Corriere della Sera, 9 settembre 2022
Carlo III e il regno che verrà
Cose che cambierannoE ora Dio salvi il re. Tra le tante cose che adesso cambieranno nel Regno Unito ci saranno anche le parole dell’inno, che ora tornerà a chiamarsi God Save the King invece di God Save the Queen.
Ma non è l’unica. Ci vorranno almeno due anni per rimpiazzare i miliardi di banconote attualmente in circolazione con il volto di Elisabetta II: sterline, ma anche dollari canadesi e pure monete della Nuova Zelanda.
Per tradizione, il volto guarderà nella direzione opposta a quella del predecessore, e così, se il ritratto della madre si rivolgeva a destra, quello di Carlo sarà rivolto a sinistra.
Verrà poi cambiato tutto ciò che porta la sigla EIIR, che sta per Elizabeth II regina, come le bandiere che sventolano fuori dalle stazioni di polizia, ma potrebbero resistere le cassette postali rosse con la sigla ER. Mentre i francobolli, ovviamente, saranno aggiornati con il ritratto del nuovo sovrano, Carlo III.
I carli precedenti
Carlo I Stuart regnò su Inghilterra, Scozia, Irlanda e Francia dal 1625 fino alla morte, avvenuta per decapitazione nel 1649. Sostenitore convinto del diritto divino dei re, sposò la cattolica Enrichetta Maria di Francia e perse la guerra civile, finendo giustiziato. Dopo pochi anni di repubblica, scomparso il leader della rivoluzione Oliver Cromwell, il figlio di Carlo I restaurò la monarchia. Carlo II, il monarca allegro (12 figli illegittimi), regnò dal 1660 al 1685.
Eva Grippa per la RepubblicaIl “principe dimenticato”: così lo definì la rivista Time nel 2013, sottolineando il tiepido legame tra l’erede al trono britannico e i suoi sudditi. A distanza di quasi dieci anni si potrebbe dire che, più che dimenticato, Carlo è stato sempre poco considerato, perché ha condotto una vita all’ombra di altre figure ben più carismatiche – e notiziabili – tutte femminili.
Nel suo primo giorno di regno, l’ex principe di Galles, ora Carlo III, diventa quindi per la prima volta il protagonista del racconto, il centro della storia. Non più figlio, marito o ex marito, suocero di affascinanti duchesse o nonno di smorfiosi principini. Oggi Carlo è re, e tutti si chiedono chi sia veramente lui, l’uomo dietro il titolo e la corona.
In fondo, guardando lui, abbiamo sempre visto qualcuno altro: in relazione all’iconica The Queen, Carlo è stato l’erede al trono con l’attesa più lunga mai registrata nella storia del Regno Unito, con i suoi 70 anni di panchina; in relazione a lady Diana è stato prima relegato al ruolo di comparsa, confinato nel cono d’ombra dei riflettori accesi sulla principessa superstar, poi un marito infedele incapace di darle l’amore che desiderava. In relazione a Camilla, infine, il principe è stato considerato un debole, uno che non ha saputo mettere il dovere avanti all’amore – era questo il desiderio della madre regina – arrivando perfino a compromettere la propria dignità, quando si fece beccare nel corso di una conversazione telefonica intercettata mentre diceva a Camilla che avrebbe voluto essere un Tampax per restare sempre assieme a lei.
Carlo non è mai stato un uomo amato. Non lo è stato da bambino, perché l’assenza della madre impegnata nel suo ruolo di sovrana ha sempre pesato come un macigno su di lui, facendolo sentire trascurato, solo; già a 5 anni è rimasto affidato alle cure della nanny per sei lunghimesi mentre la sovrana circumnavigava il mondo, e quando se l’è ritrovata di fronte, al suo ritorno, lei gli ha stretto la mano con glaciale compostezza sotto i flash dei fotografi. Ragazzo fragile e insicuro, Carlo crescendo non ha acquisito sicurezza anche a causa di un padre severo, Filippo, che per forgiarne il carattere lo ha spedito in un collegio militare nonostante lui avesse preferito studiare arte e letteratura. Vessato e bullizzato, Carlo non conserva buoni ricordi di gioventù.
