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 2022  settembre 05 Lunedì calendario

Torna di moda il gas dalle rocce (ma è pericoloso)

Susan Holliday ha assistito all’ascesa e al declino del gas di scisto (shale gas) dalla finestra del suo salotto. Dopo anni di proteste e battaglie legali, l’ultimo sito di fracking operativo nel Regno Unito si trova a poche centinaia di metri da casa sua, nel villaggio di Little Plumpton, nell’Inghilterra settentrionale. Quando si è trasferita in questo angolo rurale del Lancashire nel 2007, Holliday si aspettava di godersi una pensione tranquilla con il marito. Ma nel 2017 ha visto il campo verde di fronte alla sua casa, in Preston New Road, scomparire sotto un impianto di trivellazione e una ciminiera di gas. Poi è iniziato il suo incubo: tra il 2018 e il 2019, l’esplorazione del fracking ha scatenato centinaia di piccoli terremoti, mentre si ammassavano camion, auto della polizia e attivisti. La scossa più forte, 2,9 gradi della scala Richter, ha fatto tremare il terreno nel 2019. È stata così intensa che il governo ha deciso di bloccare la fratturazione idraulica dopo oltre un decennio di tentativi falliti. “È successo la mattina di Ferragosto”, ricorda Holliday. “Eravamo in cucina e sentivamo le pentole e i bicchieri tintinnare negli armadi”. Il fracking è una tecnica di estrazione controversa che prevede l’iniezione di un cocktail ad alta pressione di acqua e sostanze chimiche nel terreno argilloso – di per sé poco permeabile – per frantumare le rocce scisti, a profondità che vanno dai 2.000 ai 4.000 metri, facendo poi risalire in superficie il gas estratto. Il processo può provocare terremoti ma avere anche conseguenze su salute e ambiente.
Recenti rapporti dimostrano che espone le popolazioni vicine a gravi malattie, tra cui la leucemia tra i bambini. Uno studio americano del 2019 ha analizzato l’evoluzione della salute della popolazione intorno ai pozzi di estrazione del gas di scisto, nel periodo 2009-2017, arrivando alla conclusione che “la produzione di gas di scisto in Nord America nell’ultimo decennio potrebbe aver contribuito a più della metà dell’aumento delle emissioni da combustibili fossili a livello globale”. Molti Paesi europei hanno vietato il fracking: la Francia nel 2011, la Danimarca e la Bulgaria nel 2012, l’Italia nel 2014, i Paesi Bassi nel 2015 e la Germania nel 2017. Altri, come Norvegia e Svezia, hanno dichiarato che non è economicamente conveniente e in Polonia, dove sono state effettuate molte esplorazioni, le aziende energetiche hanno gettato la spugna citando i risultati deludenti delle trivellazioni.
Poi è arrivata la guerra in Ucraina e tutto è cambiato. Le forniture di gas russo all’Europa sono crollate del 75% e mentre gli europei devono fronteggiare il caro bollette, alcuni politici e boss dell’energia vogliono fare un nuovo tentativo per recuperare i 14.000 miliardi di metri cubi di gas di scisto che si stima siano sepolti in Europa. Nel Regno Unito, il primo ministro uscente Boris Johnson aveva commissionato in aprile un rapporto per valutare se il divieto doveva essere revocato. Ma ormai spetterà al nuovo leader Tory prendere la decisione. “Tutte le opzioni sono sul tavolo”, ha confermato il portavoce del governo a Investigate Europe. Anche in Germania, i liberali del Partito democratico libero (Fdp), al governo con socialisti e verdi, sono diventati grandi sostenitori del gas di scisto nella coalizione di governo. La Germania dipendeva molto dal gas di Putin. Con la guerra si è rotto il tabù sul divieto. I liberali martellano che rifiutare il fracking a livello nazionale non ha senso, dal momento che Berlino sta già importando gas frackedamericano.
In Italia il tabù non è ancora caduto, ma si sta pensando a degli investimenti oltre oceano, così da non avere problemi di coscienza. Quest’estate a margine del G7 in Germania, il presidente argentino Alberto Fernandez ha incontrato il premier Mario Draghi e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, proponendo a entrambi di investire nello sviluppo del bacino di shale oil e gas di Vaca Muerta, il secondo più grande al mondo. Il piano prevede anche un impianto di liquefazione sull’Atlantico per l’export verso l’Ue. E il nostro premier si è detto interessato al progetto.
