la Repubblica, 4 settembre 2022
Artemis è al secondo rinvio
Cosa succede alla Nasa? Normali inconvenienti di una missione complicata, come peraltro era accaduto anche in passato, oppure seri problemi di gestione e organizzazione, capaci di mettere in discussione il supporto politico indispensabile per il suo futuro? La storia delle esplorazioni spaziali sembra propendere per la prima risposta, ma gli americani si stanno comunque ponendo la domanda, dopo che ieri mattina per la seconda volta è stato abortito il lancio verso la Luna della missione Artemis. Se le cose si aggiusteranno in fretta, la prossima occasione per il decollo potrebbe arrivare già domani o martedì, ma non è esclusa la possibilità che tutto debba essere rimandato alla fine di ottobre.
Il primo tentativo di lanciare il razzo lungo 98 metri dello Space launch system era stato fatto lunedì, però due problemi lo avevano bloccato. Il primo era stato il surriscaldamento di uno dei quattro motori, ma gli ingegneri avevano deciso di ignorarlo, perché in realtà si trattava di un malfunzionamento del sensore. Il secondo invece era stata una perdita di idrogeno, mentre riempivano il serbatoio con il milione di galloni di carburante necessari a completare la missione. Le molecole dell’idrogeno sono piccolissime, riescono a passare nelle fessure più minuscole, e viene portato allo stato liquido facendolo scendere alla temperatura di meno 423 gradi Fahrenheit. Perciò i tecnici non si accorgono delle perdite fino a quando il processo di rifornimento è molto avanzato. Lunedì hanno tentato di riparare il razzo, ma a 40 minuti dalla fine del conto alla rovescia si sono dovuti arrendere.
Ieri è capitato lo stesso inconveniente, però in una parte diversa del razzo, più vicina ai motori. Anche in questo caso i tecnici hanno cercato di risolvere l’inconveniente sul posto, per procedere con il lancio, ma alle 11 e 17 minuti della mattina la direttrice Charlie Blackwell- Thompson ha fermato ancoratutto. Se i tecnici riusciranno a superare il problema in fretta, la prossima finestra disponibile sarebbe già domani. Se falliranno, quella successiva sarà tra il 19 settembre e il 4 ottobre. Se invece diventerà necessario rimuovere il razzo dalla rampa di lancio per le riparazioni, la missione potrebbe slittare fino alla finestra tra il 17 e il 31 ottobre.
L’amministratore della Nasa, l’ex senatore della Florida Bill Nelson, ha cercato di sdrammatizzare: «Le missioni spaziali sono così, bisogna aspettarsi i ritardi. Decolleremo quando saremo pronti, specialmente perché si tratta di un volo di prova, e dobbiamo essere sicuri che tutto funzioni prima di metterci sopra gli esseri umani». L’astronauta italiano Luca Parmitano ha invitato ad avere «un po’ di prospettiva. In passato è stato necessario riportare indietro undici Shuttle, per riparare qualcosa, e due di loro hanno dovuto essere ripristinati due volte. Quando Artemis 1 volerà, nessuno ricorderà i ritardi: se qualcosa fosse andato storto oggi, invece, lo avremmo ricordato per molto tempo». Lo scopo della missione è fare il test del razzo, che nel 2024 dovrebbe riportare gli astron auti in orbita intorno alla Luna, per farli poi tornare sul satellite della Terra nel 2025. Il tutto sarebbe un passaggio per preparare l’atterraggio su Marte, cui la Nasa già lavora. Ad esempio, ha appena annunciato che il sistema Moxie sviluppato con il Mit è riuscito a produrre ossigeno dal biossido di carbonio che costituisce il 96% dell’atmosfera del pianeta rosso.
Sullo sfondo però ci sono problemi politici. La missione per tornare sulla Luna e puntare su Marte era stata voluta da Trump. Biden pensa che le risorse andrebbero indirizzate verso altri problemi dell’America, ma si è rassegnato a proseguirla, anche perché ormai è una sfida geopolitica con Cina e Russia per il dominio dello spazio. Il solo lancio di prova, però, costa 4,1 miliardi di dollari, l’intero progetto è in ritardo e sopra il bilancio previsto, e un fallimento potrebbe convincere la Casa Bianca a rinunciare.