Si potrebbe pensare che sia un uomo fortunato, perché nato con un unico scopo nella vita – indossare la corona – e cresciuto negli agi, ma non lo è. Il suo carattere, il suo portamento, non sono mai stati considerati abbastanza. È un personaggio poco carismatico, Carlo, ma non per questo poco interessante. A condannarlo sono state biografie che lo hanno ritratto come viziato, irascibile, in preda alla manie; uno che quando viaggia porta con sé una scorta di Laphroaig, single malt dell’isola di Islay, la sua carta igienica d’alta qualità Kleenex Premium Comfort e una tavoletta del wc. Se un passaggio in tir lo consente, perfino il materasso. Molti di questi racconti hanno iniziato a circolare con la biografia Rebel Prince, in cui Tom Bower lo apostrofava come «dominato dai capricci, più irascibile che insofferente. Pieno di vizi», mentre il suo staff negava: «Il principe di Galles è una persona frugale».
Il matrimonio fallito con Diana è stato per molti versi l’inizio di una campagna mediatica contro Carlo di cui il principe porta segni e cicatrici ancora oggi. Scarsamente popolare, è stato anche incapace di spiegare le sue ragioni, perché se la principessa era stata tanto brava nel consegnare al mondo la sua vera storia registrando su nastri quello che il giornalista Andrew Morton avrebbe messo in un’esplosiva biografia, e poi rivelando allaBbc che il suo era un matrimonio «un po’ affollato», Carlo aveva invece registrato un fiasco totale quando si era presentato in tv per dire la sua. Mentre i sudditi erano sintonizzati sul canale, Diana faceva strike indossando uno strepitoso tubino nero poi detto revenge dress,abito della vendetta, e presentandosi a una serata alla Serpentine Gallery per riscuotere consensi dal pubblico e oscurare l’apparizione televisiva del marito.
Nel corso della bagarre matrimoniale della coppia reale, cui la regina Elisabetta assisteva incredula, di Carlo si è messa in dubbio la capacità di poter regnare – fu la stessa Diana, in quell’intervista televisiva, a suggerirlo – una convinzione che molti hanno conservato fino a oggi, e ne minò perfino l’orgoglio, insinuando che il secondogenito Harry potesse essere non figlio suo, ma di James Hewitt, che fu per cinque lunghi anni amante di lady Diana.
C’è voluto il traguardo della terza età per il riscatto di Carlo, perché attraverso timidi successi il mondo a un tratto si è accorto di lui. In occasione del suo 70esimo compleanno, è stato ritratto in veste di padre e nonno, cosa che ha giovato alla sua immagine. Le immagini della festa del Giubileo di Platino, in cui lo si è visto intrattenere sulle ginocchia il nipotino Louis, gli sono valse una manciata di punti a favore nella classifica dei reali più amati, che comunque lo vede sempre un passo indietro al figlio William.
E quando il tema ambientale si èimposto nell’agenda pubblica, ci si è ricordati che il principe di Galles, con le sue fisse per gli orti biodinamici e il compost, è stato un ecologista ante litteram; il suo pensiero era considerato utopistico, negli anni Ottanta, quando confessò di parlare alle piante fu preso per folle, eppure il suo monito ai potenti del mondo sul cambiamento climatico si è rivelato premonitore.
Come lungimirante è oggi la sua visione dell’industria, e perfino della moda; noto per la sua parsimonia e per l’appassionato riciclo degli stessi capi, dalle scarpe al cappotto, recentemente ha creato una “Fashion Taskforce” presieduta dall’imprenditore italiano Federico Marchetti per dare il via a una serie di iniziative volte a fare della produzione moda un processo sostenibile.
Carlo, 40° monarca, inizia oggi a rivestire il ruolo assegnatogli alla nascita, ma ha 73 anni ed è consapevole che oltre a presentare un “buon programma di governo”, che già sappiamo prevedere una monarchia snella e meno dispendiosa, deve garantire una tranquilla successione. Una monarchia che ha subìto un crollo di popolarità per via della faida familiare che ha inquinato gli ultimi mesi di vita del principe Filippo e gli ultimi tre anni di vita della regina Elisabetta, da quando cioè il principe Harry e sua moglie Meghan Markle hanno deciso di lasciare il loro posto tra isenior royals, e contravvenire al tacito patto di silenzio imposto a chi fa parte della famiglia reale britannica. «Harry mi ha detto di aver perso suo padre», ha rivelato di recente la duchessa di Sussex. Non è dato sapere in quale misura sia vero, e se quello tra Carlo e Harry sia uno strappo ricucibile, ma certo il nuovo re ha in questo momento bisogno di mettere a posto le cose.
Accanto alla sua Camilla, che sarà incoronata nel ruolo di regina consorte, Carlo regnerà con l’aiuto di William e Kate, coppia popolare e amata, utile a conseguire il primo degli obiettivi: iniziare a “brillare”, per non far spegnere la magia che ha circondato la Corona negli ultimi 70 anni grazie alla carismatica, iconica regina.
