la Repubblica, 6 settembre 2022
L’Ucraina vuole farsi le armi da sé
A fine agosto Oleh Boldyrev, un manager del settore, ha parlato per la prima volta in un’intervista al giornale di Kiev di una super azienda di Stato che in Ucraina si occupa in questi mesi di inventare, sviluppare e produrre armi per resistere all’invasione russa. Il conglomerato si chiama Ukroboronprom, riunisce 118 aziende che si occupano di ogni genere di progetti e spesso, dice Boldyrev, lo fa in collaborazione con produttori stranieri e naturalmente con il governo di Kiev. «Se il governo ce lo chiedesse, potremmo dedicarci a fabbricare copie degli Himars americani», spiega il manager e si riferisce ai lanciarazzi che a partire dalla metà di giugno hanno cambiato il corso del conflitto perché riescono a far saltare in aria bersagli russi a 80 chilometri con un margine di errore di 9 metri.
Il concetto è chiaro: l’Ucraina da mesi chiede agli alleati occidentali armamenti in grado di salvare la situazione e di colmare il gap con la Russia. Per ora è andata bene, ma ilflusso degli aiuti militari è condizionato dalla volontà di governi lontani che potrebbero cambiare idea da un anno all’altro. Gli ucraini sanno bene di essere a un’elezione di distanza soltanto da un possibile voltafaccia americano, se per esempio arrivasse alla Casa Bianca un presidente che ha posizioni diverse dall’amministrazione Biden, e lo stesso discorso vale per molti paesi europei (Italia inclusa). Quindi è necessario che l’Ucraina impari a farsi da sé le armi che servono, perché la guerra con la Russia potrebbe andare avanti a lungo. Boldyrev fa l’esempio dei missili antinave ucraini Neptune, che a metà aprile hanno affondato l’incrociatore russo Moskva. Ma la stragrande maggioranza dei progetti è coperta dal segreto militare ed è facile capire perché: dall’inizio dell’invasione i russi hanno già trovato e bombardato centoventi siti di Ukroboronprom, dove tra le altre cose i tecnici si occupano di riparare le armi.
Uno dei rari progetti non coperti per intero dal segreto militare è quello del drone di precisione Punisher della UA Dynamics, un piccolo aereo senza pilota con apertura alare di due metri capace di piazzare una bomba con due chili di esplosivo al plastico su un bersaglio di quattro metri quadrati, «ispirato» al turco Bayraktar. «Non so neanche perché adesso mi abbiano autorizzato a parlare, è la prima volta che vedo un giornalista», dice aRepubblica Leonid, un militare a capo di una squadra di quattro piloti che opera con i Punisher. Il soldato collegato da un bunker spiega che ha bisogno di essere non più lontano di 40 chilometri dal drone per poterlo guidare sul bersaglio e che fa da una a tre missioni al giorno, ma non può dire se con la sua squadra è sul fronte di Kherson nel Sud oppure nel Donbass. «Colpiamo ogni genere di bersaglio, soprattutto quelli fissi e soprattutto quelli che possono prendere fuoco, come i depositi di carburante dell’esercito russo». Operate mai fuori dai confini ucraini? «Domanda stupida, se anche lo facessimo non potrei rispondere». Qual è il vantaggio del Punisher? «È così piccolo che i radar russi non lo vedono, vola basso ma ha un motore elettrico così silenzioso che i soldati russi non lo sentono, per farlo decollare ci basta un campo qualsiasi, non c’è bisogno di una pista. Spesso spieghiamo ai produttori le migliorie che vorremmo e loro le fanno». Quindi il Punisher migliora?«Sì, di continuo».
Max Subotin, che fa parte del team che l’ha inventato – età media 35 anni – spiega che la loro idea era fare un drone ucraino il più economico possibile. «Costa 50mila dollari. Soltanto il missile sparato dal drone turco Bayraktar turco, che noi in Ucraina apprezziamo molto, costa 50mila dollari. Così possiamo fabbricare molti Punisher». Quanti? «Non si può dire». Perché dite che è di precisione? «Perché gli abbiamo montato sopra un software guidato dal Gps che calcola tutti i fattori e poi piazza la bomba sulle coordinate che gli abbiamo indicato – in uno spazio di quattro metri quadrati». La UA Dynamics che produce il drone non fa parte di Ukroboronprom, ma ha un accordo di mutua assistenza, «perché abbiamo un obiettivo in comune: rafforzare le difese dell’Ucraina».