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 2022  settembre 06 Martedì calendario

I partiti fanno conti senza l’oste e promettono la luna


Abbiamo analizzato i programmi dei quattro principali partiti o coalizioni: Destra (FdI, Lega e FI), Pd, M5S, e Azione-Italia Viva. Abbiamo classificato ogni proposta con effetti sul bilancio dello stato in una delle seguenti categorie: “aumento di spesa pubblica”, “riduzione di tasse”, “riduzione di spesa pubblica” e “aumento di tasse”. Le proposte sono elencate, citando sempre letteralmente dai programmi, nei quattro documenti scaricabili nella versione online di questo articolo, uno per ogni coalizione. La tabella in pagina riassume i risultati principali.
I programmi comprendono quasi esclusivamente una lista infinita di aumenti di spesa o riduzioni di entrate, quindi misure che aumentano il disavanzo e il debito pubblico. Si va dalle 45 misure di aumento di spesa del M5S alle 158 di Azione-IV, e dai 13 interventi di taglio delle tasse della Destra ai 35 di Azione- IV. Anche se nessuno quantifica i costi attesi delle singole proposte (con poche eccezioni, quasi tutte nel programma di Azione-IV), per ogni programma la somma degli aumenti di spesa e di riduzioni di tasse ammonta certamente a decine o addirittura centinaia di miliardi di disavanzo e debito pubblico, addizionali a quelli già previsti dal Pnrr. Sembra che i partiti, ora che è sospeso il Patto di Stabilità e la pandemia ha sdoganato una enorme espansione del disavanzo e del debito, abbiano perso qualsiasi percezione dei vincoli della finanza pubblica.
Infatti, Destra e M5S non prevedono alcuna misura che possa contribuire a finanziare questi interventi tramite un aumento di tasse o una riduzione di altri programmi di spesa. Pd e Azione-IV accennano a come coprire i costi di alcune (pochissime) proposte; Azione-IV ha unapagina finale (su 68 pagine) sulle “coperture” in generale. Ma ha solo due proposte al riguardo. La prima, condivisa col programma del Pd, è il recupero dell’evasione, 10 miliardi entro il 2025: ammesso che sia realistico, andrebbe però a ridurre la pressione fiscale dei contribuenti “onesti”. Condivisibile, ma ovviamente questo significa che non può essere usata per coprire le proposte di aumenti di spesa o di riduzioni di tasse nel programma. La seconda fonte di copertura è una riduzione di 10 miliardi nelle spese per acquisti di beni e servizi. Nessun dettaglio viene indicato. Forse ad alcuni sembrano pochi, ma in realtà è una impresa politicamente quasi impossibile, come sa bene chi ha provato a fare una spending review in quest’ultimo decennio. In ogni caso, 10 miliardi sono una frazione degli aumenti di disavanzo proposti dai partiti. Ma almeno Azione-IV e in parte il Pd ci hanno provato. Per gli altri il problema sembra non si ponga nemmeno.
Per interpretare i numeri della tabella, si tenga presente che i programmi hanno una impostazione diversa: si va dalle circa 2.500 parole della Destra e M5S alle 17.600 del Pd alle 36.448 di Azione-IV. Inevitabilmente quindi gli ultimi due hanno più proposte, ma solo perché sono molto più lunghi e dettagliati. Per esempio, il M5S ha tre sole proposte generiche sulla sanità, Azione-IV ne ha decine, ma questo non significa che un governo Azione-IV spenderebbe più sulla sanità di un governo M5S. In altre parole, il nostro elenco accomuna proposte che costeranno presumibilmente pochi milioni di euro a proposte da decine di miliardi. Per tenere conto, parzialmente, di queste differenze abbiamo calcolato per ogni programma la percentuale di proposte in ogni categoria rispetto al totale delle proposte (tra parentesi nella tabella). Da notare, ad esempio, che la Destra ha percentualmente più proposte di aumento della spesa e meno di tagli delle tasse di tutte le altre coalizioni.
Il secondo comune denominatore è l’apparente disconnessione con il Pnrr. Da mesi ci viene ripetuto che il Pnrr rappresenta il frutto di una lunga e approfondita riflessione sulle priorità per l’economia e la società del paese. Con la parziale eccezione del Pd e soprattutto di Azione-IV, la stragrande maggioranza delle proposte appaiono però essere aggiuntive, parzialmente o interamente, alle misure del Pnrr. Sembra quasi che il Pnrr sia già un piccolo accidente del passato; eppure è ancora tutto da attuare, e stiamo parlando di 230 miliardi, il più grande incremento di spesa della nostra storia. Del resto il programma della Destra cita la parola “Pnrr” solo 2 volte, quello del M5S una; va meglio per Pd e Azione-IV, con 15 e 17 citazioni rispettivamente.
Il terzo comune denominatore è la totale mancanza di indicazione delle priorità. Data la vastità e il costo enormi dei programmi, non c’è alcun dubbio che potranno essere attuati solo in minima parte. Siamo sicuri che se chiedete ai politici, vi diranno che “solo i tecnici si pongono il problema di cosa sia più importante, se la cultura o il supporto alle disabilità o i sussidi alle startup giovanili, ma noi siamo stanchi dei tecnici: per la politica tutto è ugualmente importante”. Ma chi si appresta a governare il Paese non può non avere un’idea delle cose che intende assolutamente fare: non rendere pubbliche queste priorità significa svilire l’esercizio della democrazia.