Luigi Ippolito per il Corriere
L’attesa di una vita è terminata. Carlo diventa Carlo III, il re più anziano a salire al trono britannico, a 73 anni, dopo un’esistenza trascorsa all’ombra di una madre gigantesca nella sua portata. Una corona che è un peso e un’eredità enorme da gestire: e non sono pochi quelli che hanno sollevato perplessità sulla capacità di Carlo di garantire il futuro e la stabilità della monarchia. Non è un caso che i sudditi abbiamo a più riprese indicato di preferire William sul trono, saltando una generazione: ma il principio dinastico non si tocca, ne va del senso stesso dell’istituzione monarchica, che non è un concorso di popolarità.
Attento all’ambiente
Che re sarà Carlo, allora? Elisabetta ha fatto del silenzio la sua cifra, sempre al di sopra delle parti, senza mai esprimere un’opinione o una preferenza; Carlo invece di opinioni ne ha fin troppe e non ha esitato a esternarle. Sono note le sue lettere ai ministri, scritte con grafia incomprensibile, con le quali metteva bocca negli affari di Stato. Un re impiccione, insomma: questo è il timore, con tutto quello che ne deriva in un Paese che non ha una Costituzione scritta.
C’è da dire, a sua difesa, che Carlo è stato un precursore su molti argomenti, a partire dalla difesa dell’ambiente, la sua vera passione: tanto che fin da giovane aveva trasformato Highgrove, la sua residenza di campagna, in un’oasi di biodiversità. Lo si prendeva in giro quando diceva di parlare alle piante: ma di fronte alla catastrofe climatica si è capito che aveva ragione lui.
E il suo intervento alla Cop26 è stato dunque fra i più ascoltati. Un re verde, dunque, che nel suo ducato di Cornovaglia ha avviato produzioni biologiche che vengono vendute con successo nei migliori supermercati britannici.
Scivoloni e bizzarrie
Ma lo accompagnano anche tante bizzarrie: come la storia che quando viaggia si porta dietro l’asse del water, perché non vuole accomodarsi su quelle estranee, oppure quella del valletto incaricato di mettergli il dentifricio sullo spazzolino da denti. E ci si chiede dunque come possa un personaggio simile, la cui vita non ha mai avuto nulla di normale, rapportarsi ai sudditi del ventunesimo secolo.
È anche a questa disconnessione dalla realtà che può imputarsi la sua mancanza di giudizio, che è emersa platealmente negli ultimi tempi, quando si è scoperto che aveva accettato intere valigie di contanti da emiri arabi o addirittura finanziamenti dalla famiglia di Bin Laden. Nulla che finisse nelle sue tasche, beninteso, tutto andava alle sue Fondazioni: ma forse un po’ più di discernimento non guastava.
È per tutti questi motivi che si teme che molti dei Paesi che hanno avuto finora la regina come capo di Stato decideranno di staccarsi dalla Corona.
Lo ha già fatto Barbados, la Giamaica forse è la prossima: perché un conto è avere il volto sereno di Elisabetta nei ritratti in cornice, un altro la faccia di Carlo con tutto quello che si porta dietro. E dunque il destino stesso del Commonwealth, tanto caro alla regina, potrebbe tornare in questione.
La grande battaglia personale che Carlo è riuscito a condurre in porto è stata quella per avere Camilla al suo fianco come regina consorte e non come semplice duchessa: una «promozione» sulla quale alla fine Elisabetta ha messo il suo sigillo.
L’ombra di Diana
Ma questo non vuol dire che Carlo riuscirà a sfuggire all’ombra di Diana; lui resterà il re che ha tradito la sua consorte per poi sposare la sua amante di sempre e metterla sul trono. Non esattamente un capolavoro di stile.
Certo, Carlo ce la metterà tutta per smentire i preconcetti che gli si sono appiccicati addosso. Ma diversi commentatori hanno osservato che il suo sarà per necessità di natura un regno breve, di transizione: «Un sorbetto fra due portate principali, giusto per pulirsi il palato», è stato detto. E dunque garantire il futuro della monarchia spetterà a William e Kate e alla loro bellissima famiglia: sperando che nel frattempo re Carlo III non faccia troppi danni.
Fabrizio Accattino intervista Tim ParkLa stampa«L’emotività che sta suscitando la morte della Regina è enorme e questo fa davvero pensare. È incredibile l’interesse per questa figura istituzionale, quando degli altri capi di Stato a fatica conosciamo il nome». Da un annetto Tim Parks è diventato cittadino italiano, ma inglese lo resterà per sempre. E da inglese è lui il primo a stupirsi dell’emozione intorno alla morte di Elisabetta II. Lo scrittore definisce la Corona un’istituzione «pre-moderna», che pure sembra far risuonare in tutto il mondo le corde dell’opinione pubblica. «La monarchia sembra mettere d’accordo tutti, persino le due sponde della Brexit in Gran Bretagna. Evidentemente è un ruolo che ricopre una sua funzione».
