ItaliaOggi, 6 settembre 2022
In Germania si sta già richiudendo per il Covid
Io sono io, e di voi non m’importa, ha detto Annalena Baerbock a Praga. La giovane ministra degli esteri tedesca, 41 anni, sicuramente non ha visto Il marchese del Grillo, ma la battuta di Alberto Sordi, «io sono io», lascio perdere il resto, le sarebbe piaciuta. Dispiace parlare troppo di lei, ma è colpa o merito suo, fa di tutto per restare alla ribalta. Non è che abbia sempre torto, ma sbaglia spesso il tono, ha commentato la Berliner Zeitung.
«Io sono per appoggiare l’Ucraina contro Putin, costi quel che costi, e non m’importa degli elettori. Potranno esprimere la loro opinione, quando torneranno a votare», ha proclamato. Ora, è giusto aiutare gli ucraini, e un politico che non cambia idea, anche a costo di perdere voti, è caso raro. Ma la sua esternazione è piaciuta a pochi tedeschi, e ancor meno ai suoi compagni al governo. Lei è ministro degli esteri, è compito del Cancelliere scegliere la linea in politica estera, e anche lui dovrebbe parlare a nome del governo, non personale.
«Mir ist egal», non mi interessa, ha aggiunto Frau Annalena. Si sente investita di una missione, e va avanti, creando problemi internazionali. È mancato poco che fosse lei la Cancelliera, al posto di Frau Merkel. Nel luglio del 2021 era in testa, con rassicurante vantaggio, e troppo sicura commise errori che le costarono la vittoria.
Come leader del partito al secondo posto nella coalizione, sarebbe comunque toccata a lei la carica di vicecancelliere, ma anche i suoi verdi le preferirono Robert Habeck. Annalena era troppo impulsiva, e incontrollabile. Per lei, un’umiliazione. E agisce come se il capo fosse lei.
Il partito la difende. Le sue parole vengono manipolate dai russi, come è avvenuto per Sanna Marin, la giovane premier finlandese, sorpresa a ballare in modo esuberante, forse dopo un bicchiere di troppo. Ma il discorso è in rete, Annalena dice quel che pensa. E la difesa è un boomerang: se i russi sfruttano la registrazione di Praga, significa che sono convinti faccia il loro gioco. «Frau Baerbock ha il merito di parlare sempre chiaro…e spesso provoca degli incidenti», ha riconosciuto il quotidiano di Berlino. «Le sanzioni contro Putin rimarranno anche in inverno, tutti dovranno fare sacrifici», Frau Annalena ha aggiunto che ci saranno aiuti per i tedeschi in difficoltà. Ma per l’autunno si temono proteste popolari. Sabato, a Praga, nella Wenzelplatz, dove nel ’68 i céchi affrontarono i panzer dell’Armata Rossa, in 70mila hanno manifestato contro le sanzioni contro la Russia.
La Frankfurter Allgemeine li giudica tutti filorussi, e non è vero. A Praga non dimenticano la repressione della primavera di Dubcek. I céchi protestano: «dovete pensare anche a noi». Ieri, a Berlino e a Lipsia, sono avvenute manifestazioni contro la Baerbock, meno imponenti di Praga, ma è un brutto segnale per l’autunno. L’Afd, all’estrema destra, e la Linke, alla sinistra, chiedono le dimissioni di Frau Annalena.
Norbert Röttgen, il responsabile della politica estera della Cdu, la critica: «Il suo è un eroismo di facciata…politici democratici cercano di convincere con buoni argomenti, e non proclamando: Basta quel che dico io».
Domenica, dopo 22 ore di consiglio, il governo ha annunciato aiuti per 65 miliardi di euro, ma il provvedimento, per i giornali, è confuso, non entusiasma, la somma è giusta, la distribuzione molto meno, non affronta la crisi energetica, offrire 300 euro ai pensionati, 200 agli studenti non basta, o biglietti scontati sulle ferrovie? Molto rimane sulla carta, comunque ci vorrà tempo. «La situazione è allarmante», ha dichiarato al Financial Times, il ministro all’economia, Habeck. Cominciano a chiudere le prime imprese in Germania. Si comincia con i piccoli: parrucchieri, fornai, cinema, teatri, cooperative di taxi, e le chiusure a cascata provocano altre chiusure. Si chiede di ridurre il consumo, ma già a luglio nell’industria era il 21% inferiore all’anno precedente; si risparmia perché si riduce la produzione. Secondo un sondaggio, il 95% degli imprenditori rimprovera al governo errori nella difesa delle medie e piccole imprese.