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 2022  settembre 05 Lunedì calendario

Intervista a Marta Fascina

Intervista rubata a Lady Berlusconi dietro le quinte di Dritto e Rovescio, dove il leader di Forza Italia, tra una barzelletta sul Papa, Putin, Biden e se stesso e una battuta sul gentil sesso, prova a sciogliere la guerra fredda, riesplosa dopo oltre trent’anni disegnando un nuovo scenario, mai così pericoloso ed economicamente costoso per l’Occidente.
Di azzurro vestita, come si conviene a una forzista doc, Marta Fascina è in piedi, di ottimo umore, composta ma accogliente. Da Paolo Del Debbio respira aria di casa e, per la prima volta in questa campagna elettorale, accetta di parlare.
Lei, che a Villa Grande, sulla via Appia, la dimora romana di Silvio, è stata testimone ventiquattrore su ventiquattro della crisi di governo con prospettiva centro destra e della conferma del patto d’alleanza Berlusconi-Meloni-Salvini.
 
Se dovesse dire qual è la cosa più importante che Berlusconi ha fatto per il Paese, cosa risponderebbe?
«Mi risulta davvero difficile individuare un ordine di importanza tra gli innumerevoli successi ottenuti dal presidente Berlusconi nella sua veste di politico. Aumento delle pensioni minime, abolizione dell’Ici sulla prima casa, accordo Nato-Russia a Pratica di Mare, che ha posto di fatto fine alla guerra fredda, riduzione drastica dell’immigrazione clandestina attraverso accordi con i Paesi del Nord Africa, riduzione della pressione fiscale sotto il 40% (mentre oggi supera il 43%), divieto di fumo nei locali pubblici, abolizione della leva obbligatoria. Potrei continuare a lungo... Il nostro presidente ha raggiunto risultati, in tutti i campi nei quali si è cimentato, che nessun altro premier ha mai conseguito».
 
Come mai ha scelto di candidarsi in Sicilia?
«La mia candidatura nel collegio uninominale di Marsala è stata una decisione del partito condivisa con il nostro instancabile coordinatore regionale, Gianfranco Miccichè, una decisione che ho accettato con entusiasmo e orgoglio. La Sicilia è una regione meravigliosa, che conosco sin dai tempi in cui, da piccola, mio padre mi ci portava in vacanza. Una regione dalle innumerevoli potenzialità (penso al turismo, alle bellezze naturalistiche, all’arte ed alla cultura) ma che andrebbe sostenuta e aiutata a essere resa più attrattiva. Penso in particolare alla atavica carenza di infrastrutture materiali e immateriali per i quali il prossimo governo dovrà necessariamente intervenire anche grazie alle opportunità dei fondi del PNRR. È una terra che ha regalato sempre grandi soddisfazioni a Forza Italia, confido che continuerà a farlo».
 
Di cosa si occuperà principalmente nella prossima legislatura?
«Nella legislatura che volge al termine, in qualità di segretario della Commissione Difesa, mi sono occupata principalmente del settore della sicurezza e della difesa. Mi piacerebbe, quindi, continuare a occuparmi di coloro che quotidianamente difendono la nostra libertà, la nostra incolumità, la nostra sicurezza e che portano alta la bandiera dell’Italia anche all’estero in missioni difficili e rischiose. L’aumento degli organici, i rinnovi contrattuali, l’ammodernamento degli strumenti difensivi, gli aumenti salariali devono essere una priorità del prossimo governo di centrodestra».
 
Che ruolo pensa che Forza Italia potrà giocare nel prossimo Parlamento?
«Forza Italia, anche nella prossima legislatura, avrà numeri tali da essere determinante e incisiva nella maggioranza di centrodestra che emergerà dalle urne. Il nostro movimento continuerà, con coerenza e determinazione, a portare avanti le sue storiche battaglie contro l’oppressione fiscale, l’oppressione giudiziaria, l’oppressione burocratica, mali atavici che affliggono la nostra società e che solo una forza moderata, equilibrata, riformista e liberale, atlantista ed europeista come la nostra può sanare».
 
Cosa pensa della Meloni e di Salvini?
«Loro sono storici e leali alleati di Forza Italia. Insieme governiamo la maggioranza delle regioni italiane e centinaia di comuni. L’alleanza di centrodestra, che il nostro presidente ha creato e coltivato sin dal 1994, è forte, coesa e apprezzata dal popolo italiano».
 
Qual è la vera ragione per la quale Draghi è caduto?
«Il governo Draghi è caduto perché il Movimento Cinque Stelle non gli ha votato la fiducia. A fronte di tale trauma nella maggioranza, il nostro partito, responsabilmente e in accordo con la Lega, ha rilanciato il patto di governo chiedendo al premier di dar vita a un esecutivo che potesse durare fino alla fine della legislatura, naturalmente senza i grillini che si sono dimostrati del tutto irresponsabili e inaffidabili. Avevamo anche presentato una risoluzione parlamentare per supportare tale prospettiva, ma Draghi, forse dietro una suicida pressione del Pd, ha scelto invece di appoggiare la risoluzione a firma del senatore Casini, che voleva mandare avanti i governi ancora con i ministri e i sottosegretari dei Cinque Stelle e sostenuta dalla sola sinistra. A quel punto il Pd ha cercato fino all’ultimo di creare le condizioni per una nuova maggioranza giallorossa a guida Draghi; operazione di palazzo per fortuna fallita».
 
Pensa che il premier possa avere un ruolo istituzionale anche in futuro?

