la Repubblica, 8 settembre 2022
La coscienza non è per robot. Parola di Federico Faggin
«Siamo esseri spirituali, tempor aneamente imprigionati in un corpo fisico simile a una macchina. Ma siamo molto più di una macchina. Siamo coscienza, entità infinite. Irriducibili».
Federico Faggin, il più gr ande inventore italiano vivente, padre del primo microprocessore, creatore della tecnologia touch prima di Steve Jobs, oggi si avventura in una nuova rivoluzione. Dopo anni di studi e ricerche ha capito che nell’essere umano c’è qualcosa di irriducibile, qualcosa per cui nessuna macchina potr à mai sostituirci. EIrriducibile è il titolo del suo nuovo libro (Mondadori), che sar à presentato al Festival Letter atur a di Mantova il 10 settembre.
«Per anni ho cercato di capire come la coscienza potesse nascere da segnali elettrici o biochimici – r acconta nel corso di un lungo colloquio –. S egnali che possono produrre solo altri segnali, non sensazioni e sentimenti. La coscienza è irriducibile. Ossia non si può definire con concetti più semplici. È la coscienza che comprende, prova sentimenti ed emozioni. S enza questo sentire, saremmo robot. La macchina non sente. Non risponde se non è stata progr ammata. Invece noi dobbiamo impegnarci per trovare le risposte, dentro e fuori di noi. A par tire dalla domanda principale: chi siamo?».
Classe 1941, figlio di un professore di Storia della Filosofia, si diploma perito r adiotecnico contro il volere del padre. A 18 anni è già all’Olivetti di Borgolombardo. Laurea in Fisica, 110 e lode. Nel 1968 par te per gli Usa. Progetta il primo microprocessore al mondo (Intel 4004), sviluppa il primo di seconda gener azione (Intel 8080). È l’unico italiano presente al Computer Histor y Museum di Mountain View. Nel 2010, Obama lo premia con una medaglia d’oro per l’innovazione.
«Avevo tutto dalla vita, eppure a un cer to punto ho avuto una crisi esistenziale. Cercavo la felicità fuori di me. Avevo abbr acciato la visione competitiva e consumistica che domina la nostr a società. Avevo più soldi di quelli che potevo spendere, ero riconosciuto dagli altri, avevo una bella famiglia, eppure ero scontento. Per anni avevo cancellato dalla mente ogni turbamento interiore. Ma tagliati tutti i tr aguardi del successo, ho deciso di guardare dentro la mia disper azione e capire che cosa volesse dire ciò che sentivo».
Studia le neuroscienze e la biologia. Intr aprende un percorso psicologico e spirituale che dur a 20 anni, si convince che la coscienza non può essere una proprietà che proviene dalla materia iner te, ma piuttosto una proprietà dell’universo. «La materia è l’inchiostro con cui la coscienza scrive l’esperienza di sé». Nel suo libro, avanza l’ipotesi che l’universo abbia co-scienza elibero arbitrio da sempre.
«La scienza dice che siamo macchine biologiche e quando la macchina si rompe… buonanotte ai suonatori. Ma se ci lasciamo convincere che siamo il nostro corpo mor tale, finiremo col pensare che tutto ciò che esiste abbia origine solo nel mondo fisico. Io dico: no. Siamo realtà quantistiche che esistono in una realtà più vasta dello spazio-tempo, che contiene anche la realtà fisica».
Pioniere della rivoluzione informatica, uscito da Intel nel 1974, Faggin avvia una star tup dopo l’altr a. Inventa Z80, microprocessore a 8 bit. Poi sviluppa un telefono che integr a voci e dati (ciò che oggi fa lo smar tphone. Lancia i primi touchscreen. Nel 2019 Mattarella gli conferisce il titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.
«Noi siamo infiniti, entità coscienti che vogliono conoscere se stesse. Per farlo abbiamo bisogno di vivere esperienze in cui capire chi siamo attr averso il nostro compor tamento».
C’è però un problema alla basedi questa rivoluzione. Noi stessi.
«Non vogliamo vivere nella realtà, ma nell’illusione dei social che inebetiscono. Non educhiamo i nostri figli a capire chi sono. Pensiamo che le macchine siano meglio di noi. È vero che un chip fa un miliardo di moltiplicazioni al secondo mentre noi ne facciamo una al minuto. Ma se pensiamo di essere meno delle macchine ci facciamo mettere nel sacco da chi le controlla dalla por ticina dietro. L’intelligenza ar tificiale può essere come un’arma nelle mani di un pazzo. E di questo ho paur a».
Tr a meccanica quantistica e teoria dell’informazione, Faggin lancia un messaggio illuminante.
«Prendiamo sul serio quello che sentiamo dentro. Il primo passo è interrogarci. Le nostre emozioni sono la finestr a con cui conosciamo noi stessi». In palio c’è la felicità? «Sì, ma non è solo quella di danzare a piedi nudi sull’erba. È l’amore per se stessi e per la vita. È gioia di essere arrivati a capire se stessi al punto di sentirsi integri, puliti. A casa».