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 2022  settembre 06 Martedì calendario

Alla Garbatella, quartiere dov’è cresciuta la Meloni, si vota per lo più a sinistra


ROMA
«Giorgia Meloni? È cresciuta con il mio minestrone e i miei fagiolini». Anna Maria Tortora si ricorda ancora di quando la leader di Fratelli d’Italia veniva da bambina al mercato, a fare la spesa con il nonno. Il suo banco di frutta e verdura è qui da 44 anni, nello spicchio della Garbatella alle spalle del palazzo della Regione Lazio. «Piccoletta, con ’sti occhioni, ne ha fatta di strada – dice Anna Maria – io non so’ di destra, ma se diventa lei premier alla fine mi fa piacere». Gianni, cinquantenne con camicia hawaiana, è venuto per i fagiolini di cui sopra e scuote la testa: «Io sono nato e cresciuto qua, la Garbatella è di sinistra, qui di voti Meloni ne prende pochi», assicura. Qualche banco più in là, Valerio vende abbigliamento intimo e condivide un ricordo, di quando «Giorgia giocava a pallavolo con la mia ex moglie all’oratorio di San Paolo e già a 14 anni era fissata con la storia, affascinata dalla figura di Mussolini – racconta – secondo me qualche voto in più rispetto al passato qui nel quartiere lo prende, ma non sfonda».
La suggestione, comunque, resta: una “figlia” della Garbatella a Palazzo Chigi. Lei, del resto, non perde occasione per celebrare le origini: «Io ci provo a essere più pacata, che sennò poi mi fanno le foto con le vene gonfie – ha scherzato anche pochi giorni fa, durante un comizio a Catania -. Ma io sono della Garbatella, ogni tanto l’anima esce». L’anima di chi è cresciuta qui da bambina e poi da ragazza, muovendo i primi passi in politica, da studentessa del linguistico, aderendo a 15 anni al Fronte della Gioventù. Lei, tutta a destra, in un quartiere storicamente di sinistra. Alle ultime elezioni comunali, ad esempio, l’ottavo municipio (di cui fa parte Garbatella) è stato quello in cui la coalizione che ha portato in Campidoglio Roberto Gualtieri ha preso più voti. La convivenza con i “compagni” è durata fino a quando Giorgia non è diventata un volto noto: presidente di Azione giovani (vivaio di Alleanza nazionale) nel 2004, poi ministro per le Politiche giovanili nel quarto governo Berlusconi, a 31 anni. Prima di cambiare casa, la leader di Fratelli d’Italia abitava a non più di 300 metri da questo mercato. Il cancello del suo ex condominio si apre su un ampio e verde cortile, su cui si affacciano decine di finestre. Una ragazza esce per portare a spasso il suo Labrador: «Davvero lei abitava qui? Non lo sapevo, chiederò a mamma». Ha 19 anni e il 25 settembre voterà per la prima volta alle elezioni politiche: «Per chi non lo so, ma non credo per la destra». Proprio alle spalle del palazzo, al numero 8 di via Guendalina Borghese, c’è una serranda chiusa sormontata dalla scritta Nucleo Garbatella. Luogo simbolico, punto di riferimento per i militanti di destra del quartiere, fin dai tempi del Movimento sociale di Almirante. Poi è stata sezione di Alleanza nazionale, ora di Fratelli d’Italia. Sul muro di fronte solo una scritta: «Dal nulla sorgemmo», riferimento agli Arditi del popolo, una delle prime organizzazioni antifasciste nate in Italia 100 anni fa. «L’hanno fatta i compagni, ma a ’sto giro hanno poco da sorgere», commenta ironico Gino, 78 anni, seduto su una panchina all’ombra, in fondo al marciapiede. A fianco a lui Giovanni, che di anni ne ha 89 e, indicando, la saracinesca chiusa, precisa: «Quella è casa nostra, siamo camerati, lo posso dire o mi arrestano?». Alla domanda se hanno un ricordo personale di Giorgia Meloni, a entrambi si illuminano gli occhi: «Era una del popolo, molto alla mano, salutava tutti – racconta Giovanni – ma durante i dibattiti si faceva rispettare, veniva ascoltata, anche se era ‘na ragazzina». Gino ha scolpito nella testa il momento in cui notò per la prima volta la leader di Fratelli d’Italia: «Quella sera che Fini venne a una riunione qui da noi, a un certo punto chiama sta piccoletta, forse non c’aveva nemmeno 18 anni – spiega – la fa intervenire, noi un po’ perplessi, invece questa inizia a parlare e anvedi che tipo tosto». Non passava inosservata e «i comunisti del quartiere la prendevano di mira, le facevano dispetti di tutti i tipi – ricorda Giovanni – tiravano vernice e altro sotto casa sua, scrivevano insulti». Del resto, «quelli de sinistra qui se la sono sempre comandata – dice Gino – pure adesso parlano della Garbatella come quartiere modello, come se fosse roba loro. Ma si dimenticano che la Garbatella l’ha fatta Mussolini». Superfluo chiedere per chi voteranno il 25 settembre, basta uno sguardo: «Giorgia sarà un’ottima premier, e gli altri continuino pure ad attaccarsi alla fiamma». Vale la pena riferirlo ai frequentatori del centro sociale “La strada”, a poche centinaia di metri. La porta è chiusa, le riunioni si svolgono di sera, ma fuori ci sono tre ragazzi ventenni, che chiacchierano e fumano. «Meloni? Non sapevo che fosse della Garbatella, ma qua è meglio che non si fa vedere», dice uno. «Io a votare non vado, ma certo non voterei per lei, è pure della Lazio», aggiunge un altro. Oltre che di sinistra, la Garbatella è romanista. E sulla squadra del cuore di Meloni ci sono parecchi dubbi: ora si professa giallorossa, ma c’è chi giura che da giovane fosse una convinta tifosa biancoazzurra.
A proposito di fede, meglio provare in chiesa, alla parrocchia di San Filippo Neri, dove la leader di Fratelli d’Italia ha fatto la prima comunione. Purtroppo padre Pietro, che è qui da più di 20 anni, non ricorda di averla mai vista a Messa: «Era già grande e impegnata in politica – spiega – io conoscevo la mamma e la nonna, andavo a casa loro a portare la comunione». C’è chi la ricorda, invece, in occasione del comizio organizzato nel 2016 nella piazza davanti alla chiesa, durante la campagna elettorale per il Campidoglio, «una piazza che ha un valore affettivo per me, è un pezzo di vita», disse Meloni davanti a un centinaio di sostenitori. Tra loro c’era Giancarlo, che ora legge il giornale al tavolino di un bar all’angolo, 72 anni e una certezza: «Io so’ il primo che la vota e non sarò l’unico, dalle chiacchiere qui in piazzetta sento un’aria buona – assicura – stavolta non la ferma nessuno». Stesso umore al ristorante Da Giovanni, in via Citerni, uno dei preferiti di Meloni: «Noi votiamo a destra da sempre, fin dai tempi di Almirante, poi Fini, Berlusconi, ora c’è Giorgia – spiega Luigina Scanu, che guida il locale da decenni con il marito – è venuta tante volte qui a mangiare, le piacciono le nostre fettuccine. Cercano di dipingerla male, ma è una donna concreta e preparata». Vista da qui, la Garbatella di Giorgia sembra un po’ meno rossa. —