Corriere della Sera, 9 settembre 2022
Ritratto di Barbara Masini
Non fatevi ingannare dal suo eloquio pacato, ammorbidito dalla cadenza toscana. Barbara Masini ha una determinazione vibrante che è stata in grado di conquistare anche gli animi più coriacei di Palazzo Madama. Erano i tempi in cui la senatrice sedeva ancora sugli scranni di Forza Italia quando un giorno, di punto in bianco, si alzò in piedi per raccontare in Aula che amava una donna, Pamela, da dodici anni ormai. Le venne giù qualche lacrima, è vero, ma per una passionalità che è viscerale tanto nel privato quanto in politica qualche lacrima le stava scendendo anche il giorno in cui Mario Draghi venne «mandato a casa».
Quarantotto anni, acquario, pistoiese, una laurea in Scienze politiche e l’intenzione di prenderne un’altra o in Storia o in Filosofia qualora la competizione elettorale non dovesse andare a buon fine. Corre per Azione, adesso, un seggio uninominale nella sua Toscana e capolista nella circoscrizione Piemonte 1. Dice: «La Toscana ormai è in mano alla destra, combatterò come posso, ma punto di più su Torino. Io gliel’ho detto ai piemontesi: ho capito che sono un Papa straniero ma noi non possiamo che andar d’accordoperché abbiamo troppi punti in comune. La carne migliore, chianina e fassona. E poi il vino migliore, il Barolo e il Brunello. Cavour e Ricasoli erano amici e le capitali, Torino e Firenze, furono tutte e due scippate da Roma».
Giura che di Torino si è già innamorata, ma è consapevole di quanto sia difficile conquistare un seggio lì, sebbene sia disposta a combattere fino all’ultima scheda. Ad esserle complice la comprensione della sua compagna, che non ha battuto ciglio quando ha dovuto rinunciare alle agognate vacanze. «Ho un tesoro accanto», dice la senatrice Masini. Che quando correva per un posto nel comune di Pistoia alla vacanza però non rinunciò pur di festeggiare con Pamela in Perù i suoi quarant’anni. Quella volta la campagna elettorale la fece da Machu Picchu.
La punta di diamante delle sua battaglie sono i diritti, quelli lgbt certo, ma tutti i diritti in generale per le minoranze, per gli ultimi, per gli sfruttati. «Mi sto battendo per far capire che i diritti e l’inclusione sono economia, perché le città inclusive sono più attrattive anche per il mercato estero. A lungo ho provato a dire questo a quella Forza Italia, che poi è andata perduta. Quella dove c’era Francesca Pascale, che conosco bene. Quella che ha portato in Parlamento Emma Bonino che per me è un punto di riferimento».
Quella Forza Italia da cui sono usciti Mara Carfagna, Andrea Cangini, Osvaldo Napoli, tutti oggi in Azione e nel 2019, riuniti insieme a Masini in un’associazione che si chiamava «Voce libera». Masini si batterà ancora di più per i diritti se la destra dovesse arrivare al governo. «Meloni sui diritti ha aggiustato un po’ il tiro. Ma non ci si deve far ingannare, è in campagna elettorale».