ItaliaOggi, 8 settembre 2022
El Salvador a rischio col crollo del bitcoin
Il crollo del valore del bitcoin di quasi il 70% in un anno, dal picco di 68 mila dollari, a novembre 2021, al di sotto dei 19 mila dollari in questi giorni, sta mettendo a rischio la strategia del presidente di El Salvador, Nayib Bukele, che proprio un anno fa, a settembre 2021, dichiarò il bitcoin moneta nazionale, primo Paese al mondo. Una iniziativa rischiosa che, nei piani del giovane presidente antisistema avrebbe dovuto accelerare l’inclusione finanziaria nel Paese dove il 70% della popolazione del più piccolo Stato dell’America centrale non ha un conto in banca. E avrebbe dovuto favorire le rimesse dei tre milioni di emigrati, perlopiù negli Stati Uniti, che costituiscono più di un quarto del prodotto interno lordo del Paese. Non solo. Bukele contava di approfittare della manna bitcoin per finanziare investimenti pubblici: un ospedale veterinario e la costruzione di Bitcoin City, attrezzata per il mining di bitcoin, processo di estrazione delle monete digitali, molto energivoro alimentato con elettricità a basso costo ottenuta dalla geotermia. Progetto da finanziare con l’emissione di bond a dieci anni per un miliardo di dollari in criptovaluta. L’obiettivo finale del governo salvadoregno era la crescita del turismo, già in aumento del 30% grazie proprio al bitcoin. Ma niente di tutto questo si è verificato. Secondo i dati della banca centrale salvadoregna meno del 2% delle rimesse sono state effettuate in criptovaluta. E Bitcoin City è rimasta sulla carta. Non basta. Si complicano le trattative con il Fondo monetario internazionale per il prestito di 1,3 miliardi di dollari e il Paese rischia il default.