La Stampa, 8 settembre 2022
A Torino con Conte
La scelta di far cadere il governo Draghi – anche se per Giuseppe Conte la colpa è del Pd che ha cambiato idea sull’inceneritore di Roma – rivitalizza e riporta in piazza il popolo grillino. Ieri pomeriggio, in via Vibò, nel cuore di Borgo Vittoria quartiere popolare di Torino e un tempo roccaforte rossa, centinaia di persone lo accolgono, e con lui l’ex sindaca Chiara Appendino, con cori da stadio, attacchi ai giornalisti e agli altri partiti, soprattutto il Pd. Quel popolo si sente finalmente libero di poter correre da solo e di poter tornare ad attaccare il sistema dei partiti, quelli che hanno interrotto l’esperienza grillina a Palazzo Chigi. «Se siete qui, con questo calore, sapete che abbiamo realizzato l’80% degli impegni assunti all’inizio di questa legislatura», afferma Conte tra gli applausi. E aggiunge: «Siamo gli unici che da sempre si sono occupati di chi non riesce ad arrivare alla fine del mese».
É questo il filo rosso della sua tappa torinese. È il ritorno dell’avvocato del popolo convinto di aver «le carte in regola per candidarci a realizzare il 100% del nostro programma». Dunque, difesa del reddito di cittadinanza, approvato dal governo giallo-verde, e che adesso la Lega, ma soprattutto «Giorgia Meloni che da anni guadagna 500 euro al giorno pagati dai cittadini vuole togliere a chi non ha di che mangiare. Per caso vuole la guerra civile?».
E poi ci sono le misure «di sinistra» adottate dalla maggioranza giallorossa durante l’emergenza Covid: «Il blocco dei licenziamenti, che ha preservato 300 mila lavoratori e il superbonus che ha creato 630 mila nuovi posti di lavoro nelle costruzioni e nell’indotto e poi il milione di cittadini salvati dalla povertà». Secondo Conte dal 2018 sono state fatte scelte coraggiose mentre al governo Draghi, il coraggio è mancato. Ecco perché «faremo tutto il necessario per i cittadini che ogni giorno si spezzano la schiena per sbarcare il lunario. Servono stipendi degni e un salario minimo per tutti. Nessuno rimarrà indietro».
Anche sul caro bollette l’ex presidente della Bce, almeno per Conte, è stato troppo cauto: «Purtroppo adesso ci sarà un’emergenza energetica già annunciata. Sono 6-7 mesi che lo stiamo ripetendo. Abbiamo avuto un governo non coraggioso, non altrettanto determinato e il risultato è che a livello europeo e a livello interno non ci sono ancora soluzioni: è pieno stallo». Le proposte del M5S? Conte non esclude «un’eventuale variazione di bilancio che sia sostenibile, ben costruita e ben comunicata ai mercati. Altrimenti bisognerà farla più avanti, innalzando il tetto di questa variazione, e allora sarà molto più costosa e dolorosa». E poi riscrivere la norma sugli extraprofitti e «allargarla «anche ai settori farmaceutico e assicurativo». E infine tornare a battere cassa a Bruxelles: serve «un Energy recovery fund, piani di acquisto e stoccaggi comuni e un price cap». Piovono applausi, così come quando Conte lancia la volata di Appendino e attacca il Pd: «Il voto utile non esiste, è una grande mistificazione. Esiste il voto giusto e i cittadini lo devono dare alle forze politiche che appaiono più convincenti nel mantenere gli impegni che prenderanno». —