Corriere della Sera, 8 settembre 2022
Intervista ad Alfonso Signorini
Quanto ha fatto arrabbiare Aurora Ramazzotti?
«Eh, credo tanto. Dopo ho saputo che non aveva ancora superato il terzo mese».
Avrebbe pubblicato lo stesso la notizia?
«No. Ma mi dicono che ora vada tutto bene e che lei sia felicissima».
I social hanno cambiato il modo di fare gossip?
«Lo hanno molto compromesso. Però accanto a una grandissima superficialità c’è anche la volontà di approfondimento. Il mio giornale riesce ancora ad avere esclusive, grazie ai rapporti con i personaggi, con gli agenti, con i fotografi».
Dirige «Chi» da 16 anni. Ci pensa a lasciarlo?
«Ma io ne sono gelosissimo! Controllo tutto, guardo anche le didascalie, trovo i refusi!».
Alfonso Signorini non ha il turbo di Enrico Mentana, ma una forza motrice altrettanto fuori mercato con cui racconta, ricorda, aggiunge, colora 27 anni di giornalismo da professionista (senza contare le prime recensioni musicali sulla Provincia di Como), scoop, interviste, bestseller (quello su Maria Callas vendette oltre un milione di copie e lui ci si comprò casa a San Felice). Parla a raffica, mentre il «maggiordomo» di Diego Della Valle versa l’acqua, porta via le tazzine del caffè, dispone i pasticcini sul tavolo del J.P.Tod’s Club di Milano. A un certo punto gli scivola dalla tasca un rosario di legno. «Era di mia madre. Lo porto sempre. Quando c’è qualcosa che non va o incontro una persona negativa si forma un nodo». Per fortuna adesso è liscio.
Direttore, quanti numeri ha in rubrica?
«Cinquantotto».
Soltanto?
«Ho due rubriche: in quella professionale ne ho qualche migliaio. Quel telefono lo tiene il mio assistente».
Quanti bambini ha battezzato?
«L’ultimo è Gabriele, il figlio di Clizia Incorvaia e Paolo Ciavarro (la coppia nata al Grande Fratello Vip, ndr). E a parte Michi, il figlio di mia nipote Ilaria, saranno una dozzina. Poi ho fatto da testimone di nozze a una ventina di miei ex allievi del Leone XIII, quando ero insegnante».
Nel 2020 su «Chi» mise sé stesso in copertina. Narcisista?
«Moltissimo! E comunque se non lo facessi io, la concorrenza non lo farebbe mai».
La copertina più venduta quest’anno?
«La separazione di Blasi e Totti. Abbiamo vissuto di rendita per tutta l’estate».
Il record di sempre?
«Del mio Chi? Le nozze Falchi-Ricucci: 800 mila copie, e la crisi dei giornali era già avviata».
Lo scoop di cui è più orgoglioso?
«Il bacio di Pavarotti con Nicoletta Mantovani: un milione e 600 mila copie esaurite in tre giorni. Lo ripresero in tutto il mondo. Ed era frutto della mia amicizia personale con il tenore, nata quando bazzicavo la Scala per La Provincia di Como e lo aspettavo fuori per chiedergli l’autografo. Ne avrò un centinaio».
Se le dico 7 dicembre?
«Significa tante cose. Un immaginario di glamour che sognavo dalla mia cameretta a Cormano. La Prima della Scala era qualcosa di irraggiungibile. Quando misi piede in Montenapoleone raccontai a mia madre: c’è una via tutta profumata! Lì conobbi Valentina Cortese: era avvolta da uno zibellino così lungo che spazzava la strada. Ingenuamente le dissi: “Guardi che la pelliccia tocca per terra”».
Perché è convinto che morirà quel giorno?
«Perché il 7 dicembre 1983 ebbi il mio primo attacco di panico: ero in coda alle 5 del mattino per un posto nel loggione alla Turandot di Katia Ricciarelli, Placido Domingo e Ghena Dimitrova. Non l’ho più voluta ascoltare».
Finché non ne ha curato la regia.
«Me lo chiese il Maestro Alberto Veronesi nel 2017 al Festival Puccini di Torre del Lago. Alle prime prove generali con coro, cast e orchestra mi guardavano tutti prevenuti. “Avete ragione, starete pensando cosa c’entra questo opinionista del Grande Fratello con l’opera lirica. Sappiate che faccio le cose con passione”. Saltò su uno del coro: “Ma noi non ci appassioniamo agli amori di Belén”. Aprii lo spartito e suonai al piano l’attacco della Turandot. Non dissero altro».
Il 10 settembre con il Teatro Bellini di Catania debutta la «sua» Cavalleria Rusticana a Vizzini, paese natale di Verga, di cui quest’anno ricorre il centenario. Ma dove trova il tempo?
«Intanto io dormo quattro ore per notte. La musica occupa una parte importantissima nella mia vita. Ogni giorno prendo due ore e mezzo di lezioni da un maestro di piano. Poi mi esercito per altre due. Ora i miei collaboratori sono terrorizzati perché sono partito per la Sicilia nel periodo più intenso, ci sono le prove per il Grande Fratello Vip che comincia il 19».
Come nasce la passione per la musica?
