Corriere della Sera, 6 settembre 2022
Intervista a Emma Bonino
Alessandra Arachi
L’intervista online anche con le domande dei lettori:
incredula per Calenda, ha scelto un’altra fidanzata
ROMA Un’intervista a tutto tondo a Emma Bonino, leader di +Europa. È la prima della serie che il Corriere farà online nei prossimi giorni a tutti i candidati leader di queste elezioni. Tutte condotte dal vicedirettore Venanzio Postiglione. Con una particolarità: sono i lettori che possono formulare le domande (mandando una mail a: domande.elezioni@corriere.it). La prima è sulla frattura tra +Europa e Azione.
Senatrice Bonino, non era meglio sorvolare su qualche comportamento di Calenda?
«È lui che ha scelto un’altra alleanza. Io ne sono stata umanamente molto dispiaciuta e politicamente incredula. Lavoravamo da mesi ad una federazione con Calenda. Il 22 agosto lui ha sottoscritto un patto, ma dopo una settimana se ne è andato. Abbiamo anche provato a rincorrerlo ma se un fidanzato vuole andare con un’altra fidanzata, che ci devi fare?».
Lei cosa ha in comune con l’idea di società di Fratoianni che è nella sua coalizione?
«Un’alleanza elettorale non è un unico partito, è una cosa che cerca di aggregarsi ed è necessaria per via di questa oscena legge elettorale che è il Rosatellum. L’avremmo voluta diversa, ma finché è quella le alleanze elettorali si fanno come si può».
In questo momento di guerra e di crisi energetica i meccanismi comunitari complicano l’azione dell’Unione europea e fanno il gioco della destra sovranista?
«Sì, è così. E non è un caso che noi ci chiamiamo +Europa. Un’ Europa senza una politica estera comune e una politica di difesa comune nel mondo globalizzato di oggi è monca. Questa non è l’Europa che può reggere l’impatto di una crisi dietro l’altra: so di essere abbastanza solitaria nel chiedere la revisione dei trattati ma è la mia convinzione».
Cosa si aspetta dalle sanzioni della Russia, cosa dovrebbero produrre?
«I costi delle sanzioni sono sempre per i sanzionati ma anche per chi sanziona. Penso però che una reazione decisa all’invasione di Putin all’Ucraina sia non solo necessaria ma doverosa».
Come vede il problema dell’immigrazione clandestina?
«C’è la questione della gestione dei flussi. Ma prima di tutto c’è la necessità immediata di regolarizzare i 500 mila irregolari che vivono nel nostro Paese e che per sopravvivere o collidono con la macro e micro criminalità o chiedono l’elemosina. È stato calcolato che la regolarizzazione di questi 500 mila porterebbe un miliardo nelle casse dello Stato».
Le alleanze
Aggregarsi è necessario con l’osceno Rosatellum E finché c’è, le alleanze
si fanno come si può
Perché secondo lei è importante legalizzare la cannabis?
«Tutti sappiamo che i consumatori della cannabis sono circa 6 milioni, e non sto parlando della cannabis terapeutica che è un discorso dolorosissimo. La legalizzazione della cannabis porterebbe 7 miliardi nelle casse dello Stato».
Come si combattono i pregiudizi sulla cannabis?
«Intanto combattendo le fake news. È successa una baraonda in Parlamento sulla legge che stavamo discutendo. Si è detto che volevamo legalizzare le droghe e invece questa legge dava la possibilità di coltivare quattro piantine ciascuno».
Senatrice perché dopo tanti anni sente ancora la necessità di fare politica e di entrare in Parlamento?
«Perché per me la politica è passione e da una passione non ci si dimette. Poi non è necessario farla in Parlamento, per molti anni non sono stata in Parlamento e mi sono impegnata grazie alla mia passione».
Diventeremo mai uno Stato laico?
«È già tutto scritto, il punto è applicarlo: il Papa fa il suo mestiere, lo Stato dovrebbe farne un altro. Devo però dire che l’ingerenza della Chiesa nella politica italiana è abbastanza diminuita, non siamo più ai tempi di Ruini e del referendum sulla legge 40. Lo Stato laico è l’unico che può garantire la libertà di credo religioso per tutti».
Nel 2011 Newsweek l’ha messa in classifica tra le 150 donne che muovono il mondo e tutti conosciamo le sue battaglie anche femministe. Oggi c’è una donna che può diventare premier e sarebbe la prima. Sarebbe una donna di destra che non appartiene al movimento progressista e femminista. È stata più brava la destra?
«Rispetto molto la signora Meloni come rispetto tutti i miei avversari politici. Ma non condivido neanche una parola delle proposte che fa sia per le libertà e le vite personali sia per le questioni nazionali. E mi spaventa l’idea di essere governata da una destra reazionaria».