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 2022  settembre 07 Mercoledì calendario

Quanto spendono i partiti per far campagna sui social

MILANO Son passati i tempi della famosa «Bestia» che, a colpi di post e di tweet, costruì e consolidò l’immagine del leader, ma la macchina della propaganda di Matteo Salvini e della Lega si avvale sempre dei social media più di tutti gli altri, avversari e alleati. Al di là di quel che si vede o si legge, lo dice la lista della spesa che rende pubblica Meta, la società di Mark Zuckerberg che controlla Facebook e Instagram. Anche se non è detto, anzi, che a maggior presenza nella rete corrispondano più voti. Proprio la Lega lo dimostra e vedremo perché.
Intanto, nella «Libreria inserzioni», se limitiamo lo sguardo al periodo 3 agosto-1 settembre, i post di marca leghista sono costati complessivamente poco più di 51 mila euro: 46 mila per la pagina «Matteo Salvini» e 5 mila per quella «Lega Salvini premier». Al secondo posto, si piazzano le sponsorizzazioni a favore di Giorgia Meloni, quasi 39 mila euro così suddivisi: 30 mila per «Fratelli d’Italia», 4 mila e 700 per «Giorgia Meloni» e 3 mila e 500 alla voce «FdI Camera». Al terzo posto negli esborsi si piazza il Partito democratico con 35 mila euro. A seguire, ecco Silvio Berlusconi (6 mila euro), Carlo Calenda (che però preferisce Twitter, 4 mila e 200), Gianluigi Paragone (3 mila e 920) e Coraggio Italia, il partito del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro (2 mila e 500). Il M5S, invece, per scelta, non compra spazi.
Ma vediamo nel dettaglio come vengono impiegate le risorse. Rispetto alla Lega, quel che spicca è la somma che il partito ha investito negli ultimi due anni e mezzo (i dati sono disponibili da aprile 2019): ben 567 mila euro. Se si pensa che a maggio 2019 il Carroccio alle elezioni Europee toccò il suo picco massimo (oltre il 34 per cento) per poi imboccare una lenta ma finora inarrestata discesa, qualche dubbio sulla resa delle campagne social può venire. Ma Salvini usa lo strumento con assoluta familiarità. I post più gettonati riguardano gli immigrati, il reddito di cittadinanza, la flat tax e le bollette. Il suo pubblico, secondo Meta, è prevalentemente maschile, per buona metà con più di 45 anni. Nei giorni scorsi la Lega ha accusato Facebook di oscurare o nascondere contenuti di singoli parlamentari ma Meta ha smentito. FdI tra il 2019 e oggi ha speso molto meno sui social (quasi 197 mila euro) ma ha accresciuto di molto i suoi consensi. I post sono tutti dedicati a Giorgia Meloni. Della leader vengono proposti video, frasi trend topic, annunci dei prossimi appuntamenti elettorali. Anche nel suo caso il pubblico è nettamente maschile e oltre la mezza età.
Sul terzo gradino del podio, il Pd utilizza i social in modo molto diverso dai suoi competitor di centrodestra (250 mila euro dal 2019 ad oggi). I post non puntano sulla personalizzazione del leader ma sono più «istituzionali» e richiamano i temi principali della campagna elettorale: la scuola, le bollette, la guerra e le sanzioni alla Russia, la situazione economica. Il segretario Letta c’è ma in altri interventi ecco comparire Carlo Cottarelli, Graziano Delrio, Antonio Misiani e Anna Ascani. Nel caso del Pd, il pubblico ha un’età media più bassa (il 25% ha tra 18 e 24 anni) e con una componente femminile più rappresentata.