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 2022  settembre 05 Lunedì calendario

Tutti i cronisti italiani di Londra

Non stringere così forte la mano a un uomo, se no pensa che vuoi menarlo e non ti sposa più nessuno». Confermando la sua propensione per il machismo politicamente scorretto, quattro anni fa Silvio Berlusconi si rivolse così alla giornalista della Bbc che lo aveva appena intervistato: Sofia Bettiza, all’epoca corrispondente da Roma della radiotelevisione britannica. Figlia di Enzo Bettiza, che è stato uno dei più grandi giornalisti italiani, e di Laura Laurenzi, a lungo inviata diRepubblica, la giovane reporter reagì senza perdere la flemma che aveva imparato nella redazione centrale di quella che è considerata la migliore emittente pubblica del mondo. Dove ha continuato una lunga tradizione di cronisti del nostro Paese allevati dal giornalismo anglosassone. È una tradizione che comincia nella Seconda guerra mondiale con “Radio Londra”, la trasmissione quotidiana, annunciata dalle note della Quinta di Beethoven, che con i propri notiziari smentisce la propaganda fascista sul conflitto. Ai microfoni di “Radio Londra” si alternano conduttori celebri, come l’addetto militare Harold Stevens, soprannominato “colonnello Buonasera”, e “Candidus”, pseudonimo di John Marus, inglese di passaporto ma veneto di origine, affiancati da una generazione di italiani scampati alla dittatura di Mussolini, come il socialista Paolo Treves, l’“Osservatore Londinese” Livio Zeno Zencovich, Umberto Calosso, Elio Nissim ed Emanuel Corinaldi, un ebreo veneziano fuggito in Brasile con la famiglia dopo le leggi razziali del 1938, che nel dopoguerra si trasferisce sotto il Big Ben dove mette la sua perfetta dizione in italiano, portoghese e spagnolo al servizio della Bbc.
Tra questi spicca un nome destinato a diventare uno dei volti e delle voci più note dall’informazione italiana: Ruggero Orlando, che aveva iniziato come corrispondente da Londra dell’Eiar, della Gazzetta del Popolo e del Messaggero, rifiutandosi di rientrare in patria allo scoppio della guerra, per rimanere in Inghilterra a lavorare a Radio Londra. Nel 1954 sarebbe diventato il primo corrispondente della Rai dagli Stati Uniti, contraddistinto dalle parole con cui dava il via a ogni collegamento, «qui Nuova York, vi parla Ruggero Orlando». La lezione della Bbc, obiettività e chiarezza, ha segnato tutta la sua carriera.
Un altro grande protagonista del giornalismo italiano formatosi alla Bbc, con un curriculum che, dopo avere combattuto nel 1948 nella guerra per la nascita di Israele, lo ha portato a essere corrispondente da Mosca, direttore della Stampa e consigliere per i media di due presidenti della Repubblica, fu Arrigo Levi, che nei primi anni ’50 abbinò il lavoro di corrispondente da Londra per laGazzetta del Popolo con quello per la “zietta”, come gli inglesi chiamano affettuosamente la loro radio e tv di Stato. Nella capitale britannica Levi conobbe Lina, sua futura moglie. E dall’apprendistato alla Bbc imparò così bene la lingua da spingere molti anni dopo Gianni Agnelli a dire a Paolo Garimberti, leggendo la rubrica di Arrigo sul settimanale americano Newsweek: «Ma Levi scrive meglio in inglese che in italiano!».
La Bbc ha continuato a essere una “scuola” di giornalisti italiani anche in tempi più recenti: Renzo Cianfanelli, in seguito inviato speciale e corrispondente da New York del Corriere della sera, mosse nella redazione di Londra i primi passi nel mestiere; Barbara Serra vi ha lavorato prima di diventare la conduttrice di Al Jazeera, la Cnn del mondo arabo, oltre che autrice di numerosi programmi in Italia. Anna Bressanin, unica italiana nella redazione americana della “zietta”, racconta come è stata presa: «A una conferenza sul giornalismo web vedo un banchetto della Bbc, mi avvicino e mi presento, un produttore mi dà il suo biglietto da visita e mi dice di farmi venire delle idee, la sera gli invio una email con due proposte e le accetta entrambe». Così, da Radio Londra alla rivoluzione digitale, anche gli italiani hanno fatto la storia dei primi cent’anni della Bbc.