Corriere della Sera, 7 settembre 2022
Intervista a Tinto Brass e Caterina Varzi
«Io erigevo muri, tentavo fughe e difese, gli dicevo che il sesso a me non importava ed era la verità. Ma più glielo dicevo più lui si avvicinava e mi cercava, mi esplorava. Vero Tinto?».
«Mmh».
Più silenzioso e minuto del solito, Tinto Brass in pigiama azzurrino è seduto in fondo al suo divano. Osserva Caterina e sentenzia: «Mi piaceva la perversione della castità». Non avrà più il sigaro in bocca e la cravatta glam ma è lui. E per certi versi sorprende la sua storia d’amore con Caterina Varzi, moglie, complice e musa dell’età matura. L’avvocata psicanalista con un passato da ricercatrice universitaria e il sacerdote del cinema erotico. Due mondi apparentemente lontanissimi che prima si respingono e poi si attraggono, come le calamite. In loro c’è un fuoco diverso, c’è del gioco e della tenerezza
Perché erigeva muri, Caterina?
«È la storia della mia vita, del mio rapporto con il maschile. Fin da ragazza mi sentivo prigioniera di un corpo troppo esuberante, gli uomini mi rimandavano un’immagine di sensualità che non mi ritrovavo addosso. Condizione che mi metteva in fuga rispetto alla realtà... primo rapporto a 27 anni, dopo un matrimonio non consumato»
Viene da pensare che Tinto Brass non fosse esattamente la persona ideale per lei.
«L’ho pensato anch’io, avendo un’idea di lui basata sulle chiacchiere degli altri. Peraltro non avevo visto mai nemmeno uno dei suo film».
Quando ha cambiato idea?
«Mi è capitato di conoscerlo e ha preso il sopravvento la profondità». Lui sorride, come per dire, scontato.
Dove vi siete conosciuti?
«Era il 2007, io facevo l’avvocata per conto di una società di produzione cinematografica interessata a fare un documentario sulla sua vita. Lo incontrai all’hotel Parco dei Principi ai Parioli per discutere del contratto. La cosa non andò in porto ma io nel frattempo avevo letto le sue memorie difensive di una causa per atti osceni riguardante un suo film, Caligola. Mi aveva colpito la forza dell’analisi, utopia, potere, follia, metteva insieme tutto in modo geniale ed eretico e questo mi aveva sedotto».
E lei Brass da cosa era sedotto?
«Dalla prigionia del corpo, dal profumo cipriato, dalle cadute di malinconia, dalla sua sfida alle convenzioni...». Ha carburato. «Volevo farne un film, una sorta di Bell’Antonio al femminile. Volevo liberarla e mostrarne l’eros... Nell’antica Grecia Elena di Troia non era celebrata per il suo intelletto ma perché era considerata l’icona della bellezza». Lei, con garbo, protesta: «Anch’io però ho scardinato le sue certezze».
Cioè?
«Gli ho fatto accettare un amore non sessualizzato».
È stata dura?
«Per nulla, Tinto sa accettare l’altro così com’è e manifesta il desiderio con dolcezza ed estrema delicatezza. Devo anche dire che è arrivata molto presto la sua malattia: un ictus che gli ha fatto perdere la memoria di colpo e gli ha creato grossi problemi. L’ho aiutato a recuperare il passato attraverso il suo archivio. Lui dice che l’ho riportato alla vita nel momento in cui pensava alla morte». E posa uno sguardo su di lui che è una carezza.
Tinto sospira: «La vita mi ha messo dinnanzi a scelte inaspettate». Caterina: «Con me sei diventato più composto e pudico». Lui annuisce, rassegnato: «La libertà di un uomo si evince anche dal rapporto con l’amore, la malattia e la morte».
Dica la verità, si è scelto un bastone sexy per la vecchiaia.
«Caterina è la vita che mi danza intorno. Mi ha portato gioia e felicità e io non voglio essere un vecchio patetico per lei».
Quand’è scoccata la scintilla?
«Un giorno, dopo avermi proposto di fare Ziva in Hotel Courbet, doveva venire a casa mia ai Parioli. Aveva dimenticato la borsa e si ricordava solo la via, Sergio Tacchini. Io avevo messo ad alto volume un cd di Mouloudji che mi aveva regalato. Tinto era in taxi e andava avanti e indietro finché sentì la musica e si fermò. Lo vidi entrare nel cortile con la sua mantella verde. Aveva seguito la musica. Ecco, lì ho avuto la percezione che sarebbe entrato nella mia vita in modo diverso».
Lei ha recitato nuda per lui, vive in questa casa dove non mancano richiami erotici, gigantografie di natiche, falli. Da nulla a tutto. Non si sente un po’ a disagio?
«Quelle natiche peraltro sono le mie... Tinto è riuscito nell’impresa di rendermi sereno il rapporto con la sfera corporale attraverso una dimensione alta dell’eros, dove lui vede il senso e il mistero della vita».
Tinto, lei l’ha plagiata...
«L’ho liberata dai retaggi della sua cultura d’origine».
In che senso, Caterina?
«Il mio problema aveva radici profonde, educative, borghesi. Sono nata in un paese della Calabria dove la donna doveva essere solo una buona madre e una buona moglie e anche il potere femminile, tipo una carriera accademica, non erano viste di buon occhio. Però mio padre aveva una vena artistica e questo ha facilitato le cose. Tinto, che ha 28 anni più di me, è della sua generazione, si sono conosciuti e si sono piaciuti».
Come sono i rapporti con i figli di Brass, Beatrice e Bonifacio (avuti dalla prima moglie Carla Cipriani, la «Tinta»), che le avevano fatto causa per la gestione del patrimonio?
«Civili anche se non particolarmente calorosi, la causa si è risolta con la mia nomina ad amministratore di sostegno di Tinto che mi consente di agire con la massima trasparenza».
Cosa dice Caterina a chi sospetta il matrimonio d’interesse?
«E quale sarebbe l’interesse? Il patrimonio? Non esiste. La gloria? Effimera».
Si fanno sentire le varie attrici dei suoi film?
«Sono sparite un po’ tutte ma lui la vive con ironia. Capisce la scelta del disconoscimento, l’emancipazione da quei ruoli».
«Comprendo ma non giustifico», irrompe lui con orgoglio.
Con chi è rimasto in contatto?
Lei: «Stefania Sandrelli è venuta di recente a trovarci. Un incontro commovente, erano felici di rivedersi dopo tanti anni. Hanno rievocato la Chiave. Anche Anna Ammirati, la Monella, è stata da noi più volte. Con Serena Grandi si sentono al telefono. Le altre, Koll, Galiena, Dellera... nulla. Ma lui sorride dolcemente, adorabile».
Progetti?
«Un film documentario sulla sua vita, partirà a settembre, titolo Una passione libera, sarà un Tinto Brass alla Hitchcok che presenta i suoi inediti... Scusaci ma adesso lui è stanco e io devo andare dal parrucchiere».
Tinto ha un sussulto: «Tagliali poco».
Caterina: «Ci tiene, anche allo smalto rosso».