, decise di cambiare nome al casato. Un’operazione di rebranding legata a un motivo politico: il lungo bombardamento di Londra vide cadere bombe lanciate dall’aeronautica tedesca che portavano impresso il nome Sassonia-Cobugo-Gotha, luogo in cui era situata la fabbrica, e gli stessi bombardieri tedeschi venivano chiamati Gotha. Il popolo britannico – è facile comprenderlo – provava un forte sentimento anti-tedesco, e avere un re con un tale nome era difficile da sopportare.
La sceltaPresa la decisione di darsi un nuovo cognome, restava da sciogliere un nodo: sceglierlo. La logica avrebbe voluto attingere al passato, ma non ce n’era uno privo di complicazioni.
Si pensò a Tudor, il nome della regina illuminata Elisabetta I, ma pure dello scandaloso Enrico VIII, che aveva avuto sei mogli e ne aveva anche decapitate un paio. Anche Stuart era una buona scelta, che tra l’altro riconduceva alle origini inglesi della famiglia, ma si pensò potesse non essere di buon auspicio perché Carlo I Stuart fu il primo e unico re decapitato della storia britannica. Alla fine i reali non fecero altro che guardarsi intorno, per capire: a dare loro il nuovo nome sarebbe stato l’amato castello di Windsor, una delle prime residenze dei sovrani inglesi, costruito da Guglielmo il Conquistatore. Il massimo del prestigio. L’operazione fu accompagnata dalla creazione di un nuovo stemma per la casata che vede al centro proprio la figura del castello.
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Lo stemma del casato di Windsor
Così Giorgio V decise: la casa reale di Sassonia-Coburgo-Gotha cambiò nome in Windsor il 17 giugno 1917, mentre lui rinunciava ai titoli tedeschi e ai rispettivi diritti, con buona pace di suo cugino, ovvero l’ultimo imperatore di Germania Guglielmo II, che lo schernì dicendo: “E ora vorrei assistere a una delle più famose opere di Shakespeare, Le allegre comari di Sassonia-Coburgo-Gotha”.
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Qualche complicazione in piùL’operazione di cambio di nome per la casata aveva un limite: riguardava solo i discendenti nella linea maschile. Dopo Giorgio V venne Giorgio VI (perché il primogenito, Edoardo III, abdicò per amore di Wallis Simpson), ma poi fu la volta di Elisabetta. Una donna. Fu lei, nell’aprile 1952, due mesi dopo la sua ascesa al trono, a scegliere di porre fine alla confusione in merito al nome della casata affermando la sua “volontà e gradimento che io e i miei figli dobbiamo essere designati e conosciuti come casa e famiglia Windsor, e che i miei discendenti che si sposano, e i loro discendenti, debbano portare il nome Windsor”.
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Bisticci in famigliaPoi, il cognome cambia ancora, stavolta non per motivi politici bensì... familiari. La ragione sta nel fatto che Filippo aveva lottato per poter dare il nome della propria casata ai figli avuti dal matrimonio con Elisabetta II, regina del Regno Unito.
Per sposare Elisabetta, Filippo aveva rinunciato ai propri titoli greci (era nato principe di Grecia e di Danimarca, nipote del re di Grecia Constantino I della casata degli Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg) ed era stato accolto nella Chiesa d’Inghilterra con un cognome preso dalla famiglia di sua madre, Mountbatten, che tra l’altro non era nemmeno “originale”, bensì la traslazione inglese del tedesco Battenberg.
Il principe Carlo e la principessa Anna alla nascita hanno preso il nome della regnante, Windsor. Il che ha provocato una crisi di coppia. Anni dopo, la questione si è risolta con un accordo tra moglie e marito: nel 1960, undici giorni prima della nascita del principe Andrea, la sovrana ha accettato di dare a Carlo, Anna e Andrea (poi arriverà anche Edoardo) il cognome Mountbatten-Windsor, unendo il suo a quello paterno.
Per questo motivo i figli del principe Harry, Archie e Lilibet Diana, hanno preso lo stesso cognome alla loro nascita.