la Repubblica, 9 settembre 2022
Gli ultimi sondaggi vedono Fdi ancora in crescita
Fra poco più di due settimane in Italia si voterà per eleggere il nuovo Parlamento. Si tratta di una scadenza importante, per diverse ragioni. Anzitutto: permetterà di verificare i rapporti di forza tra i partiti e le coalizioni. In particolare: fra il Centro- Destra e gli altri soggetti politici. Visto che i partiti di Centro-Destra hanno stretto un’alleanza che, probabilmente, garantirà loro il successo elettorale. E, quindi, la maggioranza di governo. Ma servirà a capire anche quanto sia ancora importante la figura che, da anni, agisce da riferimento nel nostro scenario politico (e non solo politico). Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi. “Sfiduciato” dalle forze politiche di Centro-Destra, ma, soprattutto, dal M5S, guidato da Giuseppe Conte. Che, in questo modo, ha “colpito” (e “punito”) colui che aveva preso il suo posto, nel febbraio 2021.
Il sondaggio condotto da Demos per l’Atlante Politico, pubblicato oggi su Repubblica, di-mostra come la figura del capo del governo emerga, se possibile, rafforzata, da questa crisi. E appaia l’unico vincitore annunciato dalle prossime elezioni, alle quali non parteciperà.
Direttamente. Il consenso nei confronti del governo mantiene, infatti, un livello elevato e in lieve crescita.
Prossimo ai due terzi dell’elettorato. Per la precisione: 64%. Inoltre, fra i leader, Draghi risulta, di gran lunga, il più apprezzato. La fiducia nei suoi riguardi, infatti è al 67%. Giuseppe Conte appare indebolito da questa scelta. Seppur di poco. Come tutti gli altri leader politici. Compresa la stessa Giorgia Meloni. Che, tuttavia, guida il primo partito, per consensi. Come avviene, ormai, da alcuni mesi.
FdI, infatti, ha raggiunto il 24,6%, rafforzando il suo vantaggio sugli altri partiti. Per primo il Pd, che, comunque, tiene la posizione. E sale un poco, rispetto almese precedente. Mentre il M5S appare “premiato” da quanti volevano la crisi di governo e sale, a sua volta, di oltre 2 punti. Così, diviene il principale soggetto di opposizione. E supera la Lega, che scende di poco: 1 punto. Insieme a FI e ai FdI, però, la Lega delinea i confini di una coalizione di Centro-Destra sicuramente forte. Oltre il 44%. Ingrado di ottenere una larga maggioranza in Parlamento. E, dunque, di governare. Come prevedono 6 italiani su 10. Anche se con difficoltà. Perché le differenze fra i partiti di Centro-Destra, sul piano delle politiche interne e sui temi sul piano europeo e internazionale, appaiono significative. Tanto più se venisse “accantonato” l’unico vero “garante”, riconosciuto dentro e fuori il Paese. Mario Draghi. In grado, non solo, di mediare fra i partiti, in Italia, ma di garantire loro (e a noi) rappresentanza. Nelle sedi istituzionali ed economiche. In Europa e oltre.
Tra gli altri partiti, è interessante osservare il grado di consenso attribuito al Terzo Polo, costituito da Azione e Iv, in altri termini, dall’intesa fra Carlo Calenda e Matteo Renzi, che, insieme, sfiorano il 7%. Mentre, più indietro, la frammentazione appare elevata. Confermatae sottolineata dalla fiducia espressa nei confronti dei leader. Che, peraltro, appare in calo, pressoché generalizzato. Da Destra a Sinistra. Una tendenza che coinvolge anche la figura (oggi) più autorevole. E politicamente ri-conosciuta Giorgia Meloni. Al centro dei “consensi”, ma, per questo, anche del “dissenso” dei cittadini. Anche sotto questa prospettiva Mario Draghi continua a costituire il principale, forse: unico, riferimento comune del Paese. Anche perché, come emerge dal sondaggio, le principali preoccupazioni che inquietano i cittadini riguardano i temi economici. Questioni rispetto alle quali il Presidente del Consiglio rappresenta una garanzia. Anzi, un Garante.
Tra gli aspetti sottolineati dall’indagine di Demos, è significativo il limitato grado di consenso nei confronti dei leader di Centro-Sinistra. Per primo, il Segretario del PD, Enrico Letta, molto al di sotto rispetto a Giuseppe Conte e a Giorgia Meloni. Ma il favore verso altri “capi” di partito appare ancora più limitato. Soprattutto se si guarda oltre “il campo” (non propriamente “largo”) del Centro-Sinistra. I leader del Terzo Polo, Carlo Calenda e Matteo Renzi, oggi appaiono poco “alternativi” (oltre che “attrattivi”). Lo stesso Luigi Di Maio, dopo essere uscito dal M5S, per “mettersi in proprio” alla testa di Impegno Civico, il suo “partito personale”, non sembra aver conquistato uno spazio rilevante. Al contrario, ha perduto un buon grado di sostegno. La fiducia nei suoi confronti, infatti, è scesa dal 36% al 28%. Mentre il partito che guida non è ancora percepito – e neppure indicato – dagli elettori come una effettiva scelta possibile. E utile. Si tratta di un problema reale, per tutti. Perché l’incertezza, fra gli elettori, è elevata.
Da tempo, la scelta di voto non è orientata da identità e appartenenza. Ma neppure dalla fiducia o dalla sfiducia. È, invece dettata dalla paura. Del virus, della guerra. Oggi, della crisi economica. Più che ai partiti, i cittadini, guardano ai leader. Ai presidenti. Non per caso, fra le proposte del Centro-Destra, in caso di vittoria, c’è l’elezione diretta del Presidente, seguendo il modello del semi-presidenzialismo francese. Per fortuna, insieme a Mario Draghi, tra le figure più apprezzate dai cittadini, in Italia c’è Sergio Mattarella. Il Presidente della Repubblica. Conviene tenerli stretti. Ancora a lungo.