«Il premier Draghi, lo ricordo, è stato voluto da Silvio Berlusconi prima alla guida di Banca d’Italia, successivamente, sfidando strenuamente le resistenze tedesche, al vertice della BCE e infine, nel pieno della crisi pandemica, alla guida del governo di unità nazionale. Per ciò che attiene la sua figura, credo non sia rispettoso perla sua persona proporre o suggerire ruoli che possa rivestire».
 
Dalla Gelmini alla Carfagna a Brunetta: qualche fedelissimo del Cavaliere ha deciso di cambiare strada a questo giro: cosa ne pensa?
«Sono stata la prima firmataria, in questa legislatura, di una proposta di legge di revisione costituzionale finalizzata a impedire i cambi di casacca parlamentari. Chi è eletto sotto le insegne di un partito e poi, per ragioni più o meno comprensibili, decide di cambiare idea, deve avere il coraggio di dimettersi e di lasciare il Parlamento. Non è possibile assistere a fenomeni di transumanza che altro non fanno che ingrossare il solco che divide elettori ed eletti incidendo negativamente anche sulla fiducia nei confronti della politica. Mi lasci dire che i personaggi da lei richiamati hanno per anni ricevuto prebende e incarichi apicali nel partito e nelle istituzioni grazie al presidente Berlusconi e ciononostante, oltre all’incoerenza e al tradimento del patto elettorale, hanno manifestato anche una grave irriconoscenza umana e politica nei confronti di chi li ha politicamente creati. Queste persone oggi sono candidate con partiti guidati da ex segretari del Pd o europarlamentari eletti sotto le insegne del Pd. Dunque ogni voto dato loro è un voto regalato alla sinistra».
 

Cosa bisogna fare perché l’Europa continui a fidarsi dell’Italia se il centrodestra vincerà le elezioni?
«Il governo che nascerà da una maggioranza di centrodestra sarà certamente rispettato e apprezzato anche dalle istituzioni europee ed internazionali. Forza Italia, con la leadership del nostro presidente, sarà garanzia di affidabilità, competenza, autorevolezza e serietà agli occhi dell’Europa e del mondo».
 
Quanto la allarmano la situazione economica del Paese e le prospettive future?
«La nostra situazione economica è preoccupante. Ci attende un autunno difficile. In questo senso una classe politica responsabile, nel rispetto dei parametri di bilancio, deve fare il possibile per venire incontro alle difficoltà delle imprese e delle famiglie che si trovano costrette a scegliere tra pagare le bollette o fare la spesa. Il sostegno economico alle fasce più deboli della popolazione e alle imprese va immediatamente messo in cima alle priorità del governo».

 
Cosa dovremmo fare per fronteggiare la crisi del gas e chi ne porta le principali responsabilità?
«Per far fronte all’emergenza occorre anzitutto convincere i nostri partner europei - già a partire dal prossimo Consiglio Europeo dei ministri dell’Energia- a fissare un tetto massimo al prezzo del gas, in accordo evidentemente con gli Stati fornitori. Serve inoltre procedere con il potenziamento delle estrazioni di gas nell’Adriatico e con la realizzazione di rigassificatori e termovalorizzatori, che tuttavia necessiterà di tempi molto lunghi. Reputo altresì necessario continuare a diversificare l’approvvigionamento energetico investendo sempre di più nelle energie rinnovabili e rilanciando le ricerche sul nucleare pulito di ultima generazione; soluzioni che la sinistra ha per decenni assolutamente osteggiato».
 
Berlusconi è stato accusato di essere filo-Putin, specie dopo le dichiarazioni rese a Napoli a inizio estate. Cosa risponde alle accuse?
«Come si può pensare che il presidente Berlusconi, figura di spicco del Partito Popolare Europeo, capo di governo straniero più acclamato dal Congresso Usa, possa voltare le spalle all’Occidente, alla Nato, all’Unione Europea? Al presidente viene contestato dalla solita sinistra un filoputinismo che altro non è stato che il tentativo, straordinario per quanto non riuscito fino in fondo a causa di errori di altri, di avvicinare, attraverso Putin, la Federazione Russa al mondo occidentale, sottraendola alla egemonia neoimperialista della Cina comunista. Il nostro presidente ha avuto, come ho già ricordato, il merito di porre fine alla Guerra Fredda con gli accordi di Pratica di Mare, vero e ineguagliabile miracolo di politica estera targato Berlusconi».
 
Cosa si può fare per far finire questa guerra che ci sta costando molto?
«Questa guerra alle porte dell’Europa, che oramai si protrae da oltre sei mesi seminando devastazioni e morte ogni giorno tra la popolazione civile, deve portare a un sussulto di responsabilità da parte di ogni protagonista. Putin e Zelensky dovrebbero arrivare a sedersi a un tavolo unitamente a soggetti mediatori come - perché no?-, la nostra Italia, Paese da sempre costruttore di ponti e fautore di dialogo. La prospettiva di una persistenza del conflitto infatti è drammatica oltre che per le popolazioni coinvolte, anche per gli equilibri geopolitici mondiali e per le tasche degli Italiani, che ormai da tempo stanno subendo gli effetti economici nefasti del conflitto: aumento del costo delle materie prime, bollette di luce e gas alle stelle, possibili politiche di razionamento. La diplomazia deve prevalere. Per scongiurare una catastrofe umanitaria, economica e geopolitica, bisogna assolutamente far prevalere la diplomazia».