la Repubblica, 5 settembre 2022
Le relazioni tra Italia e Francia, con la vittoria della Meloni, peggioreranno
Tutta l’Unione europea rimarrà in attesa del risultato delle elezioni italiane del 25 settembre, e in particolare il governo francese. In verità, se gli italiani sceglieranno il centrodestra e Giorgia Meloni diventerà presidente del Consiglio, i rapporti tra Parigi e Roma si complicherebbero.Facciamo un piccolo passo indietro. Il 14 giugno 2018, Emmanuel Macron definì “cinico” e “irresponsabile” il comportamento del governo Conte 1 nei riguardi della Aquarius che aveva portato in salvo alcuni migranti. Quel giorno stesso, il suo portavoce spiegò che negare l’accesso ai porti italiani a quella nave era “ripugnante” e “stomachevole”. Quelle parole furono subito condannate a destra come a sinistra, incluso Enrico Letta tra gli altri. Il 21 giugno, il presidente francese denunciò poi la “lebbra populista” che dilagava nel mondo, chiara allusione agli Stati Uniti di Trump e a quello che stava accadendo in Italia. A sua volta, Giorgia Meloni stigmatizzò la “vomitevole ipocrisia” di Macron. Aldilà delle sue dichiarazioni infiammate, Meloni e il suo partito criticano duramente e di continuo la Francia, accusata di respingere i migranti alle sue frontiere pur dispensando lezioni di morale all’Italia, di minacciare gli interessi italiani in Libia, di condurre una politica neocolonialista nell’Africa subsahariana e di fare, grazie alla mediazione dei suoi grandi gruppi, “i propri affari” nella penisola acquisendo industrie affermate ma ostacolando nel contempo l’ingresso delle imprese italiane nel suo territorio. In tali condizioni, come si profilerebbero dunque le relazioni italo-francesi, storicamente caratterizzate da momenti di avvicinamento e di intesa e da altri di allontanamento e di crisi?I rapporti tra Emmanuel Macron e Mario Draghi erano eccellenti. Malgrado alcuni punti di dissenso, i due politici si stimano e lavoravano di pari passo a livello europeo per modificare i criteri di Maastricht sul debito e il deficit pubblico, per lanciare una politica comune in tema di Difesa, di migrazioni e di politiche energetiche, e peraffermare il loro sostegno all’Ucraina, con qualche sfumatura nelle formulazioni e nelle pratiche. Che cosa accadrebbe con Giorgia Meloni? In linea di massima, possiamo anticipare due scenari: il primo è quello dello scontro aperto, delle tensioni continue, delle polemiche aspre. Questo rischierebbe di avere un impatto sulle relazioni economiche tra i due Paesi, secondi partner commerciali in Europa. Il Trattato del Quirinale “per una cooperazione bilaterale rafforzata” tra Francia e Italia, firmato il 26 novembre 2021, resterebbe lettera morta, mandando in frantumi le speranze di consolidamento e collaborazione che esso fece nascere sui due versanti delle Alpi da parte sia delle imprese sia del resto della società civile, dove germina una molteplicità di iniziative comuni.Il secondo scenario è quello, classico, della ragione di Stato. Emmanuel Macron e Giorgia Meloni seppellirebbero i loro screzi del passato e cercherebbero qualche raro punto minimo di intesa, senza entusiasmo, realisticamente. Macron, infatti, è un fervente filoeuropeo mentre Meloni, a prescindere da quello che afferma di questi tempi, resta di fondo euroscettica, più interessata alla sovranità nazionale che alla sovranità europeapromossa dal presidente francese, più attratta da Varsavia che da Parigi. Ne deriverebbero un peso politico inferiore di entrambi i Paesi all’interno dell’Unione europea, una dinamica europea rallentata a causa dei temporeggiamenti tedeschi, meno tutele e vantaggi per italiani e francesi.L’esito delle elezioni in Italia interessa la Francia anche per un altro motivo: l’Italia è un laboratorio politico. Il centrodestra raggruppa formazioni della destra radicale, Fratelli d’Italia e Lega, e della destra più moderata, Forza Italia e altri piccoli partiti centristi. Senza dubbio, Marine Le Pen seguirà questo esperimento da vicino. Le due donne, impegnate ciascuna a modo suo in un processo di “normalizzazione”, presentano evidenti punti di convergenza – per esempio il sovranismo, la diffidenza verso l’Unione europea, l’ostilità all’Islam e agli immigrati – e di divergenza. Tra i due round delle elezioni per la presidenza francese, Giorgia Meloni disse che Marine Le Pen non era la candidata del Partito dei conservatori europei, da lei presieduto. Per il momento, non si ripropone di procedere a un’unione delle destre auspicata, secondo un recente sondaggio, dal 39 per cento degli elettori di tale orientamento, ma può anche darsi che l’esperienza italiana rilanci questo dibattito. Le due esponenti politiche hanno idee diverse anche riguardo alla guerra in Ucraina: Marine Le Pen, amica di Putin, è contraria, a differenza di Giorgia Meloni, alle sanzioni e all’invio di armi. La leader francese non condivide nemmeno tutte le posizioni conservatrici, tradizionaliste e perfino reazionarie della esponente politica italiana. I loro partiti non appartengono al medesimo schieramento nel parlamento europeo. Tuttavia, entrambe dimostrano che il populismo della destra radicale prospera sia in Francia sia in Italia, e testimoniano così la crisi profonda delle nostre democrazie, a prescindere dalle forme istituzionali che assumono.Traduzione di Anna Bissanti