Quale?
«Per esempio evita il grattacapo di doversi mettere d’accordo per scegliere un capo di Stato, circostanza non banale visto com’è finita l’ultima volta nel parlamento italiano».
Qualcos’altro?
«Beh, non molto altro. Quello di regnante non è un ruolo basato sul merito, ha un peso piuttosto fasullo. È come una banconota, in sé non vale niente ma tutti ci mettiamo d’accordo che abbia un suo valore. Non a caso riporta proprio la testa della Regina».
Come vede Carlo re?
«Non lo ameranno come Elisabetta, ma funzionerà. Fino a dieci anni fa era detestato per la separazione con Lady Diana, tra l’altro un pasticcio combinato proprio dalla Regina, visto che lui nemmeno la voleva sposare. Si è preso insulti e sbeffeggiamenti senza reagire e ora, dopo essere rimasto defilato per tanto tempo, risulta riabilitato dall’opinione pubblica».
E la generazione successiva?
«William e Kate hanno capito tutto su come giocarsela. Li ha aiutati anche il confronto con i comportamenti bizzarri di Harry, uno che se ne va dalla famiglia reale (unico motivo della sua visibilità) e pretende di esercitare ancora una qualche forma di carisma».
Che cosa ne pensa del nuovo primo ministro britannico Liz Truss?
«Ha posizioni più o meno simili alla Thatcher, a cui si ispira. Fondare il proprio agire sul modello di qualcun altro non è mai il massimo. Non mi sembra però una persona pericolosa, vuole solo fare il proprio lavoro senza l’ambizione di essere amata. Che era poi il vero, grande problema di Boris Johnson».
Lei è monarchico o repubblicano?
«Vengo da una famiglia non agiata, per cui quando sono arrivato in Italia ero un fervente repubblicano. Dopo una decina d’anni passati a osservare la politica di qui, ho iniziato a pensare che avere la Regina in fondo non era poi così male».
A giugno aveva affermato che avrebbe votato Tommasi come sindaco di Verona, usando il condizionale perché – dopo 30 anni trascorsi nel capoluogo scaligero – oggi vive a Milano. Ora però potrà votare per la prima volta: da italiano: ha già le idee chiare?
«Due o tre idee le ho ma mi sto ancora formando un’opinione. Mi riesce molto difficile decidere, anche perché dove avrei la mia naturale collocazione politica trovo situazioni stranissime. In ogni caso osservo affascinato».
Lei conosce benissimo il nostro Paese. Ha tradotto Calvino, Moravia e Tabucchi;ne «Il cammino dell’eroe» ha ripercorso a la ritirata di Garibaldi del 1849. Il suo «An Italian Education» per il Guardian è tra i 10 migliori libri che hanno saputo raccontare l’Italia, con Goethe e Barzini, «Il gattopardo» e «Cristo si è fermato a Eboli». Differenze tra la nostra politica e quella inglese?
«Difficile fare paragoni, perché la diversità tra i due sistemi elettorali è siderale. In più, là le alleanze non sono ben viste dall’elettorato. Che si vinca o che si perda, si corre da soli. Della politica italiana mi colpisce che non venga mai concepita come presentazione di idee, ma come appartenenza a un gruppo. E invece di proporre qualcosa ci si limita a essere contro qualcun altro, a costo di “comprarsi” gli oppositori per farne degli alleati. Mi torna in mente quello che Machiavelli scrisse di Cosimo de’ Medici nelle “Istorie fiorentine": “La sola cosa che possiamo dire contro di lui è che dà soldi a tutti"».
Nel Regno Unito ora c’è Liz Truss, in Italia per la prima volta c’è la possibilità di una premier donna, Giorgia Meloni. Le fa paura l’idea di una destra estrema al governo?
«La destra e la sinistra storiche non esistono più, quindi non condivido l’idea di chi dipinge Giorgia Meloni come qualcosa di fuorilegge, di inaccettabile. Viene da un passato discutibile, ma non è certo l’unica. E di recente ha modificato la sua posizione in maniera costruttiva, adottando toni più pacati. Probabilmente è molto ben consigliata».
La voterebbe mai?
«No. Ma non mi piacciono le campagne elettorali basate sulla delegittimazione a priori dell’avversario». —