La Stampa, 6 settembre 2022
I due euro con la faccia della Carrà
Da Dante Alighieri a Raffaella Carrà. Le monete da 2 euro cambiano faccia e si aggiornano, passando dalla Divina Commedia al Tuca Tuca. Se è vero, come non è, che le monete d’uso corrente nel momento stesso in cui vengono usate per comprare il pane si fanno veicolo di storia, raccontando l’attualità del nostro Paese, non stiamo messi benissimo. Fortunatamente, la faccenda è tutta un’altra.
La notizia arriva dal Festival della tv di Dogliani appena concluso. Dall’ambito palco, Fabio Canino, oggi noto come opinionista di Ballando con le stelle, annuncia che l’Italia nel 2023 si doterà di una nuova moneta e il volto raffigurato sarà quello di Raffaella Carrà.
Attenzione, però, raccomandazione rivolta soprattutto agli appassionati di numismatica e non ai feticisti che di Carrà conserverebbero qualsiasi cosa: non si tratta di un pezzo da collezione, bensì di una moneta commemorativa, che l’Unione europea emette «per ricordare anniversari di eventi storici o per porre in risalto eventi attuali di particolare importanza». Ciascun Paese dal 2004 ha, infatti, la facoltà di emettere due monete celebrative che presentano tutte le proprietà e le caratteristiche delle normali monete da 2 euro e possono essere usate.
Per il 2023 l’Italia sceglie di omaggiare la showgirl, regina di una televisione che non esiste più, amata moltissimo in tempi remoti, poi quasi dimenticata in patria e ritornata in auge, idolatrata in vita e in morte come l’essenza stessa del costume popolare italiano. Una fama consacrata nei Paesi dell’America Latina, dove Carrà è sempre stata trattata come una Madonna pellegrina, tanto che a Madrid le hanno intitolato una piazza.
Tra i protagonisti delle monete commemorative ci sono anche Montessori e Verdi, che un tempo campeggiavano sulle banconote (ma di lire). Quanto alla Carrà, in attesa delle comunicazioni ufficiali, ancora nessuna indiscrezione è trapelata, né sul design della moneta, né sulla sua esatta data di emissione, intesa come mese e giorno. Comunque, ci si attende che abbia pieno corso legale.
Tutta un’altra storia, ma stessa moneta commemorativa (anno 2002) e pieno corso legale, per la serie di 3 milioni di esemplari dedicata a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino nel trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Ma, appunto, anche lì, la storia è un’altra.
Altro tipo di moneta quella, invece, che la Zecca dello Stato pensò di dedicare a Totò, il Principe della risata, al secolo principe De Curtis, che sarebbe dovuto finire in effigie su una banconota di quelle pesanti, che un tempo si srotolavano per significare il loro valore. Tutto era pronto, poi, per improvvisa resipiscenza, fu suggerito di soprassedere e non se ne parlò più. Il problema, in quel caso, fu una delle sue pellicole più famose, La banda degli onesti. Nel film, lui, un portiere, Peppino De Filippo, un tipografo e Giacomo Furia, pittore d’insegne, tutti e tre morti di fame, s’industriavano a creare banconote false con carta e stampante trafugate da un inquilino del palazzo proprio alla Zecca. No, non poteva essere, quasi si legittimasse la mala azione, quasi si potesse creare un equivoco.
Invece, tutto filò liscio per Alberto Sordi, che dovette dividere l’onore con la ricorrenza del 100° anniversario dell’Autodromo Nazionale di Monza, conosciuto al mondo come «Il Tempio della velocità». Vai a sapere in che cosa potevano essere affiancati, considerando pure che Sordi della tipica lentezza romana faceva un vessillo. Nel primo caso si trattava di una moneta in argento. Per Albertone, no: si scelse il bronzital cupronichel dal valore nominale di 5 euro (non, quindi, la moneta commemorativa da 2 euro) e così anche lui entrava di diritto a far parte della «Serie grandi artisti italiani» che voleva rendere omaggio alla sua eccezionale carriera cinematografica.—