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 2022  settembre 05 Lunedì calendario

Quanto spendono i partiti sui social

Il nuovo che avanza, il vecchio che resiste. Lo sbarco in massa dei politici italiani su TikTok (o “Tik Tok Tak”, copyright Silvio Berlusconi) non deve ingannare. Perché se l’iscrizione alla rete preferita dalla generazione Z viene sbandierata ovunque dai leader di partito, da Carlo Calenda a Matteo Salvini fino a Giuseppe Conte, è un’altra l’arena dove tintinnano le sciabole social delle forze in campo. Quando il gioco si fa duro, meglio puntare sull’usato sicuro. Cioè Facebook, la piattaforma che per prima ha dato il via alla caccia di voti sui social. A rivelare la corsia preferenziale ci sono i dati di Meta Ad Library. Lanciata nel 2018 come risposta del colosso tech di Mark Zuckerberg allo scandalo Cambridge Analytica, è un libro dei conti che elenca le spese delle pagine pubbliche in pubblicità e sponsorizzazioni. Negli ultimi trenta giorni di campagna elettorale in classifica svetta la Lega di Salvini, seguita dal Pd.

Le cifre? Non sono uno scherzo, se è vero che in un mese il Carroccio ha speso 46mila euro divisi in due pagine, Lega Salvini Premier e Matteo Salvini. Medaglia d’argento per il Pd che invece ha speso 33mila euro. Cifre variabili a seconda dei post. Il lancio della campagna TikTok con un video del parlamentare Alessandro Zan, ad esempio, è costato tra i 1.000 e 1.500 euro su Facebook, più del doppio della media. E Giorgia Meloni? Scatta, sempre di più. Nel mese passato FdI è arrivata terza con 22mila euro spesi. Ma nell’ultima settimana è partito lo sprint, con quasi 5mila euro spesi al giorno. E la maratona social si sta trasformando in una cento-metri anche per gli altri leader. Come Calenda e Berlusconi, che negli ultimi sette giorni hanno speso rispettivamente 1.000 e 3.000 euro. Di Conte e 5Stelle invece non c’è traccia: non un solo euro in sponsorizzazioni social nell’ultimo mese. Se invece si allarga la lente su un periodo di tre anni la sorpresa si chiama Gianluigi Paragone: il leader di Italexit ha sborsato ben 140mila euro. 

I risultati
E qui la domanda sorge spontanea: investire queste cifre monstre serve a qualcosa? «Ha senso puntare su Facebook perché ormai sui social non c’è più una nicchia, ma oltre 40 milioni di italiani iscritti - nota Martina Carone di Youtrend. La strategia però conta, spiega l’analista. «Spesso i linguaggi adottati sono ormai obsoleti e infatti i giovani migrano su TikTok. E ci sono rischi da non sottovalutare: chi inizia all’ultimo rischia di farsi più male che bene. In campagna elettorale c’è una generica diffidenza di fronte a un’operazione percepita come costruita a tavolino». Un altro rischio è riposare sugli allori delle classifiche. Avere il record di follower sui social network, ad esempio, non significa avere il record di interazioni. Così un’analisi di Sociometrica e AidaMonitoring sull’ultimo mese di rush elettorale distingue i piani. Sul primo fronte è Salvini a rivendicare il podio, con più di 5 milioni di seguaci su Facebook, seguito da Conte, Di Maio e Meloni. Sul secondo però la classifica si ribalta, con la leader di FdI in testa per numero di like ricevuti, 1 milione e 600mila. E anche per il record di commenti. Che però non sempre sono una buona notizia.