Corriere della Sera, 8 settembre 2022
Elogio della copertina di Luca e Paolo
Mentre le menti più nobili del nostro Paese si stanno chiedendo se è possibile cuocere la pasta a gas spento, sono ripresi i talk show politici: Quarta Repubblica, diMartedì, #cartabianca, Fuori dal coro, Porta a porta e, a seguire, Piazzapulita, Stasera Italia, Controcorrente, Dritto e rovescio, per non parlare di quelli del mattino. Insomma, è probabile che le discussioni sulle prossime elezioni politiche avvengano nei modi propri del genere, spesso con l’impossibilità di fare discorsi di senso compiuto e di occuparsi degli indecisi. Il risultato è facilmente intuibile: ogni spettatore si rafforzerà nella sua idea, senza mai metterla in discussione.
Sì, dice qualcuno, ma con la tv è impossibile fare ragionamenti: il problema non è il mezzo, il problema è che non bisogna avere paura della complessità ma della confusione. La confusione genera solo inquietudine, scetticismo, rabbia. La confusione accende gli animi, cavalca l’onda dell’emozione, genera instabilità in un momento in cui dobbiamo affrontare problemi quasi di sopravvivenza. Quando ogni discorso serio si trasforma in balbettio, quando ogni affare pubblico si trasforma in vaudeville, la politica stessa è in pericolo. Questo per dire che sulle spalle dei conduttori pesa una responsabilità enorme e c’è solo da augurarsi che tutti siano in grado di sopportarla. Impossibile abbassare la temperatura dei talk: vivono di surriscaldamento. La copertina di Luca e Paolo a diMartedì, il programma condotto da Giovanni Floris (La7), non ha rappresentato soltanto un momento di grande divertimento ma è stata una preziosa lezione di comunicazione, da vedere e rivedere. Hanno preso in giro i primi assaggi della campagna elettorale dei politici (tutti a ridere, ovviamente) con la certezza che nei talk i politici continueranno a comportarsi allo stesso modo. «Divertirsi da morire», come recitava un vecchio libro di Neil Postman.