Corriere della Sera, 10 settembre 2022
Il caso Giovanna Boda, riassunto
Un abito e due camicie di sartoria, viaggi e soggiorni interamente spesati. Attraverso una serie di passaggi intermedi, i soldi con cui l’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco corrompeva secondo i pm la capo dipartimento delle risorse umane del Miur, Giovanna Boda, arrivavano anche all’ex ministro leghista dell’Istruzione Marco Bussetti (che è estraneo alle indagini). È un complesso sistema di regalie e favori incrociati quello che emergere dagli accertamenti del Nucleo di polizia valutaria della Finanza, depositati dalla Procura a conclusione delle indagini sul giro di presunte tangenti che coinvolge 15 soggetti nella fase di richiesta di processo.
Dai documenti sequestrati dai finanzieri risulta come il compagno di Valentina Franco, segretaria di Boda, metta a disposizione le sue società per fatturare fittiziamente i soldi elargiti dall’imprenditore. Quegli stessi soldi Boda, che per sua ammissione ne conosce la provenienza, li usa poi per fare regali al ministro: «Sono appena passata a ritirare il tuo vestito, è pronto! Sarai bellissimo. Appena ci incrociamo te lo porto», scrive Boda a Bussetti via WhatsApp. E ancora: «Sto scegliendo una nuova stoffa per te, ci aggiorniamo». Presso un’agenzia di viaggi ci sono invece i riscontri per un soggiorno prenotato a nome del ministro nel weekend di Pasqua 2019 (quattro giorni in un 4 stelle in provincia di Viterbo) anche se non è chiaro se poi Bussetti ne abbia usufruito.
Nel suo ultimo interrogatorio – che non le è valso un ridimensionamento delle accuse – Boda ha sostenuto di essere in balìa di una compulsività a spendere a causa di una cura ormonale che le causava stati di depressione: «Avevo perso il senso della realtà». Estetica, divertimento, vacanze, servizi alla persona, non c’è settore nel quale non abbia riversato i soldi di Bianchi di Castelbianco, al quale sostanzialmente, oltre agli affidamenti diretti, lasciava campo libero nella stesura di bandi: «No, io guarda non ci sto capendo più niente per me fate quello che volete – dice l’ex capo dipartimento parlando in una intercettazione con l’editore della agenzia Dire e un altro indagato che come lui aveva accesso alle riunioni in ministero —. Basta che vi mettete d’accordo voi con i soldi». Come ammesso dalla funzionaria, l’imprenditore prese a farle regali nel 2016 quando lei gli confidò di non voler più dipendere dai soldi della famiglia. Parte dei soldi li avrebbe rimandati indietro. In un’altra intercettazione dell’aprile 2021 Boda confida a Bianchi di Castelbianco di volersi prendere un anno di pausa: «Se io domani non andassi a lavoro, dimmi con cosa vivrei?». E lui pronto: «Guardami dimmi solo l’importo. lo ti faccio arrivare i soldi all’estero, ti faccio arriva’ tutto. Non ti preoccupare».
Figlia della ex sindaco di Casale Monferrato, moglie del procuratore di Chieti Francesco Testa, nominata commendatore da Giorgio Napolitano, confermata al Miur grazie alla sua brillantezza e intraprendenza con piena fiducia da tutti i ministri che si sono succeduti da Luigi Berlinguer in poi, dopo essere entrata senza sponsor Boda era secondo alcuni ormai pronta a scalare a 48 anni l’ultimo gradino del dicastero, pur restando invisa a molti colleghi. Da quella posizione, e ancora tramite la sua segretaria, distribuiva nelle società di Bianchi di Castelbianco assunzioni in quota a politici, ministri e associazioni con cui collaborava. Venti quelle verificate dalla Finanza (i beneficiari non sono indagati), a partire dall’ex portavoce di Bussetti, un nipote di Giovanni Falcone, il fratello della moglie di Cafiero De Raho, un membro della segreteria tecnica della ministra Valeria Fedeli e poi, in un perfetto corto circuito, due ex collaboratori di Maria Elena Boschi alle Pari Opportunità, chiamati dall’imprenditore per eventi col Miur da lui ottenuti grazie ai legami con Boda e rafforzati forse anche da quelle stesse assunzioni.