I dubbi sul fracking restano, nonostante l’emergenza causata dalla guerra. “Non può essere una soluzione alla crisi energetica nel breve termine”, ha dichiarato a IEla professoressa Charlotte Krawczyk, capo della commissione di esperti sul frackingche consiglia il Bundestag. Inoltre, poiché la Germania è molto più densamente popolata degli Usa, Krawczyk insiste sul fatto che i pozzi dovrebbero tenersi lontani da infrastrutture chiave e aree sismiche, mentre sarebbe necessario un forte monitoraggio per acqua e metano, che potrebbe fuoriuscire dalle trivelle. Il metano – ormai è appurato dalla scienza – è 80 volte più potente dell’anidride carbonica. La riduzione delle sue emissioni è stata una promessa centrale della COP26 di Glasgow, dove si è concordato di ridurle del 30% rispetto ai livelli del 2020 entro il 2030. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, non dovrebbero esserci nuovi progetti di combustibili fossili in nessuna parte del pianeta se si vuole raggiungere l’azzeramento delle emissioni entro il 2050. Gli incidenti con il fracking sarebbero drammatici per l’atmosfera. Il solo terremoto di Preston New Road nel 2019, ha rilasciato 4,2 tonnellate di metano nell’atmosfera quando gli ingegneri non hanno acceso il camino della torcia. Lo scarico, equivalente alle emissioni di 142 voli transatlantici, è stato registrato da un team di ricercatori guidati dal professor Grant Allen dell’Università di Manchester. Secondo Allen, l’espansione del fracking nel Regno Unito potrebbe contribuire in modo significativo al riscaldamento globale, poiché la CO2 verrebbe rilasciata in condizioni normali e il metano potrebbe fuoriuscire durante gli incidenti. Intanto a Budapest sono partiti i piani di estrazione. Durante l’estate, il gabinetto di Viktor Orban ha annunciato un pacchetto per incrementare la produzione nazionale di gas e mitigare “gli effetti della crisi energetica causata dalla guerra prolungata e dalle sanzioni sbagliate di Bruxelles”. Parte fondamentale della strategia consiste nel fracking del giacimento di gas di Nyékpuszta, nella regione di Békés. Il progetto è ora etichettato come “investimento ad alta priorità” con approvazione rapida, e Budapest spera che la produzione possa iniziare nel gennaio 2023. Gli europei non vogliono il gas scisto da loro. Secondo un sondaggio, solo il 27% di britannici e tedeschi è favorevole all’estrazione.
Nel Regno Unito, intorno alla casa di Susan Holliday a Little Plumpton, c’è un sit-in permanente ormai. Ma l’industria scalpita, le potenzialità sono enormi. “Ci sono trilioni di metri cubi di gas di scisto sotto i nostri piedi, qui in Gran Bretagna, che aspettano solo di essere sfruttati e utilizzati dalle famiglie britanniche. Se ci fosse permesso di sfruttarlo, potremmo garantire alla Gran Bretagna la sicurezza energetica per decenni”, dice a IE Francis Eagan. l’ad di Cuadrilla, la società che ha in gestione il sito. Eagan suggerisce che i dividendi, pari a circa 285 milioni di sterline (335 milioni di euro) per progetto, potrebbero essere consegnati alle comunità locali. “È solo corruzione, non si può comprare la salute e la tranquillità”, ribatte Holliday, aggiungendo che i residenti si continueranno ad opporre all’azienda. Fuori dai cancelli dell’impianto inattivo della Cuadrilla, Claire Stephenson, attivista di Frack Free Lancashire, dice che sarebbe mortificata se il sito venisse riaperto. “È difficile rimanere positivi, trovo nauseante che le persone abbiano usato la crisi ucraina come trampolino di lancio per riportare il frackingall’ordine del giorno”, dice Stephenson. “Hanno versato soldi in un buco sporco e non hanno estratto abbastanza gas per accendere un barbecue, figuriamoci per alimentare una comunità”.
In Italia intanto si pensa a come trasformare il gas di scisto, che arriverà in forma liquida, in gas per riscaldare i termosifoni in inverno.