la Repubblica, 9 settembre 2022
La vita turbolenta di Ernest Hemingway
Una settimana dopo esser stato insignito del premio Nobel, e sette anni prima del suicidio, Ernest Hemingway scrisse al figlio Patrick: «Tu sei l’unico fratello che abbia mai avuto tra i miei figli: Mr. Bumpy è ammirevole ma non molto intelligente, e Mr. Gigi è meraviglioso, ma perennemente strano, e poi si è perso come un fuoco d’artificio spento. Forse un giorno tornerà. Me lo auguro sempre, ma spero di non vederlo mai». I due figli sono rispettivamente John, detto anche Jack, e Gregory. Il primo, le cui madrine erano Gertrude Stein e Alice B.Toklas, riuscì a essere insieme ambientalista e pescatore professionista, ed ebbe tre figlie: Joan, detta Muffet, che una volta fu fermata in stato confusionale mentre camminava nuda durante una tormenta di neve, Mariel, che in Manhattan di Woody Allen interpreta un’adolescente che ha una relazione con un uomo «più grande dei genitori» e Margaux, che si tolse la vita come il nonno, diventando la quinta Hemingway a suicidarsi nel giro di quattro generazioni. Qualche anno prima aveva accusato il padre di molestie sessuali, ma John negò ogni accusa e la vicenda non ebbe alcun seguito legale. Non meno tormentata la storia di Gregory, medico, atleta e cacciatore professionista, il quale nel 1976 scrisse un bestseller intitolato Papa: a personal memoir, in cui raccontava particolari devastanti del rapporto con il padre. Nel 1951, quando venne arrestato ubriaco e vestito da donna, lo scrittore ebbe una lite furibonda con l’ex moglie Pauline Pfeiffer, madre di Gregory, la quale morì il giorno dopo di cuore: padre e figlio si accusarono per tutta la vita della responsabilità di quella morte e interruppero ogni rapporto. L’intera esistenza del «fuoco d’artificio spento» è stata segnata da gravi problemi di droghe, alcoolismo e disturbi mentali: diagnosticato bipolare, subì numerosi elettroshock, come era avvenuto anche nel caso dello scrittore, il quale cercò di dissuaderlo in ogni modo dal prender moglie. Per tutta risposta Gregory si sposò quattro volte ed ebbe otto figli, e poi, dopo una breve carriera militare, cambiò sesso e assunse il nome di Gloria. Ci fu un momento in cui tentò di riconciliarsi con il padre mandando un biglietto di complimenti in occasione del premio Nobel, ma lo scrittore si limitò a rispondere con un assegno di cinquemila dollari. Nel 1999 Gregory tentò di capitalizzarne il nome formando la Hemingway Ltd. ma l’avventura imprenditoriale si chiuse tra mille polemiche quando ebbe l’idea di utilizzare il brand per vendere fucili, e, poi due anni dopo, morì in carcere a Miami dove era stato arrestato per atti osceni in luogo pubblico. È illuminante paragonare il suo bestseller con Dear Papa,il libro nel quale è pubblicata la corrispondenza epistolare di Patrick con il padre: i giudizi sono diametralmente opposti, e oscillano tra la venerazione e la riconoscenza per un padre unico anche nel modo in cui manifestava l’affetto e il risentimento, che assume venature d’odio nei confronti di un uomo brutale e incapace di essere un genitore. La prima volta che Gregory venne scoperto vestito da donna lo scrittore scrisse a Pauline che il figlio aveva «il più grande lato oscuro della famiglia eccetto noi due». E in seguito disse proprio a lui «Gigi, noi due apparteniamo a una strana tribù». Non si può ignorare che Hemingway non volle andare al funerale della madre Grace, che lo vestiva da donna da bambino, e non riuscì mai a perdonare il gesto suicida del padre Clarence, che accusò di vigliaccheria prima di seguirne le orme. Gli scambi epistolari con Patrick, ormai novantaquattrenne, si dilungano spesso su passioni comuni, quali la letteratura, la caccia e la pesca e non hanno il tono risentito degli scritti di Gregory, il quale, in occasione del funerale del padre, scrisse: «Ho provato un sollievo profondo quando il corpo è stato deposto nella terra e mi sono reso conto che era morto, che non potevo deluderlo e non poteva più ferirmi». Patrick appare invece riconciliato con il ricordo del padre, e il suo atteggiamento sembra essere quello che emerge dall’ultimo dei racconti di Nick Adams, nel quale il protagonista si rende conto che il padre mitizzato era un uomo fragile che aveva tradito se stesso, ma lui continua ad amarlo, forse ancora di più. Lo schiacciante rapporto con questo padre monumentale, bellissimo e di enorme successo, ha molti elementi della tragedia greca, e il costante sforzo dello scrittore per esibire a ogni costo la propria virilità racconta in maniera fin troppo evidente una voragine di insicurezze e paure.
La pubblicazione delle lettere avviene a poca distanza dal magnifico documentario realizzato da Ken Burns, nel quale vengono raccontate le prese di posizione politiche, che lo hanno visto distinguersi anche in momenti di eroismo alla luce di una visione drammatica dell’esistenza: il cupo senso di disincanto, espresso magistralmente nelle sue pagine, va di pari passo con il costante senso di sfida, viatico per la grandezza che è tale proprio perché la sconfitta è inevitabile, come nel caso di Santiago, il pescatore del Vecchio e il Mare. Il dibattito sulle luci e le ombre dell’uomo Hemingway è ancora aperto mentre, dopo qualche decennio di relativo oblio, è in corso un’autentica riscoperta della sua grandezza artistica, celebrata non solo per la scrittura cristallina in grado di trasformare in epica la più banale delle quotidianità, ma anche al suo intuito letterario: nel giorno in cui Parigi venne liberata dall’invasione nazista, un giovane soldato gli sottopose un manoscritto, indeciso se intraprendere la carriera letteraria. Hemingway rimase folgorato e lo incoraggiò a scrivere, dicendogli che avrebbe privato il mondo di un talento raro, e che aveva il dovere morale di esprimersi. Il nome del giovanesoldato era J. D. Salinger.