Corriere della Sera, 10 settembre 2022
Il primo discorso di Carlo III
Una giornata carica di parole, gesti e significati, quella affrontata ieri dal nuovo re Carlo III: che si è presentato ai sudditi e al mondo per dare un assaggio iniziale di quale potrà essere il suo regno, dopo i 70 anni della seconda era elisabettiana.
Il primo bagno di folla c’è stato ieri mattina, davanti a Buckingham Palace, dove Carlo e la consorte Camilla sono arrivati a bordo di una Rolls-Royce d’epoca, appena sbarcati dal volo che li aveva riportati a Londra da Balmoral. Il nuovo re è sceso dalla macchina e si è avviato verso una folla di migliaia di persone che premeva contro le barriere e scandiva «God save the King», Dio preservi il Re: Carlo non si è sottratto all’abbraccio e per 15 minuti ha sfilato a salutare i sudditi, stringendo le mani quasi ad una ad una. E, segno in qualche modo di un nuovo stile, non ha fatto una piega quando una donna lo ha abbracciato e gli ha stampato un bacio sulla guancia. Poi dalla folla si è levato, spontaneamente, il canto dell’inno nazionale: un simbolico momento di passaggio dal cordoglio per la scomparsa di Elisabetta, che aveva aleggiato per tutta la mattinata, al saluto per il nuovo re e per il futuro del Regno.
Carlo, accompagnato da Camilla, che fino a quel momento si era tenuta in disparte, col volto commosso, è dunque entrato a Buckingham Palace dove ha ricevuto per la prima udienza Liz Truss, la nuova premier anche lei in carica solo da qualche giorno: «Un momento che tanto avevo temuto», lo si è sentito dire riferendosi alla morte della madre.
Fuori, sessantadue salve di cannone davano l’ultimo saluto alla regina scomparsa, cui prima era andato il tributo del Parlamento: l’ex premier Boris Johnson l’ha chiamata «Elisabetta la Grande», che «ha lavorato così duramente per il bene del suo Paese non solo adesso ma per le generazioni a venire».
Il momento più importate della giornata è stato però il discorso di Carlo, che era stato registrato qualche ora prima ed è stato trasmesso alle 6 di sera, all’inzio di un servizio religioso che si è svolto nella cattedrale di St Paul.
Un discorso tenuto nel solco di Elisabetta: il nuovo re Carlo, rivolgendosi per la prima volta ai sudditi, ha fermamente indicato che condurrà la monarchia nella direzione tracciata da sua madre, che ha saputo coniugare «amore costante per la tradizione e accoglienza senza paura del progresso». E ha richiamato e fatta propria la promessa di Elisabetta 21enne, che giurò di dedicare la sua vita al servizio dei suoi popoli: «Dovunque voi possiate vivere nel Regno Unito, o nei regni e territori nel mondo, e qualunque siano il vostro retroterra e il vostro credo, prometto di servirvi con lealtà, rispetto e amore», ha proclamato il nuovo sovrano.
Buona parte del suo discorso è stato un tributo alla regina defunta e alla madre scomparsa: quella di Elisabetta, ha detto, è stata «una vita ben vissuta, una promessa col destino mantenuta». «La sua dedizione e devozione come sovrana -— ha aggiunto – non ha mai vacillato, attraverso momenti di cambiamento e progresso, di gioia e celebrazione, di tristezza e perdita».
Ma Carlo ha dato anche indicazioni importanti per il futuro. Ha ricordato che quando Elisabetta salì al trono, la Gran Bretagna viveva ancora «in base alle convenzioni dei tempi passati», mentre nei successivi 70 anni è diventata «una società di molte culture e molte fedi». E tuttavia «i nostri valori sono rimasti, e devono rimanere, costanti».
Qui è arrivato un passaggio assai significativo del discorso: quando ha ricordato la «particolare relazione e responsabilità del sovrano verso la Chiesa d’Inghilterra, la Chiesa nella quale la mia propria fede è profondamente radicata». Un segno che, accanto al rispetto per il pluralismo che caratterizza il Regno Unito, re Carlo non intende abdicare al suo ruolo di sovrano cristiano, dal quale in ultima analisi deriva il suo diritto divino a regnare.
E un altro momento importante è stato quello politico: come la madre, il nuovo re ha promesso di «rispettare i principi costituzionali al cuore della nostra nazione». Un modo per fugare i dubbi di volersi intromettere nelle faccende di governo, dopo 70 anni di totale neutralità da parte di Elisabetta: certo, Carlo non rinuncerà alla sua prerogativa di «consigliare» i primi ministri, ma vorrà evitare di prestare il fianco all’accusa di essere un «re impiccione».
La parte finale del discorso è stata dedicata ai familiari e al ruolo che svolgeranno. In primo luogo Camilla, per la quale è stato confermato il rango di regina consorte, «in riconoscimento del suo leale servizio pubblico». Mentre una sorpresa è stata la nomina immediata del figlio William a principe di Galles: il titolo non è automatico e si riteneva che sarebbe passato un po’ di tempo (come era stato per Carlo) prima dell’ufficializzazione. Un segnale che il nuovo re vuole il figlio al suo fianco fin dal primo momento, una sorta di «vice-re» di fatto. E non è mancata una menzione per Harry e Meghan, verso i quali il sovrano ha espresso il suo «amore», ma ha aggiunto che «continuano a costruire la loro vita oltremare»: segno che al momento non è in vista un loro ritorno in patria e dunque una riconciliazione col resto della famiglia reale.
La conclusione del discorso è stata un toccante omaggio alla «cara Mamma», che ha ringraziato un’ultima volta per «l’amore e la devozione alla nostra famiglia e alla famiglia di nazioni che hai servito così diligentemente tutti questi anni». «Possano schiere di angeli accompagnarti col canto al tuo riposo», ha concluso il re con emozione, citando Shakespeare.
Stamattina alle 10 il Consiglio di Accessione proclamerà ufficialmente il nuovo re, che presterà giuramento: e per la prima volta la cerimonia verrà trasmessa in tv. Poi, lutto nazionale in attesa dei funerali di Elisabetta, fra 10 giorni.