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 2022  settembre 04 Domenica calendario

Intervista a Sergei Guriev. Chiede l’embargo totale sul petrolio

Sergei Guriev vede il nemico anche oltre le acque del lago di Como. Si chiede quale possa essere la villa, anzi le ville, sequestrate a Vladimir Soloviev, «uno dei più corrotti e fedeli sostenitori di Putin». Ha uno sguardo austero, l’economista nato in Ossezia settentrionale, classe 1971, esule politico dal 2013, ora docente alla parigina Sciences Po. «Soloviev è considerato da molti russi il simbolo del decadenza del regime – concede -, ma è anche la prova del fatto che le sanzioni funzionano». Su questo, non ha proprio dubbi. «Qui al Forum di Cernobbio – assicura – l’ex segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha detto una cosa molto vera, “Putin non si fermerà, dobbiamo capirlo”. Se evitiamo le sanzioni, renderemo solo le cose più difficili».
Davvero non c’è alternativa, professore?
«Certo! Se mitighiamo la stretta, avremo forse meno danni oggi e più domani, come con Monaco nel 1938. La nostra offensiva economica deve ridurre la quantità di risorse disponibili per la guerra di Putin. È una difesa, non un attacco. Non ci può essere alcuna equivalenza morale nel giudizio di Putin e l’Occidente».
Come valuta l’azione dei governi europei?
«Puniscono gli oligarchi, aiutano Kiev. Bene. Ma c’è una ipocrisia. Continuano a spendere centinaia di milioni di dollari al giorno per comprare il petrolio e il gas russo. Dovrebbero smettere al più presto. Ogni singolo euro che l’Europa paga alla Russia finanzia la guerra, distrugge l’Ucraina, uccide i suoi cittadini e, in ultima analisi, rende ancora più costosa la prospettiva di una ricostruzione».
Il G7 avanza col tetto a petrolio e gas. Buona nuova?
«Si, lo è. È importante per l’Italia perché è stato Draghi il primo a parlarne. È un economista e, in genere, gli economisti non sono favorevoli a regolamentare i prezzi, ma si tratta di un approccio valido solo per i mercati sui quali vige la concorrenza e non è questo il caso. Petrolio e del gas sono terra di monopoli e cartelli. In tale contesto, pensare un tetto ai prezzi è completamente logico».
Anche l’Ue lavora a una misura analoga, limitata però al gas usato per l’elettricità. È sufficiente?
«No. Capisco però quanto sia difficile procedere sulla strada delle sanzioni, e allora anche un passo breve può essere utile. Ogni misura che riduce il flusso di liquidità verso Putin è benvenuta. Il principio è semplice: meno denaro arriva a Mosca, prima finirà la guerra».
La reazione del Cremlino al G7 e Ue è la minaccia di bloccare le forniture di gas. Dice sul serio?
«Non è una questione facile. Ha bisogno dei soldi, ricordiamolo. Ha intrapreso questo gioco in estate con Nord Stream. I dati ci dicono che in luglio la Russia si è ritrovata un enorme deficit di bilancio, 900 miliardi di rubli, il che equivale all’8 per cento del Pil mensile. Sono un sacco di soldi. È un disavanzo insostenibile nel lungo termine. È la ragione per cui ha fretta, il motivo che lo spinge ad alzare i toni delle minacce».
L’obiettivo?
«Vuole dividere l’Europa e costringerla a passare un inverno al freddo. In ogni modo. Anche magari sostenendo un nuovo governo in Italia che destabilizzi l’Unione, chi lo sa?».
Crede davvero che Putin stia puntellando la destra verso il voto del 25 settembre?
«Non lo so e preferisco non commentare questioni di politica italiana. Certo, Matteo Salvini è uno che ha un passato quanto a sostenitore di Putin».
La Lega preferisce sottolineare gli effetti delle sanzioni sull’Italia che quelli sulla Russia. L’estremista Wilders, a Cernobbio, ha fatto lo stesso.
«La narrativa della destra è che “la guerra è orrenda ma bisogna evitare le sanzioni perché danneggiano noi e non la Russia”. La realtà rivela l’esatto contrario, solo che a Mosca nessuno si lamenta perché non vuole finire dentro, mentre in Europa siamo fortunatamente liberi anche di lamentarci. I dati sul disavanzo russo di luglio dimostrano che le sanzioni funzionano e che Putin non se le può permettere».
Quanto può resistere?
«Putin può permettersi di ricattare l’Europa con il gas, anche per molti mesi, almeno per tutto l’inverno. Se colpiamo i ricavi petroliferi, la situazione si farà più difficile perché il petrolio è più rilevante del gas. Senza entrate non potrebbe più sfidarci. Tutto dipende dalla forza dell’embargo, dalla possibilità che India e Cina seguano le grandi potenze. Meno materia prima compriamo da Putin e più difficilmente potrà ricattarci perché ha bisogno di soldi per pagare la guerra».
Andiamo sul campo. Chi sta vincendo la guerra?
«Guardiamo i fatti. Putin è andato nel Nord dell’Ucraina e si è ritirata: sconfitta. Ha stabilito un contatto di terra con la Crimea: vittoria. Ha cercato di conquistare la regione di Lugansk e il Donetsk: pareggio, anche perché non è chiaro cosa stia succedendo, si parla di una offensiva ucraina. L’11 settembre nella Federazione Russa andrà si vota per eleggere 15 governatori e altri rappresentanti parlamentari. Putin voleva i referendum nei territori occupati e non li avrà. Una sconfitta».
Il conteggio finale?
«Prima della guerra la Russia controllava il 7 per cento del territorio ucraino, ora è al 20. Ha speso un capitale immenso. In definitiva, non credo che si possa parlare di vittoria».
E l’Ucraina?
«Per Kiev vincere sarebbe tornare a confini pre-bellici, ma non credo che succederà. Ci sarà un armistizio, non la Pace».
In attesa dell’esito finale, lei vive esule a Parigi. Prova un brivido quando vede che i dissidenti russi cadono dalle finestre?
«Come molti altri, ero contro Putin già prima della guerra. La situazione non è cambiata. Il pericolo maggiore è per chi si è schierato dopo il 24 febbraio. Ravil Maganov della Lukoil era uno di loro e in effetti trovo strano che uno scelga di andare in ospedale per suicidarsi. L’intero consiglio della sua società ha protestato per l’attacco all’Ucraina dopo che questo era avvenuto. Per me invece non cambia nulla».
Possono ucciderla, ma non impedirle di vivere, al solito?
«A Parigi lo abbiamo visto dopo gli attacchi terroristi del 2015. Tutti abbiamo ripreso a condurre la vita di sempre. Le battaglie continuano, piangi per le vittime, difendi la memoria, aiuti i parenti, e a sera bevi un buon bicchiere. Se cambi la tua esistenza, vuol dire che hanno vinto. Perché il loro obiettivo è fermare la tua vita e impedirti di vivere in un mondo libero».