La Stampa, 7 settembre 2022
I morti di caldo
Il caldo uccide, si sa. Lo ha fatto quest’estate in altri Paesi europei e in particolare in Spagna e Portogallo – che hanno già contato i loro “morti di caldo”, ben 1700, denunciati da un comunicato ufficiale dell’Oms -Europa. In Italia due tremende ondate di calore hanno operato con speciale spietatezza, verrebbe da dire, guardando alla fragilità della classe di età più colpita secondo i dati del secondo report del Sistema HHWW e della sorveglianza della mortalità associata alle ondate di calore aggiornato al 15 agosto.
A parlare sono i numeri per luglio, al terzo posto, come mese più caldo mai registrato, a livello globale, secondo l’ultimo bollettino climatico di Copernicus. È del 29 per cento la percentuale di crescita della mortalità nella classe di età al di sopra dei 65 anni nella prima metà del mese. L’incremento raggiunge picchi del 36 per cento nella seconda metà, con la paurosa ondata di calore che ha interessato tutte le aree del Paese, in particolare alcune grandi città del Nord, inevitabilmente più calde dei loro entroterra, con “isole di calore urbano”, dovuti agli scarichi e all’uso di calore degli edifici.
La fascia di età più colpita è la over 85 con un incremento del 38 per cento rispetto al 15 per cento e 19 per cento, rispettivamente nelle classi di età 65-74 e 75-84. Ma, in realtà, l’eccesso di mortalità si spinge per questo gruppo fino al 41 per cento nelle città del Nord (Bolzano, Torino, Milano, Brescia, Genova) e del 35 per cento in quelle del Centro-Sud. L’incremento della mortalità giornaliera emerge con chiarezza dai grafici del report, che la collegano all’ondata di calore di metà luglio, che resta elevata e a livelli superiori ai valori di riferimento per tutto il mese. E, infatti, gli incrementi della mortalità si registrano sia durante la prima che nella seconda ondata di luglio a Firenze, Perugia, Roma, Viterbo, Frosinone, Latina, Pescara, Campobasso, Napoli, Bari, Palermo e Catania. Dove gli abitanti, come è facile prevedere, affronteranno un futuro sempre più caldo, con ondate che rappresentano una minaccia per la salute umana. In diverse città, percorrendo lo stivale da Nord al Centro-Sud, si è registrato inoltre un aumento della mortalità in corrispondenza con l’incremento delle temperature nella prima infuocata settimana di agosto.
Vale la pena di leggere, per due motivi, l’intero report che dimostra, al di là dell’asciutta evidenza di numeri e percentuali, la stretta correlazione tra le alte temperature, le ondate di calore che hanno tramortito l’Italia, nel mese di luglio e la prima metà di agosto, e l’ incremento della mortalità. In primo piano, ancora una volta, le classi di età più anziane e più fragili, su cui ha già infierito il coronavirus. Aspettando il terzo – e le valutazioni del possibile peso specifico dell’epidemia di Covid-19 nell’eccesso di mortalità, documentato nei mesi centrali dell’estate – non resta che una desolata riflessione su quanto poco si è fatto, a tutti i livelli, per proteggere i gruppi più vulnerabili, mettendo in campo interventi di protezione sia contro l’inquinamento atmosferico sia contro il calore elevato nell’ambiente urbano, per aumentare la resilienza di fronte alla sfida posta dagli eventi meteorologici. Obiettivo che potrebbe essere raggiunto con politiche locali, senza aspettare i tempi biblici dei cambiamenti indotti da misure globali. —