«Da una tastiera Bontempi, che i miei mi regalarono a 6 anni, esasperati dal vedermi snobbare il Fortino Fort Apache e l’Allegro Chirurgo... Riuscii a frequentare il Conservatorio da privatista solo quando mio nonno morì e ci lasciò una piccola eredità. Il primo pianoforte verticale di seconda o terza mano arrivò molto dopo: mia madre per comprarlo vendette l’acquamarina che le aveva regalato mio padre».
Riuscì a ricomprargliela?
«Sì, quando andai in India come inviato per Chi: ne presi una bellissima, più un collier. E a mio padre portai un orologio d’oro. Quando lei scartò i regali mi gelò: “Ma quando li metto? Per andare al mercato”».
Credevo che lei fosse quasi sordo.
«A furia di ascoltare la lirica a tutto volume, le cuffie mi hanno rotto un timpano e a 35 anni ho dovuto cedere all’apparecchio acustico. Ma so distinguere benissimo un bemolle dal diesis».
Quest’anno compie vent’anni di tv.
«In realtà l’esordio fu nel 2001 con Chiambretti c’è. Ero con Piero e Irene Ghergo quando vedemmo gli aerei infilarsi nelle Torri Gemelle. Cambiammo tutto. In video arrivai per caso. Roberto D’Agostino mollò una rubrica e suggerii di sostituirla con un duello sugli stili dei personaggi. I primi furono Berlusconi e Bertinotti: spendeva più il comunista per i golf di cachemire».
Il programma cui è più affezionato?
«Kalispéra!: il primo condotto da solo».
Chi ha fatto arrabbiare di più in questi anni?
«Emanuela Folliero. A un programma su Rete 4, dove presentava il suo calendario, le chiesi se aveva preso certi stivali al Raccordo Anulare».
Non è una bella cosa.
«Ma io quello ero! Oggi sono diventato un agnello pasquale...».
Mica tanto. L’uscita sull’aborto al GF Vip?
«Sono incavolato nero ancora adesso per come è stata decontestualizzata. Era l’una e un quarto di notte, stavo parlando con Giucas Casella della “finta” gravidanza della sua cagnolina, disquisendo di pura cialtroneria».
Ha detto: «Noi siamo contrari all’aborto in ogni sua forma». La Endemol si è dissociata.
«La Endemol dopo con me si è scusata, e il mio era un plurale maiestatis. Comunque rivendico il diritto di dire che io sono contrario, e di lasciar dire a un altro che è favorevole».
Nell’autobiografia «L’altra parte di me» ha scritto: «Sono gay ma non mi piacciono i gay».
«Non mi piacciono quelli rappresentati da certi media, la riduzione a macchietta. Ma difendo i Gay Pride come forma suprema di libertà».
È a favore del Ddl Zan?
«Sono a favore, certo».
L’ora più buia?
«La morte di mia mamma: un trauma enorme. Quella sera alle 22.30 citofonano e due carabinieri mi dicono che sta per salire il premier».
Silvio Berlusconi.
«Mi ha tenuto la mano tutta la notte, conservo nel portafogli il biglietto che mi scrisse».
È il suo spin doctor?
«Ma figuriamoci. La gente non crede che io a quell’uomo voglia bene davvero».
Non è nemmeno il cocco di Marina?
«Sono così tanto cocco che dopo aver lasciato Chi ho impiegato anni per rimettere piede a Segrate, e l’ho fatto grazie a Carlo Rossella e a due scoop che ho portato al suo Panorama: le foto di Susanna Torretta e l’intervista al fratello di bin Laden. E mi ripresero solo come collaboratore».
Ha detto che voterà Forza Italia finché ci sarà Berlusconi. E dopo?
«Ho smesso di votare da un pezzo e lui lo sa».
Come sta Paolo Galimberti?
«Dopo 18 anni non stiamo più insieme. Una decisione sofferta, ma dovuta: quando il rapporto si trascina per non far dispiacere all’altro è meglio chiudere. Gli vorrò sempre bene».
Adesso è single?
«Sulla carta sì, ma sono molto innamorato. Sa quando non vedi l’ora di ricevere un messaggio e guardi il telefonino cento volte?».
Fa parte del suo mondo?
«No. Non frequento il mondo della televisione ed è la mia salvezza. C’è chi per un’ora in più sullo schermo venderebbe il marito».
In passato ha convissuto con una donna.
«Con Laura, per cinque anni. Tempo fa l’ho incontrata in Puglia, io ero con Paolo e lei con il marito, l’istruttore di tennis con cui mi aveva tradito. È ancora convinta che io sia eterosessuale».
Il Cardinale Carlo Maria Martini ha svolto un ruolo importante nel suo coming out.
«Lo conobbi a una lectio magistralis al Leone XIII. Iniziammo un rapporto epistolare. Andai a trovarlo in Terra Santa. Mi disse che alla fine conta solo quanto siamo stati capaci di amare».
Giovanni Ciacci: un sieropositivo al Grande Fratello Vip serve per fare ascolti?
«No, serve per una questione di giustizia: fino a quest’anno erano esclusi dal regolamento».
La soddisfazione più grande che si è tolto?
«Economicamente, la casa a Cortina. Un giorno ci andrò a vivere: voglio essere sepolto lì».
E non materiale?
«Poter dire finalmente no a quello che non voglio più fare».