la Repubblica, 4 settembre 2022
Bernardo Zannoni vince il Campiello
Un giovane esordiente conquista a sorpresa il podio del Campiello. Vince Bernardo Zannoni con I miei stupidi intenti (Sellerio) con 101 voti staccando di 47 punti La foglia di fico di Antonio Pascale (Einaudi, 54 voti), secondo classificato. Terza Elena Stancanelli con Il tuffatore(La nave di Teseo, 46 voti), quarto Fabio Bacà con Nova (Adelphi, 43 voti) e quinto posto per Daniela Ranieri (Stradario aggiornato di tutti i miei baci, Ponte alle Grazie, 31 voti). Zannoni sembra non crederci: «È la mia prima opera e ha già fatto casino. Vengo quasi dal nulla, ho girato l’angolo giusto ieri. Non mi aspettavo di vincere, non ho preparato un discorso». Il Campiello, fondato nel 1962 dagli industriali veneti, quest’anno ha festeggiato i suoi sessant’anni di storia con uno scenografico ritorno al Gran Teatro La Fenice di Venezia. Alla vigilia era difficile capire chi avrebbe conquistato il podio, ma la sorpresa fa parte del Campiello, un premio che affida la scelta del vincitore ad una giuria di 300 lettori anonimi che ogni anno viene rinnovata.
Fino alla fine sembrava impossibile azzardare previsioni. In finale storie perlopiù intime, romanzi filosofici, tormenti e per fortuna svaghi sentimentali e il ritratto di un imprenditore fascinoso e dannato. I cinque contendenti selezionati dalla giuria dei letterati presieduta da Walter Veltroni per il secondo anno consecutivo hanno presentato opere molto diverse tra loro. La foglia di fico di Pascale racconta attraverso le piante la vita e gli amori del protagonista. Nova di Bacà è la metamorfosi di un neurochirurgo vigliacco che si ritrova attratto dal mistero della violenza. Lo Stradario aggiornato di tutti i miei baci di Ranieri è un catalogo di incontri, passioni, flirt che fa invidia a Don Giovanni. Il tuffatore di Stancanelli racconta Raul Gardini e con lui una stagione italiana che oggi sembra lontana anni luce. Forse il più stupito e divertito nel percorso fino a qui è stato proprio Zannoni, autore ventisettenne esordiente con il libro in gara,I miei stupidi intenti, tra i più giovani finalisti di sempre. A voler riassumere la trama della sua avventura narrativa, si potrebbe dire che è la storia di una faina che impara a scrivere e a interrogarsi su Dio, la vita e la morte. C’era adrenalina tra i candidati, tre dei quali avevano già vissuto il brivido dello Strega: Pascale e Ranieri eliminati prima della finale e Bacà arrivato sesto nel rush finale che ha incoronato Mario Desiati.
Per la prima volta quest’anno è stato istituito un “Campiello dei Campielli”, un riconoscimento speciale a un’opera tra quelle premiate nel corso degli anni che rappresenta e racconta la storia del Premio. Il supervincitore è La tregua di Primo Levi, che si era aggiudicata la prima edizione del 1963, scelto per il suo valore di «testimonianza civile» e la «straordinaria qualità letteraria». «In qualche modo Levi ci è sembrato rappresentativo della storia di questi 60 anni», ha detto Veltroni. Il valore di testimone di Levi è stato poi ricordato da Liliana Segre, che ha sottolineato l’importanza dell’amore come antidoto all’odio. Ieri è stato anche assegnato a Alberto Bartolo Varsalona con il racconto La Spartenza il Campiello Giovani («una notevole tensione linguistica» e la scrittura che «gioca tra italiano, dialetto e linguaggio aulico»). Sul palco anche Francesca Valente per il Premio Campiello Opera Prima con Altro nulla da segnalare (Einaudi). E, in un corto circuito tra nuove promesse e venerati maestri, a Corrado Stajano è stato consegnato il Campiello alla carriera «per aver portato la grande letteratura civile nelle case degli italiani».