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 2022  settembre 10 Sabato calendario

I drink preferiti da Elisabetta

Vale la pena di ricordarla anche con il «suo» Dubonnet. Elisabetta II aveva preso gusto al cocktail Dubonnet, che l’ha accompagnata per tutta la vita, con il latte materno si può dire, dato che la passione l’aveva ereditata da una fan sfegatata come la regina madre, Elizabeth Bowes-Lyon. Il drink era bevuto e di moda soprattutto negli anni Venti. Un aperitivo semplice – due parti di dubonnet, una parte di gin e una fetta di limone – che nasce nell’era coloniale in qualche modo per lo stesso motivo per cui era nato il gin tonic: combattere la malaria. Sulle navi della Royal Navy per rendere un po’ più potabile l’amarissimo chinino lo si mescolava con il succo di limone (più tardi il lime) e l’acqua resa frizzante dalle tavolette del dottor Schweppes. Mentre il Dubonnet, che è una sorta di vermouth, aveva vinto la gara bandita dal governo francese nel 1846 per trovare una bevanda che convincesse i legionari a deglutire il chinino, sempre lui. Elisabetta non ha fatto mancare la sua gratitudine: dall’anno scorso, il Dubonnet ha ricevuto il Royal Warrant, il diritto a fregiarsi dello stemma e del titolo di fornitore della casa reale. Se il Dubonnet era per l’aperitivo prima di pranzo, prima delle cene, altamente proteiche per buona parte della sua vita, Elisabetta preferiva il Martini cocktail, il drink (bello forte) amato da James Bond. Secondo il royal chef Darren McGrady, la marca preferita erano Gordon’s e Plymouth. Prima, ovviamente, che nel 2020 nascesse il Buckingham Palace, il gin prodotto con le botaniche che crescono nei 12 ettari di giardino della residenza reale. Spesso, Elisabetta apprezzava anche il Bloody Mary, preparato con il succo di pomodoro Big Tom. E alla sua tavola non è mai mancato il vino. Bianco tedesco e soprattutto champagne, «debolezza» francese tipica delle regine inglesi. Nessuno pensi però che non bevesse acqua: come tutti i suoi predecessori, era grande consumatrice della Malvern water, pubblicamente elogiata da Elisabetta I già a metà del ’500.