il Fatto Quotidiano, 5 settembre 2022
Parla il candidato Carlo Cottarelli
Alle 4 del pomeriggio la hall di Villa d’Este si sta svuotando: i commessi stanno sbaraccando tutto per far posto ai facoltosi ospiti dell’albergo. Seduto su un divanetto tappezzato c’è Carlo Cottarelli, la “punta di diamante” (copyright Enrico Letta) della campagna elettorale Pd, candidato nel collegio uninominale di Mantova-Cremona e capolista a Milano. Lo fermano imprenditori, manager, giornalisti, investitori internazionali. Un attimo prima ha anche fermato Antonio Tajani per dargli una lezione di macroeconomia: “Caro Antonio, guarda che per le vostre ricette non ci sono i soldi”. Si sente una star.
Professore, ma mica penserà di prendere solo i voti degli ospiti del forum di Cernobbio? È candidato col Pd, un partito che si dice di sinistra.
E infatti sto facendo campagna nei mercati del mio collegio, mercoledì andrò a Cremona. Un amico mi ha detto: “Sei passato dai mercati finanziari al mercato ortofrutticolo…”
Ah, e come sta andando?
Vado in giro con i militanti del Pd e parlo con le persone. Mi dicono quali sono i loro problemi: ma la situazione è anche complicata…
Cioè?
C’è entusiasmo ma c’è anche chi mi contesta: mi fermano e mi dicono che un tempo votavano il Pd e adesso non lo faranno più o non lo sanno.
E lei cosa risponde?
Più che altro ascolto i cittadini che mi fanno domande su cosa vuole fare il Pd sul prezzo dell’energia e sulla recessione: io spiego le nostre posizioni.
Ma perché non vi votano più fuori dalle Ztl?
Non sono un sociologo ma per due fattori. Ha molto più successo chi propone di dare soldi subito alla gente rispetto a chi propone programmi di medio periodo che però ottiene più risultati, come il Pd. E poi anche l’immigrazione: c’è la paura dell’immigrato e allora uno vota qualcos’altro. Le racconto una cosa…
Prego
L’altro giorno in una balera mi hanno detto che continuiamo a dare soldi agli immigrati invece che ai pensionati. È una mancanza di comprensione del fenomeno: per i migranti abbiamo speso al massimo 5 miliardi l’anno, mentre la spesa pubblica dello Stato è di 950 miliardi. Poverelli, il problema di chi ha redditi bassi non è l’immigrazione ma il Paese che non cresce. Ma questi elettori esistono e non ci voteranno.
Insomma, un disastro. Il Pd andrà male alle elezioni, Letta sembra rassegnato.
Ricordiamoci che anche nel 2018 era andata male. Poi sì, i sondaggi dicono che perderemo: ma le battaglie politiche si fanno perché è giusto farle. Io faccio il possibile.
Come va nel suo collegio di Mantova-Cremona?
Sfiderò un osso duro come Daniela Santanchè: ho il vantaggio che sono di Cremona e lei di Cuneo, ma nel 2018 lei vinse di 25 punti. Il mio obiettivo è perdere riducendo questo divario.
Ma non era la “punta di diamante” del Pd? Non si sente un po’ mandato al macello?
Ma no, Letta mi ha nominato anche questa mattina (ieri, ndr). E poi io non mi sento la punta di diamante del Pd.