il Fatto Quotidiano, 6 settembre 2022
In morte di Oddone Camerana
Se n’è andato a 85 anni, nel silenzio della sua memoria che lo aveva abbandonato da tempo. Discreto, riservato, in quella Torino dove aveva sempre vissuto in disparte: nonostante fosse uno degli Agnelli. Oddone Camerana, infatti, era il figlio di Laura Nasi e nipote di Aniceta Agnelli, a sua volta figlia del primo padrone della Fiat: la madre Laura era la cugina preferita di Gianni, l’Avvocato. Suo padre, invece, era il conte Carlo Camerana, il braccio destro di Vittorio Valletta negli anni del fascismo e dei primi trionfi industriali del marchio di famiglia. Anche lui, seguendo le indicazioni inderogabili della madre, era entrato in Fiat, dirigendone per decenni le strategie pubblicitarie, dopo un esordio al fianco del pittore e intellettuale Italo Cremona nell’ufficio stampa di Italia ’61, il grande evento per il centenario dell’Unità d’Italia. Con risultati considerati, da molti, come geniali, ma attutiti appunto dalla sua riservatezza, da un tratto timido e dal sorriso dolce che spesso usava per celare i propri imbarazzi.
In quel lavoro, aveva trasfuso la grande cultura e lo spirito di letterato, coltivati però, davvero e in profondo, nella sua “seconda vita”: quella di scrittore. Con un talento anche questa volta per nulla segnato dal narcisismo. Alimentato invece dalla frequentazione dei grandi pittori torinesi e poi da un rapporto lunghissimo con Guido Ceronetti che ne avrebbe segnato la scrittura. I suoi romanzi e i suoi racconti brevi erano quasi sempre ispirati a personaggi o a vicende, talvolta tragiche, della sua famiglia: quel clan Agnelli di cui conservava l’eleganza del gentiluomo, ma non l’appariscenza. E che osservava e raccontava con molta indipendenza. Ed ecco allora L’enigma del cavalier Agnelli, il viaggio immaginario del senatore a passeggio per Torino nei giorni dell’occupazione operaia della Fiat nel 1920; il Centenario, ambientato in una città distopica sotterranea nei ruderi di una grande fabbrica; o La notte dell’arciduca, dedicato al suicidio del figlio Giovanni, un giovanissimo e promettente violoncellista. Una passione, quella della musica, che in famiglia era stata portata dalla moglie di Oddone, Francesca Gentile, nipote del filosofo e ministro dell’Istruzione nei governi Mussolini: scomparsa anche lei poche settimane fa. Infine, dopo Vite a riscatto, il racconto della sua famiglia incentrato sulla grande villa dai muri rosa fatta costruire dal bisnonno a Levanto, in Liguria, l’ultimo scritto breve del 2017: Non mi lasciare. Breve viaggio nell’universo della memoria. L’estremo dono del suo talento per raccontare le sensazioni di chi si sta accorgendo di perdere i ricordi e le parole. Qualcosa che si è compiuto ieri: portandosi via “il gentiluomo degli Agnelli”.