Il Messaggero, 9 settembre 2022
Dio Salvi il re Carlo III
Una cosa è certa. Se il regno di Elisabetta II ha avuto il merito di unire - sotto la sua indiscutibile lealtà e il suo ammirato senso del dovere - il futuro della monarchia guidata dal figlio Carlo, che da ieri sera è ufficialmente re, si prepara invece a essere invece marcato dalle divisioni. Tra chi non è mai riuscito a perdonargli il tradimento dell’amatissima principessa Diana con l’attuale moglie Camilla, gettando la principessa del popolo nello sconforto; e chi, invece, ne riconosce le difficoltà degli anni giovanili e ne apprezza il pragmatismo raggiunto in età adulta. Tra chi pensa che, nonostante sia stato l’erede al trono più anziano della storia britannica ha 73 anni non sarai mai davvero pronto a portare la corona; e chi invece lo ritiene un «monarca in grado di guidare, non solo di seguire», come lo ha descritto il biografo e Robert Jobson.
IL RUOLO DI CAMILLA
Soprattutto grazie al supporto della moglie Camilla che è riuscita a stargli accanto senza oscurarlo al contrario della ex moglie, per esempio, una calamita delle folle e dei tabloid - dandogli la sicurezza in se stesso di cui ha sempre avuto bisogno. Sì, perché non è possibile guardare al nuovo re senza considerare l’impatto che la sua vita privata ha avuto sull’immagine pubblica. La quale, dagli anni Novanta a oggi, è stata oggetto di un lungo tentativo di restyling, che si è concluso con la definitiva approvazione da parte della sovrana del ruolo di Camilla a corte, quando in occasione del giubileo ha espresso il desiderio che venisse chiamata «regina consorte». E così è stato, infatti, nel comunicato con cui Buckingham Palace ha annunciato la morte dei Elisabetta II: «Il re e la regina consorte torneranno a Londra domani», si legge. Una presa di posizione chiara, quella della regina, per fugare ogni dubbio sul ruolo istituzionale di quella donna un tempo entrata a Buckingham Palace come amante e che diciassette anni fa la stessa regina aveva chiamato «wicked woman», donna malvagia. Una missione non facile, comunque, quella di risollevare l’immagine di Carlo, anche per i continui scandali finanziari che hanno travolto la sua fondazione, messi in luce negli ultimi mesi dal Times e dal suo supplemento domenicale. Tra questi, per esempio, quello del suo fidato ex valletto Michael Fawcett, che dicevano spremesse il tubetto di dentifricio al principe affinché si potesse lavare i denti dimessosi dopo l’accusa di aver promesso cittadinanza britannica e titoli onorifici all’imprenditore saudita Mahfouz Marei Mubarak bin Mahfouz in cambio di denaro per la Prince Foundation.
Nel privato, la rottura con il figlio Harry e la minaccia che il duca di Sussex possa svelare scomodi particolari nella sua biografia prevista per la fine di quest’anno legati probabilmente anche alla discussione imbarazzante sul colore della pelle di baby Archie? - stanno creando più di un grattacapo tra i corridoi di Buckingham Palace. Dove tra l’altro le preoccupazioni sono molte di più. Carlo, infatti, ha manifestato più volte, privatamente, l’intenzione di modernizzare e «snellire» la monarchia da molti punti di vista. Uno di questi riguarda proprio la complessa, maestosa e costosa residenza di Buckingham Palace, luogo in cui dovrebbe trasferirsi ora che è ufficialmente il capo di Stato. Ma si tratta di un trasloco di cui farebbe volentieri a meno, a favore della sua attuale residenza, Clarence House.
LE GAFFE
Nel corso di questi lunghi anni di erede, Carlo ha abituato il popolo britannico a qualche gaffe di troppo e a opinioni spesso non richieste, al contrario della madre che si è sempre distinta per la sua abilità di rimanere al di sopra delle questioni politiche, come il ruolo istituzionale le impone. Dichiarazioni legate non solo all’ambiente, tema che gli è da sempre particolarmente caro. Di recente, per esempio, aveva definito «spaventosa» la legge sull’immigrazione clandestina che prevedeva la deportazione in Ruanda di chi approdava illegalmente sulle coste della Manica. C’è poi chi sostiene che Carlo vorrà addirittura «un posto al tavolo» delle decisioni e non si accontenterà di mettere la firma su quanto stabilito da altri. Di questioni spinose ce ne sono tante, all’orizzonte. E anche queste hanno a che fare con le divisioni: il Commonwealth, così tanto amato dalla regina, sembra sulla via del tramonto, pronto a sgretolarsi, mentre i venti indipendentisti di Scozia e Irlanda del Nord soffiano sempre più forti.