la Repubblica, 7 settembre 2022
Salvini a Redipuglia «usa i morti per fare campagna elettorale»
REDIPUGLIA – Matteo Salvini sale la via Eroica in jeans e Superga bianche, seguito dal governatore Massimiliano Fedriga in grisaglia e cravatta. «Ho letto tutti i libri della Mursia sulla Grande guerra – dice davanti alla corona di fiori fatta deporre da un militante della Lega – sono un appassionato, ma a Redipuglia non c’ero mai stato». Certi dettagli storici è meglio tenerli per sé. Per il leader della Lega, in missione nel Nordest per tentare la rimonta su Giorgia Meloni, la visita al Sacrario minaccia di rivelarsi l’ultima Caporetto. A scatenare il caso, i pochi visitatori sparsi sui gradoni in pietra del Carso, custodi dei resti dei 100186 caduti italiani nel primo conflitto mondiale. Nessuno si avvicina, nessuno nemmeno saluta il Capitano, circondato solo da alcuni sindaci giuliani. «Siamo di destra – dice una coppia di Gorizia – ma non si usano i morti per fare campagna elettorale». Ancora più incredulo un gruppo di anziani partiti da Pordenone. «Salvini è in parlamento da anni – dicono – e ha fatto pure il ministro degli Interni. Di occasioni per venire a onorare chi è caduto per l’Italia ne ha avute: lo abbiamo pure votato, ma incontrarlo in un cimitero a fare passerella alla vigilia del voto, fa male». Contestazione a sorpresa, il leader leghista nemmeno se ne accorge. Coglie però l’anomalia della propria solitudine davanti ai 2,2 chilometri di lastre in bronzo con i nomi dei caduti e alle centinaia di scritte “presente” incise per ricordare i 60 mila militi ignoti. «Sto andando a San Daniele – spiega – non si può passare da queste parti e non fermarsi a dire una preghiera e a ringraziare questi ragazzi per il loro sacrificio». Evidente l’imbarazzo di Fedriga: il governatore del Friuli Venezia Giulia non dice una parola, ma lo sguardo cupo conferma che sente salire la tempesta attorno ad una tappa pre-elettorale presentata come “deviazione occasionale”, visto che «passavo comunque da qui». Per Fedriga la scadenza non è il 25 settembre. In Regione si vota l’anno prossimo, candidatura e consenso personale sembrano blindati: un crollo di Salvini e della Lega tra venti giorni aprirebbe però scenari nuovi, a partire dalle ambizioni di FdI di guidare un territorio tradizionalmente nazionalista e di destra. «Siamo un partito che esisteva al 3, al 10% e al 34% – si limita a dire sollecitato – siamo abituati e crescere di più o di meno. Non siamo un movimento di cartapesta che evapora al primo colpo di vento». Non esattamente un’iniezione di fiducia per il capo, reduce da una piazza semivuota a Treviso e da una serata senza precedenti per pochi militanti intimi sulla laguna di Marano. «Non faccio previsioni – chiude così Fedriga – non sono in gradoe porta sfortuna». Scelta saggia, visto che la “deviazione a Redipuglia” di Salvini ad uso social non è ancora finita. Il colpo più doloroso arriva subito dal governo, da cui filtra «profonda irritazione». Il protocollo del Sacrario prevede la presenza di autorità militari solo in occasioni ufficiali e istituzionali. Il leader leghista, oggi ex senatore in attesa di rielezione, avreb be dovuto compiere la sua «visita privata» senza accompagnatori in divisa, tanto più in una vigilia di voto. In extremis ha fatto invece squillare il cellulare del tenente colonnello Massimiliano Fioretti del reggimento Genova Cavalleria, direttore del Sacrario inaugurato da Mussolini nel 1938. Impossibile, nonostante le pressioni del ministero della Difesa, rifiutare una visita guidata al noto ospite. Il colonello Fioretti si presenta però in jeans e mocassini, limitandosi a cortesi cenni storici perché «io sono un uomo dello Stato, non di parte». Furibondi gli amministratori locali, certi di un’accoglienza ben più solenne e in alta uniforme. «Pensa Matteo – si indigna la sindaca di Monfalcone, Anna Maria Cisint – che da Roma oggi volevano tenere chiuso pure il bar del museo al Colle Sant’Elia, per negarti perfino un caffè». Pericolo scampato: la tazzina viene consumata all’aperto sotto la scritta “non si effettua servizio all’esterno”, dove Salvini avrebbe dovuto incontrare la stampa. Il segretario però, ad aspettare, non ce l’ha fatta. Liquidati in fretta caduti, tomba del Duca d’Aosta e della medaglia di bronzo al valore Margherita Kaiser Parodi, torna a scagliarsi contro le sanzioni Ue anti-Putin quando è ancora tra le targhe che ricordano i luoghi dei massacri tra il 1915 e il 1918, all’interno del Sacrario. «Rischiamo una strage – dice tra i cronisti sorpresi – il Covid l’ha fatta di vite, la crisi energetica minaccia di farla di posti di lavoro. Chi dice che sono una spia del Cremlino è un poveretto, io temo la disperazione e i suicidi degli italiani. Se l’Europa non ci protegge, deve farlo subito il governo italiano». Qualcuno gli ricorda cheproprio Lega e Forza Italia hanno dato la spallata decisiva a Draghi, impedendo immediati scostamenti di bilancio e tradendo il “loro” Nord. Nessuna reazione, anche perché la sindaca Cisint gli mette in mano lo «scottante dossier immigrati». «Quantifica – dice davanti ai caduti di guerra – il consumo di welfare degli stranieri, ai danni degli italiani». Salvini esulta, ringrazia e legge la scritta “O viventi che uscite se non vi sentite più sereno e più gagliardo l’animo voi sarete qui venuti invano”. Guarda l’orologio e si scusa. Dice «Sono in ritardo» e riparte a caccia di voti tra i prosciuttifici di San Daniele.